Mi sto sempre più rendendo conto che i pedaggi che la società dei consumi impone stanno diventanto sempre più pervasivi, subdoli, ammiccanti. Nonostante i tempi di crisi i riti del consumo collettivo stanno mangiando margini sempre più consistenti del nostro reddito, delle nostre risorse, del nostro futuro.
Penso che sia molto difficile potere condividere quelli che si chiamano rit
i della vita conviviale senza disperdere quantità di danaro impressionanti e del tutto ingiustificate. Riti come la colazione al bar, caffè con i colleghi, pranzi di lavoro, aperitivi, pizze, ristoranti, palestre, week-end, vacanze e viaggi sono oggi imposti per convenzione piuttosto che per effettiva necessità.
Io non penso che sia possibile vivere senza spendere, ma spendere molto meno certamante.
Mi rendo conto che esulare da questi oneri sociali imposti possa implicare una ghettizzazione a livello personale, famigliare e professionale, ma sinceramente sono convinto che una graduale consapevolezza di quante energie e risorse vengano disperse senza un effettivo ritorno possa convincere dell'inutilità delle nostre consuetudini, abitudini, manie, vizi e incapacità di attuare delle rinunce.
Attraverso le nostre scelte consapevoli è possibile diminuire i consumi per l'affermazione di un'economia sostenibile ed equa. Dai modelli di comportamento, ai trasporti e alle letture tutto è materia per un approfondimento che porti a discriminare tra l'utile e il vacuo, tra la sostanza e l'effimero, tra il modello virtuoso e il pedissequo seguito a richiami di inconsistente benessere.
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