martedì 15 giugno 2010

Premium. Di più per cosa?

Vi siete mai chiesti che cosa significhi la dicitura "Premium" che compare sull'etichetta o sulla confezione di alcuni prodotti quali bevande alcoliche, cibi, articoli di lusso?
Premium o "primium" come direbbe chi opera nel marketing e nella pubblicità (ma chi non opera oggi nel marketing o nella pubblicità?) contraddistingue un prodotto destinato ad un target disposto a spendere di più per avere di più.
Di più?
Che cosa c'è di aggiuntivo tale da giustificare un costo marginale notevolmente più elevato? Niente. Assolutamente niente nella sostanza; solo il piacere di sapere che il nostro acquisto o la nosta scelta "premium" ci posiziona come target di maggior pregio nelle scelte di posizionamento strategico delle aziende produttrici. Un aggravio sul costo totalmente inutile, ma molto, molto gratificante.
Oggi il termine Premium è un po' desueto e tende ad essere trasferito dal prodotto al servizio, per esempio l'abbonamento o l'offerta "premium". Premiun è stato oggi soppiantato dal termine "lusso". Il settore del "lusso" (o "laxari" come direbbero sempre quelli della comunicazione)è la nuova terra promessa dei consumi; basato su un diabolico meccanismo promozionale imperniato sulla convinzione che i vertici di un'azienda importante siano desiderosi di darci il massimo e di trattarci come vecchi amici strizzandoci l'occhio per dire "meno male che c'è gente come te che sa spendere per le cose giuste, mica come quella massa di poveracci che sta attenta all'euro". L'offerta è individualizzata al massimo. Il catalogo di un marchio del settore del lusso parla a me, facendomi capire che sono io l'eletto che percepisce il valore della sua offerta. Mi fa capire che solo io sono in grado di apprezzare la loro prestigiosa collezione di generi di lusso. Gli altri farebbero meglio ad andare al mercato rionale del mercoledì. Un messaggio sublimato ad altre decine di migliaia di me stesso in giro per il mondo che contribuiscono ai fatturati milionari di queste aziende.

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