lunedì 4 novembre 2024

Vecchi reati e nuove polemiche: il valore di una magistratura indipendente

La recente riesumazione di vecchi casi di cronaca risalenti agli angosciosi anni '70 quale la coda del processo a carico di alcuni partecipanti al rapimento che costò la vita ad una povera e incolpevole ragazza e l'emergere dalle nebbie del passato della figura che per anni aveva tenuto in conti in sospeso con la giustizia a fronte del rapimento di Vittorio Vallarino Gancia (siamo nel 1975) dovrebbe aiutare a capire quale fondamentale importanza abbia una magistratura autonoma ed indipendente. Anche se la domanda che verrebbe spontaneo porsi è quella di come collocare in una scala di priorità la riapertura di processi per fatti risalenti a più di mezzo secolo sarebbe anche opportuno considerare che nel periodo intercorso le indagini possono avere preso un nuovo corso anche a fronte di inedite testimonianze o confessioni; indizi allora ritenuti di poco conto, analizzati alla luce delle nuove e più moderne tecniche di indagine potrebbero avere aperto nuovi scenari o corroborato ipotesi investigative alle quali non si riusciva a dare un riscontro. Ma perché la riapertura di questi processi sono da considerarsi come una grande risultato per l'opera della magistratura e un punto a sfavore di chi della magistratura cerca di limitarne il potere, ma soprattutto l'autonomia? Chi accusa i magistrati di schierarsi apertamente su posizioni di sinistra o comunque contrarie all'azione di governo dovrebbe riflettere sull'assunto che l'azione della Magistratura penale è sempre obbligatoria qualora emerga un elemento che assuma valenza di reato: l'emergere di un dettaglio importante legato ad un crimine, per esempio o una nuova luce su alcuni elementi considerati di poco conto in precedenza. Nel caso del rapimento di Gancia gli imputati sono stati, benché ormai ultraottantenni, pericolosi esponenti delle Brigate Rosse che seminarono terrore e lutti lungo una buona quindici di anni. Nel corso dello scontro a fuoco ingaggiato con i rapitori per liberare l’ostaggio, venne uccisa la compagna di Renato Curcio e ferito gravemente un carabiniere. Un componente della banda riuscì a fuggire e non venne mai identificato. Oggi sono emersi nuovi elementi e si va a processo. Inizio il 25 febbraio 2025 ad Alessandria. L'altro importante caso di cronaca che sta tenendo banco in questi giorni nelle aule del tribunale di Como, è quello relativo al rapimento di Cristina Mazzotti, allora diciottenne mai tornata a casa viva. Un rapimento rocambolesco con trasferimenti tra il nord, la Calabria e ritorno, viaggi in treno e in auto che hanno implicato la collaborazione di molte persone che allora riuscirono a farla franca. Oggi, grazie al lavoro di giudici scrupolosi, si apriranno nuove ipotesi sul rapimento, sulle ragioni di quel periodo di violenza che non risparmiava nessuno fosse per puro e semplice bramosia di denaro o false ideologie aberranti. La riapertura di questi processi con i nuovi lampi di luce che comporteranno per la comprensione di fatti lontani nel tempo sono emblematici degli importanti e irrinunciabili risultati di una Magistratura indipendente che non soppesa l'influenza dei poteri, non determina scale di valori e priorità sulle indagini da svolgere e opera solo per auspicare che la fiducia dei cittadini nei confronti della giustizia non venga mai meno. Molto difficile invero nel clima arroventato di questi giorni dove le forze politiche di governo stanno gettando discredito su giudici e magistrati, colpendo inconsapevolmente un delicato strumento che opera per il progresso della democrazia.  


Nessun commento:

Posta un commento