giovedì 18 aprile 2024

La forza della reazione

Dice bene il giudice Gherardo Colombo nel suo podcast "lo Stato parallelo" (lo trovate su Rai Play Sound) dove racconta il suo operato di procuratore alla riceca delle trame legate alla loggia P2: ogni qual volta arrivano ondate di progresso sociale e civile, ovvero quando uno dei precetti fondamentali della nostra Costituzione viene attuato, la reazione interviene con azioni rivolte a diminuirne gli effetti. Così è stato agli inizi degli anni '70 con le conquiste dello Statuto dei Lavoratori, i movimenti operai e sindacali. l'affermazione del divorzio e la legge sull'aborto. Tutto il resto del decennio è stato un susseguirsi di attentati, stragi e omicidi che non sempre possono essere spiegati con il terrorismo e gli anni di piombo. Le trame nascoste dallo Stato erano all'opera per cercare di eliminare le conquiste della democrazia. La forza della "Reazione", molto bene espressa dalla loggia P2 e da buona parte dei suoi appartenenti, era all'opera con l'intento primario di costringere il Paese in uno stato di perenne terrore. 

Le cose non sono cambiate di molto, ma gli scenari si. Oggi le spinte verso il miglioramento del nostro Paese provengono soprattutto dalla capacità di assecondare o contrastare il processo di integrazione con le persone che hanno scelto di lasciare il proprio Paese e venire a vivere in Italia. Questo vuol dire riconoscere le diversità, e soprattutto immaginare quale potrà essere l'immagine del futuro degli italiani. Chi non riesce a fare uno sforzo per immaginare la società futura si trincera dietro la difesa delle tradizioni accusando di tradimento chi svende la propria identità in nome del supposto "buonismo" di cui, secondo la destra nazionalista che ci governa, sarebbero affette tutte le forze progressiste della sinistra. Chi invece intravede quello che potrà avvenire in un futuro prossimo comincia a mettere in atto le scenografie del domani. Come don Claudio Borghi che ha dato il via ai festeggiamenti per la fine del Ramadan mettendo a disposizione gli spazi comuni della sua parrocchia di Renate in Brianza, ospitando i duecento musulmani che hanno condiviso con altrettanti cristiani i cibi e le bevande di questo rito. La reazione non si è fatta attendere. Il capogruppo della lega in Regione si è subito dato da fare per sottolineare l'opportunità di una simile iniziativa stigmatizzando che un territorio che dovrebbe essere sottoposto all'esclusivo dominio della cristianità possa diventare terra di conquista di musulmani. Interpellato in merito don Borghi non si è speso in azzardate giustificazioni. Ha semplicemente ribadito quello che un vero cristiano dovrebbe avere ben presente: siamo figli dello stesso Dio. Oggi è Renate, ma l'anno prossimo ci saranno molte altre Renate e altri don Claudio che spalancheranno le porte degli oratori ai fratelli musulmani che verranno in pace. Questa si chiama integrazione. Chi resiste dovrà farsene una ragione.

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