Attraverso le nostre scelte consapevoli è possibile diminuire i consumi per l'affermazione di un'economia sostenibile ed equa. Dai modelli di comportamento, ai trasporti e alle letture tutto è materia per un approfondimento che porti a discriminare tra l'utile e il vacuo, tra la sostanza e l'effimero, tra il modello virtuoso e il pedissequo seguito a richiami di inconsistente benessere.
mercoledì 6 novembre 2024
Pietro Cavallero, il primo brigatista.
lunedì 4 novembre 2024
Vecchi reati e nuove polemiche: il valore di una magistratura indipendente
La
recente riesumazione di vecchi casi di cronaca risalenti agli angosciosi anni
'70 quale la coda del processo a carico di alcuni partecipanti al rapimento che
costò la vita ad una povera e incolpevole ragazza e l'emergere dalle nebbie del
passato della figura che per anni aveva tenuto in conti in sospeso con la
giustizia a fronte del rapimento di Vittorio Vallarino Gancia (siamo nel 1975)
dovrebbe aiutare a capire quale fondamentale importanza abbia una magistratura
autonoma ed indipendente. Anche se la domanda che verrebbe spontaneo porsi è
quella di come collocare in una scala di priorità la riapertura di processi per
fatti risalenti a più di mezzo secolo sarebbe anche opportuno considerare che
nel periodo intercorso le indagini possono avere preso un nuovo corso anche a
fronte di inedite testimonianze o confessioni; indizi allora ritenuti di poco
conto, analizzati alla luce delle nuove e più moderne tecniche di indagine
potrebbero avere aperto nuovi scenari o corroborato ipotesi investigative alle
quali non si riusciva a dare un riscontro. Ma perché la riapertura di questi
processi sono da considerarsi come una grande risultato per l'opera della
magistratura e un punto a sfavore di chi della magistratura cerca di limitarne
il potere, ma soprattutto l'autonomia? Chi accusa i magistrati di schierarsi
apertamente su posizioni di sinistra o comunque contrarie all'azione di governo
dovrebbe riflettere sull'assunto che l'azione della Magistratura penale è
sempre obbligatoria qualora emerga un elemento che assuma valenza di reato:
l'emergere di un dettaglio importante legato ad un crimine, per esempio o una
nuova luce su alcuni elementi considerati di poco conto in precedenza. Nel caso
del rapimento di Gancia gli imputati sono stati, benché ormai ultraottantenni,
pericolosi esponenti delle Brigate Rosse che seminarono terrore e lutti lungo una
buona quindici di anni. Nel corso dello scontro a fuoco ingaggiato con i
rapitori per liberare l’ostaggio, venne uccisa la compagna di Renato Curcio e
ferito gravemente un carabiniere. Un componente della banda riuscì a fuggire e
non venne mai identificato. Oggi sono emersi nuovi elementi e si va a processo.
Inizio il 25 febbraio 2025 ad Alessandria. L'altro importante caso di cronaca
che sta tenendo banco in questi giorni nelle aule del tribunale di Como, è
quello relativo al rapimento di Cristina Mazzotti, allora diciottenne mai tornata
a casa viva. Un rapimento rocambolesco con trasferimenti tra il nord, la
Calabria e ritorno, viaggi in treno e in auto che hanno implicato la
collaborazione di molte persone che allora riuscirono a farla franca. Oggi,
grazie al lavoro di giudici scrupolosi, si apriranno nuove ipotesi sul
rapimento, sulle ragioni di quel periodo di violenza che non risparmiava
nessuno fosse per puro e semplice bramosia di denaro o false ideologie
aberranti. La riapertura di questi processi con i nuovi lampi di luce che
comporteranno per la comprensione di fatti lontani nel tempo sono emblematici
degli importanti e irrinunciabili risultati di una Magistratura indipendente
che non soppesa l'influenza dei poteri, non determina scale di valori e
priorità sulle indagini da svolgere e opera solo per auspicare che la fiducia
dei cittadini nei confronti della giustizia non venga mai meno. Molto difficile
invero nel clima arroventato di questi giorni dove le forze politiche di
governo stanno gettando discredito su giudici e magistrati, colpendo
inconsapevolmente un delicato strumento che opera per il progresso della
democrazia.
giovedì 10 ottobre 2024
Memorie arrugginite
giovedì 3 ottobre 2024
Chiodo scaccia chiodo
Nella solita logica punitiva
salviniana le colpe dello scompiglio ferroviario dello scorso 2 di Ottobre che
ha sconvolto Centro e Sud Italia sono di una ditta esterna che ha incautamente
piantato un chiodo che ha generato, in stretta successione, la serie di eventi
nefasti succeduti ieri. I colpevoli sono
già stati messi di fronte alle loro responsabilità, tuona il ministro, e per
sempre privati del privilegio di lavorare in futuro per le ferrovie. Va bene,
chi sbaglia paga, ma era proprio il caso di fare pubblica accusa dei pasticci
combinati da altri. "E' colpa di un chiodo piantato maldestramente". Ma era il caso di dirlo? Ci vantiamo di avere uno dei sistemi ferroviari ad
alta velocità più avanzati del mondo, ma diventa vulnerabile per un buco fatto
da uno sconsiderato. Allora questo vuol dire che i nostri viaggi in treno
possono essere messi a rischio per una sbadataggine, non escluso anche per
colpa di un sorcio, che notoriamente è goloso di cavi elettrici. Ma prima di
sparare a zero su qualcuno (topi compresi), non sarebbe meglio aumentare le verifiche di
sicurezza immaginando tutti i possibili incidenti, dai più insignificanti, vedi
chiodo, ai più catastrofici (esiste qualche cosa del genere che si chiama
recovery plan e lo usano già anche nei ristoranti e negli stabilimenti
balneari). E non sarebbe anche opportuno controllare l'affidabilità delle
aziende che collaborano, prima che il danno venga causato e non fare la faccia
cattiva dopo? E chi avrebbe la responsabilità di testare l'affidabilità dei
collaboratori esterni. Le Ferrovie; ma dai? E poi è il caso di dire che le
nostre ferrovie possono essere messe ko da un chiodo? Se qualche fanatico
comunista, anarchico e ambientalista (per non menzionare altre categorie care
al ministro Salvini) gli venisse in mente di piantare un altro chiodo, questa
volta al nord. cosa avremmo il Paese bloccato per due chiodi?
Non poteva il ministro Salvini rispondere democristianamente con le solite frasi tipo "stiamo monitorando gli eventi, stiamo attuando i provvedimenti d'emergenza previsti, cercheremo le cause e i responsabili" sapendo che nessun responsabile sarebbe mai stato punito?
Non poteva Salvini non lasciarsi sfuggire per
una volta l'occasione per stare zitto?
martedì 17 settembre 2024
Ma quali confini?
Genny 'a kultura
Il caso Sangiuliano non deve stupire per l'avvicendarsi delle situazioni scabrose e boccaccesche che hanno ravvivato questi ultimi giorni di un'estate afosa. Cambiano le latitudini, le lingue parlate, i colori dei governi, ma i clichè della vicenda sono sempre i medesimi: il potente di turno che perde la testa per un'avventuriera affamata di successo e di notorietà. Seguono le facilonerie, gli strafalcioni istituzionali, i gesti avventati seguiti da ripicche e ricatti. E tutto viene alla luce. Sangiuliano è saltato. Era il più debole tra tutta la compagine di ministri, il meno attrezzato (oltre che il meno preparato) e anche il meno dotato (phisique du rol). E allora ha dato fondo all'unica arma che aveva: il potere. Usandolo male come d'altra parte fanno tutti quelli di questo governo. Ma il potere è uno strumento che serve per governare il bene comune. Usato a sproposito è micidiale. Per tutti.
giovedì 1 agosto 2024
Ma proprio lei?
A questo punto è forse solo una questione di articoli?
martedì 30 luglio 2024
Opere di bene
A dimissioni avvenute, qualche considerazione sull'ex presidente della Liguria Giovanni Toti, che dopo ottanta giorni di reclusione domiciliare avrà ora tutto il tempo per preparare la sua difesa e arrivare ad una auspicabile assoluzione. Auspicabile perchè il buon Giovanni è assolutamente convinto di avere saggiamente e rettamente governato la Regione che i suoi elettori gli hanno affidato. La convinzione che abbia fatto solo del bene è talmente forte che i giudici in sede di valutazione, con immaginabile sconcerto, hanno preferito mantenere le misure cautelative perchè, a loro giudizio, l'indagato dimostra di non avere compreso appieno i carichi di responsabilità penale che gli vengono addossati. Toti onesto, fino in fondo, vede solo il bene dove gli altri vedono il torbido. Tuttavia una considerazione un po' tendenziosa è giusto farsela: ma se anche non avesse fatto nulla di male, di bene che cosa ha fatto? E' possibile che un presidente di Regione passi buona parte del suo tempo (vedi fonti investigative) a bordo di barche di lusso di imprenditori che tengono in mano le principali attività economiche della città? E che discuta di concessioni di spiagge e accessi al mare a favore di speculatori edilizi che, nonostante il sacco edilizo della Liguria degli anni passati, continuano a costruire sulla riva del mare. E' che accordi spazi e terreni per la costruzione di centri commerciali di una nota catena che ha sempre osteggiato le cooperative a falce e carrello? Ma di buono per la sua terra che cosa faceva? Che provvedimenti ha preso per contrastare lo squilibrio idrogeologico che ad ogni temporale trasforma città e paesi in fiumane aquitrinose? Per migliorre il sistema viario che è un disastro ormai da anni? Per rivitalizzare una delle regioni con il più basso tasso di natilità d'Europa? Per i servizi sanitari che continuano ad essere tagliati rischiando di fare diventare borghi e paesi dell'entroterra dei villaggi fantasma? Toti non avrà fatto niente di male, ma neppure di bene.
martedì 9 luglio 2024
Captain Berlusconi speaking
mercoledì 3 luglio 2024
Formidabili quei pazzi
Gli anni che hanno percorso la storia italiana che vanno dagli inizi degli anni '60 fino alla metà degli anni '70 sono stati gli anni del cosiddetto "disgelo costituzionale" quando cioè dall'immobilismo degli anni precedenti si decide di mettere mano alle riforme che la nostra Costituzione reclamava ormai da parecchi anni: scuola, diritti civili, lavoro, emancipazione femminile, mobilità sociale, sindacati e tutele operaie. Ma sono stati anche gli anni delle riforme a favore della salute soprattutto di donne, madri, minori e anziani. Compresa quella di una categoria di persone allora ritenute invisibile: i pazzi. Un’immagine di cosa fosse in quegli anni la condizione del malato psichiatrico ce la restituisce un podcast disponibile su Rai Play Sound che riprende tutti i servizi che la Rai trasmise sull'argomento in quegli anni. Le cure psichiatriche cominciarono a diventare argomento non più solo di medicina, ma anche di lotta, rivolta e "impegno" da parte di studenti, giovani medici, giornalisti e fotografi che entrarono di soppiatto nel mondo sospeso negli sterminati manicomi all’epoca ancora in funzione. Ma anche grandi firme della televisione di allora come Sergio Zavoli affrontarono gli scenari apocalittici che si presentavano ai giovani psichiatri che avevano altre idee sulle malattie mentali. In primis Franco Basaglia direttore sanitario presso le strutture manicomiali che fecero da guida per la rivoluzione della legge 180 del 1978: Gorizia, Parma e Trieste. Entrare in un manicomio era un'esperienza allucinante. Ma la Rai ci entrò e diffuse immagini terribili e inimmaginabili in un periodo in cui la televisione di Stato non era ancora “lottizzata” ma dipendeva direttamente dagli umori del Governo per quanto riguardava scelte editoriali e palinsesti. Eppure il tema della cura del disagio mentale e della inadeguatezza delle strutture e delle persone deputate a proteggere il malato la Rai lo affrontò per tanti anni fino alla promulgazione della legge 180 del 1978 che eliminerà la vergogna dei manicomi e degli inumani trattamenti praticati da medici senza scrupoli - è emblematica la figura del professor Giorgio Coda detto l'"elettricista di Collegno" per l'uso spregiudicato dell'elettroshock - ma riaprirà nuove tensioni e criticità per molti versi dibattuti ancora oggi. La Rai di allora si fece carico di questo aspetto e lo illustrò con grande senso di responsabilità dando voce ai tanti, medici, infermieri, volontari, associazioni e politici, ma anche pazienti e ex malati che presero a cuore il problema del disagio mentale. Sopra tutte ovviamente la voce di Franco Basaglia e il suo costante impegno per traslare la visione del problema dalla malattia mentale alla persona coadiuvato dalla moglie Franca Ongaro e dalla giovane generazione di medici che iniziarono a lavorare con e come lui. Il podcast è un utile e interessante collage di documenti e testimonianze realizzate in tempi in cui era forte il timore che le forze che governavano il Paese potessero mettere tutto a tacere. Eppure giornalisti coraggiosi, capaci e sensibili hanno denunciato una situazione di enorme degrado che sarebbe difficilmente emersa. In un’Italia in cui il venerdì Santo si impediva che Carosello andasse in onda per assecondare il digiuno imposto per precetto, una bella conquista di impegno civile.
Archivi della follia: in cerca di Franco Basaglia - Scritto e realizzato da Vanessa Roghi - Disponibile su RaiPlaySound
Mettiamoci la pezza
Ma il fatto che una persona, si, basta anche una sola, abbia avvertito la sensazione di sentirsi in pericolo, comporta il fallimento della politica. Le rassicurazioni sono forse peggio del buco.
martedì 18 giugno 2024
(Ri)Giriamo il sasso
martedì 11 giugno 2024
"Dove eravamo rimasti?"
martedì 4 giugno 2024
L'ultimo caduto della Guerra
The Twilight Zone (Ai Confini della Realtà) Stagione 3 Episodio 4 - The Passersby - Trasmesso negli USA il 6 Ottobre 1961
giovedì 30 maggio 2024
Do you laic?
Forse è bene che qualcuno spieghi a Giorgia Meloni che uno stato laico non è quel posto meraviglioso dove non solo la religione non influenza la vita civile, ma anche dove una comunità che forma un Paese con le proprie idee, e convinzioni religiose è in grado di esprimerle e praticarle senza ingerenenze o limitazioni. Tutte le religioni, nessuna esclusa. Tenuto conto però dei molti impedimenti che vengono posti in essere quando si tratta di concedere spazi per la preghiera e le liturgie musulmane, sembra che la laicità vada, è il caso di dirlo, a farsi benedire.
L'invocazione beffarda di Meloni ai magistrati spronati a indagare sull'Imam di Torino suona male in un Paese che invoca la laicità dimenticandosi che l'opera della Magistratura è indipendente e non ascolta richiami o direttive da nessuno, tanto meno dalla politica. Un altro bello scivolone sulla laicità.
La nostra premier invoca l'intervento della Magistratura sull'Imam per supposta propoganda jihadista avvenuta in occasione dell'occupazione dell'università di Torino. E' doveroso certamente nel caso in cui si approfittasse di una sede istituzionale per diffondere proclami violenti indagare i facinorosi, processarli e condannarli. Ma se si fosse trattato di un'opinione politica espressa da un una persona sentimentalmente vicina ad un popolo che sta subendo un assurdo martirio per accusare gli autori di questa sciagurata carneficina, allora, forse è meglio parlare di libera espressione di un'idea e non si può accusare una persona di terrorismo solo perchè parla arabo.
La presidente del consiglio richiama i principi della reciprocità asserendo che gli islamici pretendono di fare proseliti "a casa nostra" e poi impongono di togliere il crocefisso dalle aule. A parte il fatto che il crocefisso andrebbe subito tolto da tutti i locali pubblici, non per imposizione altrui, ma per intelligenza e spirito laico dello Stato che deve evitare tutto quanto può essere divisivo. Come capita spesso con l'avvento del populismo al potere si tende spesso (e malignamente) a confondere fede e tradizione. Il simbolo della cristianità appeso ad un muro come la pizza e il parmigiano e guai a chi ce li toglie.
La nostra premier dovrebbe fare molta attenzione prima di lanciare strali contro gli esponenti di altre religioni, in primis musulmani, trincerandosi dietro le supposte attività di terrorismo o di radicalizzazione di giovani universitari. Il processo di integrazione del nostro Paese, è lungo e complesso, ma soprattutto delicato e la consapevolezza che centinaia di migliaia di uomini e donne di buona volontà lavorano quotidianamente per formare gli italiani di domani dovrebbe fare pensare prima di parlare.
giovedì 9 maggio 2024
L' America in bianco e bianco
giovedì 18 aprile 2024
La forza della reazione
Dice bene il giudice Gherardo Colombo nel suo podcast "lo Stato parallelo" (lo trovate su Rai Play Sound) dove racconta il suo operato di procuratore alla ricerca delle trame legate alla loggia P2: ogni qual volta arrivano ondate di progresso sociale e civile, ovvero quando uno dei precetti fondamentali della nostra Costituzione viene attuato, la reazione interviene con azioni rivolte a diminuirne gli effetti. Così è stato agli inizi degli anni '70 con le conquiste dello Statuto dei Lavoratori, i movimenti operai e sindacali. l'affermazione del divorzio e la legge sull'aborto. Tutto il resto del decennio è stato un susseguirsi di attentati, stragi e omicidi che non sempre possono essere spiegati con il terrorismo e gli anni di piombo. Le trame nascoste dallo Stato erano all'opera per cercare di eliminare le conquiste della democrazia. La forza della "Reazione", molto bene espressa dalla loggia P2 e da buona parte dei suoi appartenenti, era all'opera con l'intento primario di costringere il Paese in uno stato di perenne terrore.
Le cose non sono cambiate di molto, ma gli scenari si. Oggi le spinte verso il miglioramento del nostro Paese provengono soprattutto dalla capacità di assecondare o contrastare il processo di integrazione con le persone che hanno scelto di lasciare il proprio Paese e venire a vivere in Italia. Questo vuol dire riconoscere le diversità, e soprattutto immaginare quale potrà essere l'immagine del futuro degli italiani. Chi non riesce a fare uno sforzo per immaginare la società futura si trincera dietro la difesa delle tradizioni accusando di tradimento chi svende la propria identità in nome del supposto "buonismo" di cui, secondo la destra nazionalista che ci governa, sarebbero affette tutte le forze progressiste della sinistra. Chi invece intravede quello che potrà avvenire in un futuro prossimo comincia a mettere in atto le scenografie del domani. Come don Claudio Borghi che ha dato il via ai festeggiamenti per la fine del Ramadan mettendo a disposizione gli spazi comuni della sua parrocchia di Renate in Brianza, ospitando i duecento musulmani che hanno condiviso con altrettanti cristiani i cibi e le bevande di questo rito. La reazione non si è fatta attendere. Il capogruppo della lega in Regione si è subito dato da fare per sottolineare l'opportunità di una simile iniziativa stigmatizzando che un territorio che dovrebbe essere sottoposto all'esclusivo dominio della cristianità possa diventare terra di conquista di musulmani. Interpellato in merito don Borghi non si è speso in azzardate giustificazioni. Ha semplicemente ribadito quello che un vero cristiano dovrebbe avere ben presente: siamo figli dello stesso Dio. Oggi è Renate, ma l'anno prossimo ci saranno molte altre Renate e altri don Claudio che spalancheranno le porte degli oratori ai fratelli musulmani che verranno in pace. Questa si chiama integrazione. Chi resiste dovrà farsene una ragione.
giovedì 11 aprile 2024
Berlusconi Turrito
E' di questi giorni la notizia che il Governo italiano abbia dato il via libera all'emissione di un francobollo dedicato a Silvio Berlusconi. L'uscita è prevista a giugno in occasione dell'anniversario della morte.
Un po' difficile da credere, ma in fondo non è poi così sbagliato ricordare con un francobollo un personaggio come Berlusconi. Di grandi cose ne ha fatte, ma certo non tutte egregie. Però, era proprio il caso di ricordarlo dopo neanche un anno dalla morte? Non sarebbe stato meglio fare decantare i suoi trascorsi? Così tanto per non appesantire quell'aria di agiografia forzata che necessariamente l'immagine vorrà trasmettere.
Ma poi chi usa ancora i francobolli? L'effige di Berlusconi (ma davvero scriveranno "il Berlusca"?) non viaggerà poi tanto per posta ordinaria. Forse qualche vecchio nostalgico approfitterà per mandare una spiritosa cartolina agli amici del bar in occasione di qualche gita. L'uso esiguo e rarefatto che si fa di lettere e cartoline non fomenterà la notorietà del nostro personaggio tra le leve più giovani abituati ad altre missive. Interesse collezionistico? Forse, ma non si poteva continuare allora con la serie dell'Italia Turrita?
A proposito di collezionisti: chi ha conoscenza dei francobolli usciti durante il periodo della Repubblica sa che i francobolli possono essere emessi anche per commemorare le disgrazie. Ecco...
giovedì 21 marzo 2024
Le nostre tradizioni
Il vescovo di Asti, monsignor Marco Prastaro, ha scritto una lettera rivolta alla comunità dei fratelli e delle sorelle musulmane per augurare che il periodo del Ramadan coincida con un un periodo di rinnovamento interiore che possa generare opere di misericordia. La parole contenute nella lettera toccano molti punti che le due religioni hanno in comune, soprattutto un cammino verso pace e giustizia.
Questa lettera è un'iniziativa che aveva cominciato il predecessore di monsignor Prastaro, monsignor Ravinale ed è sempre risultata molto gradita alla comunità dei musulmani della città. A fine Ramadan l'imam di Asti invita sempre il vescono alla festa rituale.
Una bella iniziativa che sicuramente scalda i cuori di chi crede che una perfetta integrazione tra culture diverse sia possibile quando persone intelligenti e volenterose si mettono in gioco aprendo il proprio cuore verso lo straniero. La strada a volte è segnata; altre volte bisogna cercarla. Il vescono di Asti, ma anche il preside della scuola di Pioltello la strada l'hanno dovuta cercare. Probabilmente è quella che porterà ai frutti migliori, ma per molti non lo è.
A quei pochi che credono che si tratti di sottomissione e sudditanza verso chi vuole stravolgere "le nostre tradizioni" rispondono ancora i tanti che credono che la prevalenza sia solo quella del rispetto.
P.S.: quando si sente il politico di turno tuonare contro lo straniero che vuole privarci delle "nostre tradizioni" riferendosi alle grandi celebrazioni cristiane provo un certo imbarazzo. Le tradizioni sono il panettone, il pandoro, la colomba e l'uovo. Natale e Pasqua fanno parte della religione. In mezzo c'è solo ignoranza e supponenza.
Uomini di buona volontà
Il Papa che dice parole di pace è sicuramente un buon Papa accettato da tutti. Il Papa che tuona contro la guerra va ascoltato, ma a molti da un po' fastidio che si occupi di aspetti di geopolitica invece che di anime e dogmi. Se poi arriva a raccomandare ad uno dei contendenti di adoperarsi per la pace allora è un invito alla resa, un inchino alle prevaricazioni del più forte. Eppure chi è cristiano dovrebbe avere bene in mente che il mondo migliore è fatto dalle persone di buona volontà. Quante volte abbiamo sentito parlare di uomini di buona volonta? Il Vangelo ci svela tanti uomini di buona volontà: dal padre del figliol prodigo al ladrone che si pente in croce. Ecco chi sono gli uomini di buona volontà: semplicemente sono coloro che sanno tendere una mano aperta per dire: io sono qua e sono pronto a confrontarmi con te se anche tu sei disposto a farlo come me. Senza false intenzioni, senza pregiudizi. Non è facile. Eppure io sono sicuro che Papa Francesco intendeva proprio questo. L'Ucraina faccia un passo avanti e riconosca un terreno sul quale trattare lasciando perdere il passato e guardando solo al futuro. Perché gli ucraini, come anche tutti i popoli in guerra, la cosa che desiderano di più è il futuro. Il passato, in fondo, sarà presto solo un libro di storia.
martedì 12 marzo 2024
Strappata ai giochi
Il paese era molto piccolo e non si poteva considerare una rinomata località di villeggiatura estiva. Di quelle che le altolocate famiglie genovesi eleggevano come destinazione mondana per le vacanze. Era comunque in una bella posizione: aria e acqua buona, gente tranquilla molto affezionata e riguardosa nei contronti della famiglia Peregalli anche perchè la signora Letizia aveva parenti originari di lì. Puntuali come ogni anno arrivavano verso la fine di giugno per stabilirsi nella bella casa acquistata e di recente ristrutturata dall'ingegnere. La famiglia arrivava in carrozza seguita da tre o quattro carri con i bagagli, dei mobili nuovi, stovigliame, bottiglie di vino e regali quasi per tutti. La signora Peregalli, a scignua, come era chiamata cominciava a diramare ordini, indicazioni e raccomandazioni affinchè tutto venisse sistemato in fretta nella grande casa. Allora le vacanze potevano iniziare. Il giovane Giovanni Battista, per tutti Giobatta, guardava con curiosità quel movimento. Si ricordava che l'anno prima aveva conosciuto la figlia piccola della coppia, Emanuela, chiamata in casa Molly, una bambina molto delicata che veniva sorvegliata senza sosta dalle due bambinaie che si portavano dietro. La rivide. Pensò che doveva essersi sbagliato con un'altra persona. La figura che vide era diversa da quella bambina allegra e vivace che ricordava; pallida e magra. Solo gli occhi restituivano la vitalità che lui ricordava. Cercò subito di farsi avanti per salutarla, ma la sorveglianza delle governanti non gli permise di avvicinarsi. Allora la chiamò, ma lei fece finta di non averlo sentito continuando a giocare con i fratelli. La sera a tavola suo padre commentò l'arrivo della famiglia Peregalli senza particolare interesse a differenza degli altri anni quando l'insediamento della famiglia per le vacanze significava per lui un notevole incremento di lavoro. Augusto, infatti, buon carpentiere riusciva sempre a farsi commissionare qualche lavoro dall'ingegnere. Ma durante quell'estate per suo padre era diverso. Aspettava delle risposte da alcuni compaesani parttiti per gli Stati Uniti per fare fortuna. Aspettava che si aprisse una porta anche per lui. Ma la risposta tardava ad arrivare. Le occasioni per vedere Molly erano molto poche. Eppure l'anno prima era facile incontrarsi per strada, fare anche una corsa o un gioco tutti insieme. Quell'anno no. Dicevano che l'ingegnere era diventato un uomo d'affari molto importante a Genova e addirittura pareva che volesse entrare in politica. E allora la gente del paese sosteneva che come tutte le famiglie benestanti ci tenessero a mantenere le distanze. Giobatta non capiva molto di quei discorsi. Però Molly la guardava solo di sfuggita e lei continuava ad ignorarlo. Solo di domenica a messa riusciva almeno ad incrociare i suoi occhi; aspettava che lei gli passasse davanti per andare verso i banchi in prima fila per poi alzarsi di scatto fingendo di dovere andare a prendere qualche cosa fuori dalla chiesa. Notava che la governante interveniva subito per allontanare la bambina che si faceva docilmente trascinare. Una domenica in chiesa decise che doveva fare un passo avanti: alle fine della messa rimase seduto sulla panca, aspettò Molly che passava e le prese la mano. Lei la strinse debolmente, portandosela dietro per pochi passi, poi mollemente la lasciò andare. Era morbida, ma fredda. Camminava senza guardarlo, ma lui sapeva che erano vicini come non sarebbero stati mai più. La notizia arrivò pochi giorni dopo. Tutta la famiglia di Giobatta sarebbe andata in America. La partenza era molto vicina. Il carro che li avrebbe portati alla stazione e poi col treno a Genova era già pronto con i bagagli e con tutti quegli averi che è possibile portarsi dietro in un viaggio in nave così lungo. Sua madre piangeva. Suo padre era nervoso mentre controllava che tutto fosse assicurato al carro. Giobatta guardava le facce di tutti quelli che erano venuti per salutare e augurare buona fortuna. Vide anche Molly. Scese dal carro e corse vero quella bambina così indifferente. La guardò negli occhi e le diede il suo regalo, un burattino di legno fatto con semplici listelli di legno tenuti assieme da ganci di metallo per poterlo muovere e fargli assumere buffe posizioni. Era molto bello e lui ne era molto fiero. Glielo offrì e lei lo prese e lo guardò finalmente. Subito arrivarono la governante che liberò Molly da quella situazione imbarazzante strappandole dalle mani il gioco e suo padre che gli disse di tornare subito sul carro.
Ormai la nave era lontana dalla costa. Suo padre lo teneva in braccio e guardava la costa. Vedeva ancora le luci della città, la lanterna. Sentiva che piangeva. Lui guardava dalla parte opposta, verso il mare aperto è già vedeva la fiaccola della statua della Libertà.
Un anziano signore cammina lungo i viali del cimitero monumentale di Staglieno. Lo precede muovendosi a passo d'uomo una lucente macchina americana guidata da un autista in livrea. L'uomo cammina e tiene un bastone in mano. E' molto elegante e nonostante il viso invecchiato e il fisico incurvato ha un incedere deciso e sicuro. Ogni tanto si ferma a guardare qualche tomba. Cerca di ricordare nomi, volti e storie, ma gli è molto difficile. Un groviglio di rovi, erbacce e piante rampicanti che coprono una cappella attira la sua attenzione. Si avvicina curioso e con il bastone scosta la vegetazione per scoprire la statua funebre di una bambina che anni di incuria hanno reso ormai un rudere scrostato. Ma il volto della bambina si vede ancora; sorride e tiene in mano, appoggiato alla gonna un burattino di legno tutto snodato in una buffa posizione. Legge solo una parte dell'epitaffio, quella rimasta: Molly Peregalli che strappata ai giochi...
mercoledì 6 marzo 2024
Non basta essere bravi
giovedì 29 febbraio 2024
Bello Figo Gu
Non è così? Non ci potete credere? E' fantasia? No, no! Tutto vero. Parola di Bello Figo Gu, che queste cose le dice senza peli sulla lingua. Anzi ce lo dice cantando. Per facilitare la comprensione da parte di quelli che a queste cose non credano mica poi tanto (vedi Lega, Fratelli d'Italia e cospirazionisti della sostituzione etnica). Bello Figo vi dice le cose come stanno: siamo neri e possiamo fare quello che vogliamo. Alla faccia di voi italiani che ancora pensate di accoglierci e integrarci. Duro da credere, ma è così. Non era così difficile immaginarlo, ma ci è voluto un genio come Bello Figo per farcelo capire.
giovedì 22 febbraio 2024
Radio Nacional de Argentina
Erano appena scesi dai loro taxi in quella via trafficata di Buenos Aires, sotto la sede della Radio Nazionale Argentina. Un sabato pomeriggio dell'ottobre del 1952. Ogni componente della piccola orchestra di Juan d'Arienzo sembrava preso da altri pensieri. Era la musica che passava per le loro teste. Si salutavano stringendosi la mano senza guardarsi in faccia non per disinteresse, ma per la consuetudine di chi ha una frequentazione abituale. Per loro trovarsi in una milonga, un locale notturno o negli studi della Radio Nazionale Argentina era sempre la stessa cosa. Si spostarono tutti nei locali messi a loro disposizione e iniziarono a disporsi. Parlavano tra di loro senza enfasi. Discorsi di circostanza mentre accordavano gli strumenti. Poi la musica iniziò. Dal grosso microfono appeso al centro della stanza il segnale radio si svolse verso l'alto, fino alla cima dell'enorme antenna e da lì un fascio di elettroni iniziò a volare. Sopra le case della Boca dove la radio accesa nella casa rimasta vuota di Alfonso Perasso portava le note della Cumparsita. Per lui fu naturale guardare la foto di sua moglie morta pochi anni prima, prenderla in mano e scuotere la testa. Da Chiavari all'Argentina, il lavoro e i figli lontani, la vita dura, ma felice che aveva avuto con lei non tornerà più. Ma la musica lo portava ad altri pensieri. Appoggiò la foto sul tavolo vicino alle foto dei figli e ai ninnoli portati dall'Italia e si voltò per guardare fuori dalla finestra: l'immensa primavera australe si affacciava sulla città. Sul mare gli elettroni lanciati dall'antenna si incontrarono con l'antenna del mercantile Aqualonga. Il comandante e il resto dell'equipaggio erano intorno alla radio per cercare di captare qualche stazione che trasmettesse musica. Arrivò il segnale e portava le note della Cumparsita. Il comandante Hèlenio ascoltò. I suoi marinai lo guardarono preoccupati. Lui fece un gesto distratto, indifferente, ma uscì dalla sala di comando, si appoggiò alla battagliola dando le spalle all'equipaggio e guardò lontano a est, verso il mare aperto. Nessuno disse nulla. Non c'era niente da chiedere. Dietro il vetro i tecnici della radio controllavano la qualità e la potenza del segnale. Dentro la sala di audizione l'orchestra suonava. I due fisarmonicisti seguivano il pianoforte. Il maestro dirigeva con l'usuale compostezza. Sulla cordigliera in un piccolo rifugio dove si radunavano i gauchos in libera uscita, la musica accompagnava i movimenti di uomini induriti che ballavano tra di loro. Sguardi che non si incrociano mai, ma non è vergogna. E' la vita che ha fatto un callo a tutto. Enrique ascoltò per un po', ma poi uscì dalla porta. L'aria fredda lo colpì. Si volto verso la montagna che sovrastava il rifugio e iniziò a fissare la vetta. Ormai quella era la sua vita, ma non voleva che finisse lì in mezzo a quelle montagne. Vedeva ancora le strade larghe di Buenos Aires, i negozi e i locali, la gente per strada e la stazione della Radio da dove proveniva quella musica. Vedeva le teste calve dei violinisti che suonavano apparentemente senza trasporto. Sembrava che non badassero a quel microfono che pendeva sopra di loro che catturava un sogno che per lui e per molti altri non si sarebbe mai avverato. Camminava sul marciapiede con un passo lungo, che accentuava la sua flessuosità. Entrò nella più rinomata merceria di Buenos Aires e si guardò intorno. Ekzel, il piccolo armeno la vide, abbandonò con una scusa le due clienti che stava seguendo e si portò dietro il bancone per farsi notare, facendo capire a Lucen che era a sua completa disposizione. Ekzel la guardava. Era furiosamente innamorato di lei. Le fece vedere le calze. Il piccolo armeno prese una calza finissima e ci infilò la mano per farle apprezzare la trasparenza. Lucen tastò la calza con la sua mano. Il piccolo armeno la prese e attraverso la seta si sfiorarono. Lucen prese il pacchetto e come se volesse scappare, si diresse alla cassa. Ekzel non vedeva più le due donne che si lamentavano di essere state abbandonate. I maestri continuavano a suonare. In un locale da ballo semivuoto con la radio accesa, una coppia ballava il tango. Lui era bellissimo. Lei si notava anche per quelle gambe fasciate in calze di seta. L'antenna intanto continuava a trasmettere un fascio di elettroni.
martedì 20 febbraio 2024
Signori della Corte
Signori della Corte, c'è il pericolo che questo processo finisca per essere inconsciamente e involontariamente un processo alle idee di Braibanti. Signori, vi ricordo che l'articolo 21 della nostra Costituzione consente a tutti i Cittadini la piena libertà di espressione e di comunicazione del proprio pensiero. Nel pensiero di Braibanti non vi è dunque nulla che possa essere condannato. In quest'aula, Signori, si è usata a pretesto l'omosessualità per dare l'immagine negativa dell'imputato, per cercare di giustificare emotivamente una condanna che giuridicamente non è motivabile. Signori, dovete decidere; o mettete fuori legge la capacità di influire sugli altri e allora dovete evitare alla gente di seguire un maestro, di innamorarsi, dovete evitare il cinema, la pubblicità, la televisione... Oppure ammettete come normale la possibilità di influenzare gli altri e non potete colpire questa capacità in Braibanti. Quest'uomo che viene descritto come ossessionato dal sesso è pervenuto a risultati più che dignitosi in tutte le attività di arte e di studio alle quali si è dedicato. Il momento più grave in cui il Paese si trovava durante la guerra civile ha preso la posizione che comportava rischi. Ha subito il carcere. Per tre giorni le SS lo hanno torturato per strappargli dei nomi che non ha fatto. Questa è la tempra morale di Braibanti...
Arringa difensiva dell'avvocato Giuseppe Sotgiu durante il processo ad Aldo Braibanti (1968) unica persona in Italia a venire condannata per il reato di plagio previsto da codice penale all'articolo 603 e abrogato dalla Corte Costituzionale nel 1981.
lunedì 19 febbraio 2024
Là, dove crescevano gli ulivi...
giovedì 8 febbraio 2024
Discussione archiviata
mercoledì 31 gennaio 2024
Il Cervello di Elon
Chissà se quel genio strampalato di Elon Musk avrà ricevuto qualche suggestione dai film di fantascienza americani degli anni '50 che, a differenza di quanto si sia portati a credere, non parlavano solo di marziani e di sbarchi di dischi volanti, ma affrontavano anche temi che oggi definiremmo "etici". E' il caso del cult movie "Il cervello di Donovan" uscito nel '53, ma ancora oggi in grado di fare riflettere in merito alle frontiere che la scienza deve o non deve oltrepassare. La storia è questa: il talentuoso dottor Patrick J.Cory per sfuggire alla monotona vita del medico condotto di provincia, si diletta in sfortunati tentativi di innesto di cervelli di scimmie in ambienti favorevoli ad una vita autonoma in vitro per studiare future applicazioni su appartenenti al genere umano. In queste imprese casalinghe è coadiuvato dalla moglie Janice (interpretata da Nancy Davis che poi diverrà Nancy Reagan first lady americana) e il loro amico Frank Schratt, un altro valoroso medico, ma minato dall'alcolismo che gli ha procurato numerosi guai e diffide. Capita che in un incidente aereo avvenuto poco lontano dall'abitazione/laboratorio rimanga gravemente ferito un milionario spregiudicato e avido, tale signor Donovan, il quale portato d'urgenza a casa del dottor Cory perisca sotto in ferri durante un disperato tentativo di salvarlo. Tutto finito? Per il povero malcapitato Donovan la vita corporale finisce davvero, ma non per il suo cervello, che prontamente e fraudolentemente innestato in vitro mantiene parametri vitali e una autonoma capacità di sentire, vedere e in un certo senso, di parlare. A farne le spese sarà proprio il geniale medico che influenzato dalla materia cerebrale di Donovan, sempre più attiva e pulsante, lo obbligherà a trasmutarsi in uno spregiudicato e insolente uomo d'affari, come era stato Donovan in vita, e portare avanti azzardate speculazioni finanziarie e clamorosi ricatti nei confronti di soci e uomini politici da lui blanditi in vita. Il tranquillo medico condotto di una città di provincia diventa, contro la sua volontà, una persona perfida, spregevole e avida arrivando a ripudiare la moglie devota e umiliare l'amico Franck, compagno di mille avventure. Fortunatamente un fulmine provvidenziale manda in fumo il laboratorio dove il cervello è conservato e il dottor Cory ritorna in se, pronto a ripagare per le sue malefatte.
Il primo tentativo di innesto di un microchip in un cervello umano è stato ufficializzato da Musk in persona, ma non sappiamo molto su quali siamo i reali intendimenti dell'esperimento. C'è chi parla di finalità terapeutiche e riabilitative, ma anche di potenziamento delle facoltà intellettive. Oppure semplicemente per finalità ludiche. Al momento nessuna pubblicazione in merito all'argomento è apparsa sulle principali di divulgazione scientifica e medica e questo equivale ad un nulla di fatto. Poi non sappiamo nulla sul paziente che si è sottoposto volontariamente al trapianto. Potrebbe essere anche lui, Elon Musk. E chissà che cosa inventerà di nuovo stavolta, con la sua mente potenziata. Su chi vorrà influire o da chi si vorrà farsi influenzare? Non è dato a sapersi. Nel frattempo guardiamo i danni causati dal cervello di Donovan.
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Erano appena scesi dai loro taxi in quella via trafficata di Buenos Aires, sotto la sede della Radio Nazionale Argentina. Un sabato pomerigg...
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Era una bella barca. Progetto originale inglese, scafo e ponte in teak, armata yawl come imponeva la moda in voga all'epoca. Certo ch...
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E' una notizia che è passata un po' in sordina, ma dato che oggi ricorre il 61° l'anniversario della tragedia del Vajont vale la...