mercoledì 14 giugno 2023

Disuniti per sempre

Io sono la metà divisa da Berlusconi. Sono quella parte che non ha mai creduto in facili miracoli economici, facili riprese dell'economia e facili salvataggi di aziende in crisi. I miracoli li fanno gli imprenditori realizzando i loro sogni creando ricchezza e pagando le tasse che è l'azione che chiude il cerchio. E mi pare che Berlusconi questo cerchio abbia spesse volte trascurato di chiuderlo. 

Io sono la parte che non è mai stata con Berlusconi perché non credo giusto e degno che un premier in carica dichiari che chi vota sinistra sia un coglione. Io voto a sinistra e se proprio devo essere coglione è per altri motivi che non sto qui a specificare. Non è certo Berlusconi che poteva giudicare le mie scelte anche perché prima di giudicare é bene rileggersi la Costituzione. Ma Berlusconi, anche se diceva di amare questo Paese, non l'ha mai letta. Come montare un mobile dell'Ikea senza le istruzioni. 

Io faccio parte del gruppo che non si schiera con Berlusconi quando offendeva le donne poco avvenenti o poco spregiudicate o semplicemente poco disposte a darla in cambio di favori. Non sto tra quelli che invitano gli stranieri ad investire in Italia perché ci sono delle belle segretarie innanzitutto perché penso che le donne possano diventare anche più di una segretaria. E poi Berlusconi avrebbe dovuto capire che che le donne libere e dotate di intelligenza sono quelle che l'hanno sempre messo nei guai. 

Io non sono nel novero di quelli che lo considerava buono e generoso perché i suoi occhi non sono gli "occ del bun" del barbone di Jannacci, ma quelli che puntavano sulla giornalista russa che aveva osato mettere in difficoltà il suo amico Putin. E quegli occhi a guardarli fanno paura e sono lo specchio della sua anima: dura e sprezzante. Chi oggi al suo funerale piangeva e lo osannava avrà sicuramente avuto qualcosa da lui, ma sicuramente anche tanto da nascondere.
E poi l'avrà scoperto che è vero che anche se credi di avere tanti amici, quando muori, muori solo. 

Io non sono nel gruppo degli amici degli amici di Berlusconi perché la fortuna ha sempre fatto in modo che le nostre strade non si congiungessero e se anche avessimo passato una serata insieme, partecipato ad una convention d'affari, passato un'allegra nottata a prostitute la mia opinione di Berlusconi non sarebbe cambiata rispetto a quella che ho adesso: simpatico, brillante, generoso, ma inadatto a guidare un Paese democratico. 

Io non c'ero oggi in piazza del Duomo, ma avrei voluto esserci nel dicembre del 1969 quando in una giornata fredda e di nebbia passavano le bare dei morti di piazza Fontana, vittime di una stage impunita grazie all'opera indefessa di uno stato omertoso che ha protetto e insabbiato. E Berlusconi nel solco di questi vizi connaturati ha prosperato portando avanti interessi personali e amicizie pericolose, frequentando persone in affari con la mafia, corrompendo avvocati per una falsa testimonianza, intessendo rapporti diplomatici affrettati con le sedi consolari egiziane per questioni di età anagrafica. 

Piazza Duomo oggi ha resto giustizia a Berlusconi dei tanti che hanno criticato la scelta di indire il lutto nazionale. Ma al netto del rispetto per chi muore rimane la grande delusione nel vedere i vizi di un uomo che ha pesantemente ipotecato il destino dell'Italia diventare virtù eccelse attribuibili ad un santo. 

E comunque è meglio ricordarlo come santo che come statista. 

Amen.


La forza della reazione