Le vacanze alle porte saranno la consueta vetrina di una nuova esplosione di modelli frustri e abusati di oneri del tutto infruttiferi finalizzati solo alla partecipazione della grande esibizione del nulla e dell'inutile: smisurato ricorso all'automobile per trasportare materiali e attrezzature totalmente inutili, ore sprecate sotto il sole in coda in autostrada, decine di euro spesi in aree di sosta per azzannare panini omologati dai nomi ridicoli, uno stillicidio continuo di euro per assaporare le inutili comodità di ombrelloni, sdraio, pattini, bibite, panini, riviste.
Perchè siamo portati a ritenere che la vita non si possa godere appieno se non si spende?
Forse perchè nascondiamo timori atavici di subire lo sprezzo di chi apparentemente conduce modelli di vità gaudenti e dispendiosi?
Perchè tendiamo ad associare maggiore valore a beni e servizi che sono più facilmente apprezzabili per quello che costano piuttosto che per quello che valgono?
Le grandi multinazionali hanno capito da molto tempo che quello per cui siamo disposti a pagare non è quello che ci piace, ma quello che sappiamo che piace: ai figli, al partner, al nostro entourage sociale di amici, colleghi, conoscenti. I modelli che ci vengono proposti sono simili per molti settori: il divertimento, il tempo libero, le scelte culturali, i modelli di vita, i viaggi, le scelte per i figli. Un sistema calibrato e implacabile che rapporta la nostra felicità a quanto abbiamo speso, a quanto vorremmo spendere e a quanto non siamo in grado di spendere. Nessuno ci dice, invece quello che potremmo non spendere.
Attraverso le nostre scelte consapevoli è possibile diminuire i consumi per l'affermazione di un'economia sostenibile ed equa. Dai modelli di comportamento, ai trasporti e alle letture tutto è materia per un approfondimento che porti a discriminare tra l'utile e il vacuo, tra la sostanza e l'effimero, tra il modello virtuoso e il pedissequo seguito a richiami di inconsistente benessere.
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