venerdì 9 luglio 2010

Ospitare la dignità. E ricevere un trattamento degno

Provate ad immaginare un’attività imprenditoriale che utilizza persone con evidenti problemi fisici, le fa lavorare, le carica di responsabilità, e in ultimo, scandalo degli scandali, le paga poco o non le paga affatto.
Avete immaginato? Bene, io ho scoperto invece che è una grande iniziativa che va premiata, supportata e, soprattutto, gridata al mondo.
L’albergo Etico è una formula di volontariato obbligato; ci si trova inaspettatamente forzati a fare i conti con le proprie ritrosie, pavidità e tentennamenti. Si viene messi, improvvisamente di fronte ad una realtà che, per mille e legittime ragioni si è sempre scantonata: aiutare gli altri, anzi, peggio ancora, aiutare i diversi.
Antonio De Benedetto è uno degli animatori dell’”Albergo Etico”, un albergo, leggo sul loro sito “a tutti gli effetti, capace di affrontare il mercato offrendo servizi di qualità, fatto da professionisti del settore ,il cui obiettivo è l’utilizzo dello strumento albergo per il recupero delle persone con handicap sensoriali e fisici”
Ne parliamo al telefono e percepisco dalla voce di Antonio tutto l’impegno e il sangue che scorre in questo progetto che sebbene dell’albergo esista solo un simulacro in polistirolo, può offrirne un assaggio presso il ristorante Taca Banda di Asti, un locale che nel giro di alcuni anni ha acquisito notorietà e credito per il coraggio di accostamenti avanguardistici tra cucina, arte e cultura.
Adesso anche con il sociale.
Pagare poco le persone approfittando del loro stato di debolezza è una pratica odiosa, purtroppo in auge da sempre, ma nel caso dei ragazzi che con entusiasmo hanno preso parte alle iniziative dell’albergo l’equazione che sostiene la loro iniziativa restituisce un risultato a somma positiva: “la moneta con la quale vengono ripagati i ragazzi che lavorano con noi è la maggiore autonomia che ricevono in cambio” sostiene Antonio che tiene a precisare che l’indipendenza lavorativa che riescono a raggiungere è il frutto di un lungo e faticoso percorso che, nel caso dell’Albergo, ha impegnato per anni animatori, volontari e genitori della varie organizzazioni che senza nessun tipo di incentivo (questo si, che è uno scandalo) si occupano di dare un futuro normale a questi ragazzi.
Antonio mi spiega che il loro obiettivo è realizzare una struttura ricettiva che possa offrire una valida opportunità di impegno per ragazzi Down i quali, se ben guidati e motivati, possono raggiungere elevati livelli di autonomia. “Per adesso servono ai tavoli, ma la prima colazione dell’albergo cadrà interamente sotto la loro responsabilità. Dalla preparazione dei tavoli a servire caffè e cappuccini ai tavoli”.
La scala della gravità della sindrome di Down è molto estesa. Le persone che noi vediamo in giro, che prestano il loro aiuto in qualche attività sono il versante più evidente di questa situazione. Il vero problema sono coloro che non possono raggiungere alcun livello di autonomia, e che sono, giocoforza, costretti all’immobilità senza partecipare ad alcuna attività sociale. “Se ben guidato, un ragazzo Down può arrivare a buoni livelli di autonomia” mi spiega il responsabile di un centro Anfass del Piemonte, ma invita a non dimenticare che si tratta sempre di una persona che potrebbe avere difficoltà a dovere decidere in autonomia. “La loro diligenza e impegno è sempre fuori discussione. E poi il loro sorriso è un esperienza che ripaga di tutte le nostre fatiche”.
La mia domanda è autoreferenziale, ma non posso trattenermi dal chiedergli come sono le reazioni degli avventori che si trovano, loro malgrado, alle prese con persone di cui raramente si ha a che fare. La risposta è un esempio di garbo e cortesia nei confronti del mio disagio latente, ma nello stesso tempo una lezione che arriva come uno schiaffo: “il problema è che essere Down, non è più una malattia, oggi. Siamo noi che troviamo molto comodo bollarli come malati” Conclude il suo ragionamento Antonio infierendo l’ultima staffilata sulla mia indolenza mentale: “se proprio deve essere una malattia è una malattia sociale”.

Per informazioni sull’Albergo Etico e altri programmi di lavoro per portatori di handicap: www.albergoetico.it

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