giovedì 17 giugno 2010

La Mesciua come metafora. Cucinate senza vergogna!

Perchè ho ritenuto pertinente la Mesciua con il tema a cui ho dedicato questo spazio nella Rete? Innanzitutto la Mesciua è un ottimo e gustoso piatto. Non è molto conosciuto a differenza di altre specialità della cucina ligure, ma nella zona della Spezia e Portovenere si trovano ancora dei locali che la preparano rispettando, nei limiti, la vecchia tradizione. Ma è soprattutto la validità di questo piatto sia come metafora di come si possa vivere riducendo il tenore dei nostri consumi, sia come monito al contenimento degli sprechi, quegli eccessi del nostro benessere che tendiamo sempre più a trattare come scorie da smaltire, quando in verità potrebbero offrire beneficio e sostentamento a noi e agli altri.
Le comari del Golfo della Spezia andavano a raccogliere granaglie e legumi sulle banchine del porto e con quello che portavano a casa riuscivano a sfamare la famiglia. Si desume pertanto che ci fosse materia prima in abbondanza: gli scarti del commercio di granaglie poteva tollerare la perdita di quello che cadeva per terra. Oggi la Grande Distribuzione può economicamente tollerare le tonnellate di cibo "non commercialmente proponibile" che quotidianamente vengono avviate allo smaltimento.
Le comari della Spezia non si timoravano nell'andare al porto e raccogliere gli ingredienti necessari all'alimentazione della famiglia. Oggi siamo talmente soggiogati dal timore di ricevere l'altrui disapprovazione per comportamenti "consumisticamente reprobi" che anche raccogliere un po' d'acqua da una fontanella usando una bottiglietta usata può gettarci nel discredito.
Fateci caso: i nostri comportamenti di consumo sono spesse volte la scelta meno impegnativa per evitare lo stato di reietti della società civile. Il collega che si porta il pranzo da casa è un asociale un po' fissato con la qualità del cibo; il compagno di scuola che usa le scarpe dei fratelli più grandi ha problemi ecomomici; usare la bicicletta ci equipara agli immigrati, andare in treno a lavorare sottolinea la pochezza del nostro incarico. Io penso che la cosa che più di ogni altra implichi sconcerto all'altrui vista sia vedere una persona "normale" che va a piedi lungo la strada. Fateci caso: se è un immigrato è un poveraccio. Se è una persona che non connotiamo come diverso, ma come nostro assimilato, è matto. Forse sta solo facendo due passi. O forse ne ha abbastanza di farsi prendere in giro.

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