"Gli italiani sono solo quelli con la pelle bianca", ha dichiarato quel tale che dismessa la divisa da militare si sta prodigando per raccogliere consensi e portare le sue belle idee nel cuore dell'Europa. "Quelli che hanno la pelle nera li rispetto, ma non sono italiani" ha rintuzzato il generale, giusto per ribadire il concetto. Peccato perchè il vero punto della questione non è la nazionalità concessa per supposte virtù cromatiche, ma un senso più alto di "nazione" (in questo caso si può dire) che abbia solidi presupposti di apertura e disponibilità nei confronti di chi, venedo da fuori, ci porta diversità di vedute, ovvero ricchezza culturale. Sicuramente Vannacci non è il primo a vedere con una scala cromatica ridotta la società in cui vive. Gli Stati Uniti degli anni '50 nel periodo del boom economico seguito al dopoguerra sognavano ancora una società di soli bianchi, possibilmente biondi, protestanti e di origini anglosassoni. I neri semplicemente non esistevano; gli era preclusa ogni presenza nei quadretti idilliaci che rappresentavano il più alto standard di vita dell'occidente. Le prove schiaccianti sono le pubblicità che campeggiavano sui giornali e sulle riviste rivolte alla classe media americana alla ricerca dei simboli del benessere: automobili, elettrodomestici, viaggi. Non c'è una faccia nera, non una. Solo bianchi, belli, sani e felici. Li trovi su lucenti automobili cariche di cromature, soddisfatti davanti all'apertura di un frigorifero pieno di prelibatezze e estasiati durante il decollo dell'aereo che li porterà in Florida per le vacanze di Natale. Non si considera che all'autolavaggio che ha reso brillante la macchina nuova ci lavori un ragazzo di colore, che il latte, la birra che riempiono il frigorifero siano stati consegnati da un fattorino nero e che l'addetto ai bagagli dell'aeroporto di partenza sia un uomo con la pelle nera che in vita sua ha fatto solo lavori di fatica. Eppure c'era già stato Lincoln, l'esercito sudista e schiavista era stato battuto, i soldati afroamericani avevano combattuto in Europa, erano sbarcati in Normandia per liberarci dalle dittature. Ma questo non sembrava interessare a chi insisteva in una rappresentazione di un'America mono razza, mono colore, mono religiosa. Bisognerà aspettare la fine degli anni '60 per vedere finalmente su una pubblicità una famiglia di neri che sceglie un'automobile in una concessionaria. Nel frattempo avevano anche ammazzato un leader afroamericano e un probabile presidente che si batteva per i pari diritti di tutte le minoranze. Poi, molto dopo, è arrivato Vannacci che ci crede veramente, ma soprattutto ciecamente considerato che il mondo, anche quello delle pubblicità specchio dei tempi, è rappresentato con tutti i colori del mondo.
Attraverso le nostre scelte consapevoli è possibile diminuire i consumi per l'affermazione di un'economia sostenibile ed equa. Dai modelli di comportamento, ai trasporti e alle letture tutto è materia per un approfondimento che porti a discriminare tra l'utile e il vacuo, tra la sostanza e l'effimero, tra il modello virtuoso e il pedissequo seguito a richiami di inconsistente benessere.
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