martedì 27 dicembre 2022

Un sostegno al reddito, quello vero.

La questione sul reddito di cittadinanza ha sviluppato una decisa contrapposizione tra detrattori e sostenitori basata su luoghi comuni e opinioni preconcette. Nulla osta, però, ritenere che sia necessaria una misura volta a sostenere economicamente i settori della popolazione maggiormente colpiti dai fattori scatenanti della crisi dell'Economia Globale.  Ma quali devono essere i criteri di concessione? È facile attaccare chi sostiene che il reddito debba essere dato a chi non lavora: con la certezza di una somma garantita tutti i mesi la voglia di trovarsi un lavoro vero va a farsi benedire. Al massimo si ambisce a un lavoro in nero, che per molti è quasi sempre la strada obbligata. È anche consolidata l'argomentazione che il reddito non vada solo a disoccupati, ma anche a persone che un lavoro non potranno mai averlo perché disabili o inadatti a lavorare per motivi non dipendenti dalla loro volontà. Quello che manca è una visione d'insieme che permetta di ottenere dei benefici duraturi dalla grande massa di denaro pubblico che verrà, anche nel 2023, versato a favore della misura a sostegno del reddito. Una soluzione al dilemma potrebbe essere rinvenuto spostando la prospettiva da un diverso angolo di visuale. Puntiamo il focus allora su quello sterminato esercito di lavoratori in nero presenti in 

tutti i settori dell'economia da nord a sud, da est a ovest, che prolifera grazie all'altrettanto smisurato settore dell'economia sommersa che in base alle ultime stime totalizza oltre 100 miliardi di Euro. E in 100 miliardi di tasse evase, contributi non versati e oneri per la sicurezza non sostenuti, quanti piccoli imprenditori fanno girare guadagni in nero e assumono lavoranti a 500 o 600 euro dati in contanti senza tanti complimenti? Tanti, tantissimi. Inafferrabili, introvabili. Se allo Stato stesse a cuore il benessere di tutti i propri cittadini, è giusto pensare che una sanguinosa, cruenta e implacabile lotta all'evasione si sarebbe già dovuta combattere ed essere adesso nella fase della conta dei morti e dei feriti, ma questa volontà non c'è e molto probabilmente, non ci sarà mai. Esemplifichiamo quello che potrebbe essere la nuova ipotesi di sostegno al reddito: ammettiamo che il datore di lavoro in nero non possa pagare più di 500 o 600 euro il suo dipendente. La proposta che potrebbe fare lo Stato è quella di regolarizzare la posizione del collaboratore irregolare concedendo una provvidenza che coprirà tutti gli oneri derivanti dalla regolarizzazione per un periodo di uno o due anni. In questo caso i fondi destinati al reddito di cittadinanza verrebbero impiegati per fare emergere una parte del lavoro sommerso. E i benefici non finirebbero qui: oltre all'ex dipendente in nero che finalmente ha una sua posizione alla luce del sole con tutto quello che ne deriva in termini di sicurezza e previdenza, il suo datore si toglie da una situazione di illegalità senza pagare sanzioni per le irregolarità precedenti, immunità che beninteso perderà nel momento che non dovesse più mantenere l'impegno di pagare in modo regolare il suo dipendente. Infine anche le casse dello Stato ne avrebbero beneficio grazie all'emersione di una considerevole fetta di reddito da lavoro che in precedenza era sconosciuta al fisco. Provvedimento semplice e efficace? Il buon esito non è garantito, ma un tentativo serio di fare emergere il lavoro nero deve essere fatto. Chi governa deve intervenire con decisione su questa piaga. La latitanza da questo terreno è colpevole manchevolezza e l'accusa è quella del furto del futuro e della sicurezza a danno di milioni di lavoratori. 

venerdì 23 dicembre 2022

Io sto con la pietà

Vedere in un video un uomo cadere in mezzo alla strada colpito da una pistolettata sparata da un altro uomo che lo guarda cadere e se ne va, ognuno con le proprie ragioni, chi per difendersi e chi per fuggire, ma ognuno con un fardello di colpe le cui conseguenze rimarranno per sempre: la morte di due persone e un senso di colpa che peserà per la vita. Il video della rapina alla gioielleria di Grinzane Cavour ha chiarito la dinamica della sparatoria e adesso la giustizia farà il suo corso per appurare le responsabilità, ma difficilmente ci si potrà appellare alla legittima difesa visto che il gioielliere è uscito dal negozio con l'evidente intento di sparare: due persone morte e una ferita. Il video è crudo e suscita impressione: uno dei rapitori cade per terra con il corpo ormai inerme a faccia avanti in mezzo alla strada. Lo sparatore gli passa davanti e se ne va. L'altro ferito viene preso a calci in faccia. L'indifferenza con la quale il gioielliere rientra in negozio dopo la mattanza è la parte più impressionante del filmato che gira in rete. C'è una piccola parte di difesa, ma una enorme di offesa e l'offesa non è mai legittima. Matteo Salvini con il suo usuale opportunismo politico si affrettò a prendere le difese dello sparatore sottolineando la legittimità della propria difesa anche nella sua accezione più ampia, evidentemente quella che contempla la possibilità di sparare come nel far west. "Io sto con il gioielliere" chiosò in merito alla vicenda. Una presa di posizione un po' affrettata in ragione di quello che il video restituisce. Vedremo come reagirà il mondo politico dell'attuale governo di estrema desta agli esiti di questa vicenda, ma io temo provvedimenti che allargheranno l'area in cui sarà legittimo sparare per legittima difesa anche alle strade davanti al proprio negozio, nei vicoli o magari anche nelle piazze
o comunque fino a quando il rapinatore non verrà abbattuto. Almeno per potere dire ancora una volta "io sto con il gioielliere". Adesso è meglio stare con la pietà. 

La forza della reazione