"Voglio fare la maratona, la maratona di New York!" Nobile e salutare proposito iniziare ad allenarsi per un impegno così ponderoso come la maratona, ma perché proprio quella di New York? Chiunque si accinga per la prima volta alla corsa, in modo più o meno serio e coscienzioso, mira alla mitica maratona e non perde occasione per annunciare alla cerchia degli amici le ambizioni competitive.
Ma perché, ripeto, proprio quella di New York?
Ci sono maratone in ogni luogo e poi non è mica necessario andare per forza da qualche parte per correre la maratona; 42,195 chilometri sono 42,195 chilometri in
ogni luogo. E' un po' come la domandina tranello che ci ponevano da piccoli e che ci ingannava regolarmente sul fatto che un chilo di piume pesasse di meno di un chilo di ferro.
Potenza del marketing: è riuscito ad apporre il suo sigillo anche sulle nostre aspirazioni sportive. Con tutto quello che ne consegue in termini di annessi e connessi, ovviamente: il viaggio, l'albergo, la logistica, tutte quelle spese che s'impongono per sostenere l'onere. Per correre in una delle città più inquinate del mondo! Meglio iniziare a correre nel campetto dietro casa, anzi meglio correre per quei fatidici 42 (e passa) chilometri e poi vedere come ci si sente e valutare se conviene ridimensionare le aspettative. O forse aspettare qualche ferale notizia da annunciare agli ateniesi. In questo caso la trasferta sarebbe comunque più breve.
Attraverso le nostre scelte consapevoli è possibile diminuire i consumi per l'affermazione di un'economia sostenibile ed equa. Dai modelli di comportamento, ai trasporti e alle letture tutto è materia per un approfondimento che porti a discriminare tra l'utile e il vacuo, tra la sostanza e l'effimero, tra il modello virtuoso e il pedissequo seguito a richiami di inconsistente benessere.
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