La
recente riesumazione di vecchi casi di cronaca risalenti agli angosciosi anni
'70 quale la coda del processo a carico di alcuni partecipanti al rapimento che
costò la vita ad una povera e incolpevole ragazza e l'emergere dalle nebbie del
passato della figura che per anni aveva tenuto in conti in sospeso con la
giustizia a fronte del rapimento di Vittorio Vallarino Gancia (siamo nel 1975)
dovrebbe aiutare a capire quale fondamentale importanza abbia una magistratura
autonoma ed indipendente. Anche se la domanda che verrebbe spontaneo porsi è
quella di come collocare in una scala di priorità la riapertura di processi per
fatti risalenti a più di mezzo secolo sarebbe anche opportuno considerare che
nel periodo intercorso le indagini possono avere preso un nuovo corso anche a
fronte di inedite testimonianze o confessioni; indizi allora ritenuti di poco
conto, analizzati alla luce delle nuove e più moderne tecniche di indagine
potrebbero avere aperto nuovi scenari o corroborato ipotesi investigative alle
quali non si riusciva a dare un riscontro. Ma perché la riapertura di questi
processi sono da considerarsi come una grande risultato per l'opera della
magistratura e un punto a sfavore di chi della magistratura cerca di limitarne
il potere, ma soprattutto l'autonomia? Chi accusa i magistrati di schierarsi
apertamente su posizioni di sinistra o comunque contrarie all'azione di governo
dovrebbe riflettere sull'assunto che l'azione della Magistratura penale è
sempre obbligatoria qualora emerga un elemento che assuma valenza di reato:
l'emergere di un dettaglio importante legato ad un crimine, per esempio o una
nuova luce su alcuni elementi considerati di poco conto in precedenza. Nel caso
del rapimento di Gancia gli imputati sono stati, benché ormai ultraottantenni,
pericolosi esponenti delle Brigate Rosse che seminarono terrore e lutti lungo una
buona quindici di anni. Nel corso dello scontro a fuoco ingaggiato con i
rapitori per liberare l’ostaggio, venne uccisa la compagna di Renato Curcio e
ferito gravemente un carabiniere. Un componente della banda riuscì a fuggire e
non venne mai identificato. Oggi sono emersi nuovi elementi e si va a processo.
Inizio il 25 febbraio 2025 ad Alessandria. L'altro importante caso di cronaca
che sta tenendo banco in questi giorni nelle aule del tribunale di Como, è
quello relativo al rapimento di Cristina Mazzotti, allora diciottenne mai tornata
a casa viva. Un rapimento rocambolesco con trasferimenti tra il nord, la
Calabria e ritorno, viaggi in treno e in auto che hanno implicato la
collaborazione di molte persone che allora riuscirono a farla franca. Oggi,
grazie al lavoro di giudici scrupolosi, si apriranno nuove ipotesi sul
rapimento, sulle ragioni di quel periodo di violenza che non risparmiava
nessuno fosse per puro e semplice bramosia di denaro o false ideologie
aberranti. La riapertura di questi processi con i nuovi lampi di luce che
comporteranno per la comprensione di fatti lontani nel tempo sono emblematici
degli importanti e irrinunciabili risultati di una Magistratura indipendente
che non soppesa l'influenza dei poteri, non determina scale di valori e
priorità sulle indagini da svolgere e opera solo per auspicare che la fiducia
dei cittadini nei confronti della giustizia non venga mai meno. Molto difficile
invero nel clima arroventato di questi giorni dove le forze politiche di
governo stanno gettando discredito su giudici e magistrati, colpendo
inconsapevolmente un delicato strumento che opera per il progresso della
democrazia.
Attraverso le nostre scelte consapevoli è possibile diminuire i consumi per l'affermazione di un'economia sostenibile ed equa. Dai modelli di comportamento, ai trasporti e alle letture tutto è materia per un approfondimento che porti a discriminare tra l'utile e il vacuo, tra la sostanza e l'effimero, tra il modello virtuoso e il pedissequo seguito a richiami di inconsistente benessere.
lunedì 4 novembre 2024
Vecchi reati e nuove polemiche: il valore di una magistratura indipendente
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