Gli
anni che hanno percorso la storia italiana che vanno dagli inizi degli anni '60
fino alla metà degli anni '70 sono stati gli anni del cosiddetto "disgelo
costituzionale" quando cioè dall'immobilismo degli anni precedenti si
decide di mettere mano alle riforme che la nostra Costituzione reclamava ormai
da parecchi anni: scuola, diritti civili, lavoro, emancipazione femminile,
mobilità sociale, sindacati e tutele operaie. Ma sono stati anche gli anni
delle riforme a favore della salute soprattutto di donne, madri, minori e
anziani. Compresa quella di una categoria di persone allora ritenute invisibile: i pazzi.
Un’immagine di cosa fosse in quegli anni la condizione del malato psichiatrico ce
la restituisce un podcast disponibile su Rai Play Sound che riprende tutti i
servizi che la Rai trasmise sull'argomento in quegli anni. Le cure psichiatriche cominciarono
a diventare argomento non più solo di medicina, ma anche di lotta, rivolta e
"impegno" da parte di studenti, giovani medici, giornalisti e fotografi
che entrarono di soppiatto nel mondo sospeso negli sterminati manicomi all’epoca
ancora in funzione. Ma anche grandi firme della televisione di allora come
Sergio Zavoli affrontarono gli scenari apocalittici che si presentavano ai
giovani psichiatri che avevano altre idee sulle malattie mentali. In primis Franco Basaglia direttore sanitario
presso le strutture manicomiali che fecero da guida per la rivoluzione della
legge 180 del 1978: Gorizia, Parma e Trieste. Entrare in un manicomio era
un'esperienza allucinante. Ma la Rai ci entrò e diffuse immagini terribili e
inimmaginabili in un periodo in cui la televisione di Stato non era ancora “lottizzata” ma dipendeva direttamente dagli umori del Governo per quanto riguardava scelte
editoriali e palinsesti. Eppure il tema della cura del disagio mentale e della
inadeguatezza delle strutture e delle persone deputate a proteggere il malato
la Rai lo affrontò per tanti anni fino alla promulgazione della legge 180 del
1978 che eliminerà la vergogna dei manicomi e degli inumani
trattamenti praticati da medici senza scrupoli - è emblematica la figura del
professor Giorgio Coda detto l'"elettricista di Collegno" per l'uso
spregiudicato dell'elettroshock - ma riaprirà nuove tensioni e criticità per
molti versi dibattuti ancora oggi. La Rai di allora si fece carico di questo
aspetto e lo illustrò con grande senso di responsabilità dando voce ai tanti,
medici, infermieri, volontari, associazioni e politici, ma anche pazienti e ex
malati che presero a cuore il problema del disagio mentale. Sopra tutte
ovviamente la voce di Franco Basaglia e il suo costante impegno per traslare la
visione del problema dalla malattia mentale alla persona coadiuvato dalla moglie Franca
Ongaro e dalla giovane generazione di medici che iniziarono a lavorare con e come
lui. Il podcast è un utile e interessante collage di documenti e testimonianze realizzate in tempi in
cui era forte il timore che le forze che governavano il Paese potessero mettere tutto a tacere. Eppure giornalisti
coraggiosi, capaci e sensibili hanno denunciato una situazione di enorme
degrado che sarebbe difficilmente emersa. In un’Italia in cui il venerdì Santo
si impediva che Carosello andasse in onda per assecondare il digiuno imposto
per precetto, una bella conquista di impegno civile.
Archivi della follia: in cerca di Franco Basaglia - Scritto e realizzato da Vanessa Roghi - Disponibile su RaiPlaySound
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