Attraverso le nostre scelte consapevoli è possibile diminuire i consumi per l'affermazione di un'economia sostenibile ed equa. Dai modelli di comportamento, ai trasporti e alle letture tutto è materia per un approfondimento che porti a discriminare tra l'utile e il vacuo, tra la sostanza e l'effimero, tra il modello virtuoso e il pedissequo seguito a richiami di inconsistente benessere.
martedì 13 luglio 2010
I viaggi di carta, senza biglietto.
Una delle pratiche che gli apostoli dell’eco-compatibile vanno profetizzando da tempo sono i cosiddetti “viaggi di carta”, gli itinerari letterari lungo i sentieri trascritti da autori famosi, meno famosi o semplicemente poco conosciuti che per combinazione genetica hanno ricevuto il dono di sapere scrivere e, dalle circostanze della vita, la possibilità di viaggiare. Tanto e per periodi ragionevolmente lunghi da giustificare la tenuta di un diario di viaggio.
Alcuni sono diventati capolavori, guide spirituali per intere generazioni di fricchettoni di allora e di fighette di oggi. Altri sono meno famosi e sebbene non offrano la dimensione spirituale rimangono pur sempre delle buone guide.
Il viaggio di carta aiuta. Innanzitutto a leggere un libro che, dati i tempi di stagflazione della cultura, è sempre una buona pratica. In secondo luogo allarga i confini del nostro immaginario su molti luoghi del mondo e restringe il campo delle possibilità di caderci, nei luoghi comuni ovviamente. Terzo, aiuta a risparmiare, e noi sappiamo bene che oggi risparmiare vuol dire, nel 99% dei casi meno spreco di risorse: carburante per aerei, consumo del territorio, utilizzo per scopi da diporto di risorse destinabili ad uno sviluppo autoctono.
Annovererei tra i risparmi anche la salvaguardia da scocciature latenti e reali presenti in ogni viaggio esotico che avremmo potuto evitare approfondendo le nostre conoscenze geografiche con un maggiore impegno nella lettura di libri, piuttosto che dei cataloghi di tour operator.
Aggiungerei anche che leggere un resoconto di viaggio, tenuto conto della sua collocazione temporale ci permette di valutare anche il passaggio degli eventi, dei fatti, degli uomini di allora e delle incisioni che hanno determinato lo sviluppo, nel bene o nel male, di un determinato luogo. O per capire cose che avremmo dovuto sapere prima di partire.
L’anno scorso ho avuto la fortuna di accompagnare Guido Piovene nel suo lungo peregrinare per gli Stati nell’America dei primi anni ’50 (chi altri mi avrebbe potuto dare un passaggio temporale fino a 60 anni addietro) scoprendo molte realtà della società Americana del tempo che rendono ancora più sorprendente la venuta di Barak Obama al seggio della Presidenza. Ma ho viaggiato anche con velleitari e sconosciuti scrittori che hanno carpito l’importanza della loro testimonianza e hanno saputo tradurla in un’edizione letteraria in grado di stimolare un reale desiderio di partire per destinazione del tutto inaspettate e imprevedibili. Perché un interessante resoconto di viaggio è innanzitutto la capacità di riuscire a valorizzare la banalità di un luogo anonimo e apparentemente insignificante. E fare nascere in qualcuno la voglia di andarlo a vedere. Il turismo è, innanzitutto, letteratura.
Ho deciso di mettere a disposizione su questo blog i miei resoconti di viaggio (letterari) dato che mi sono accorto di avere percorso parecchi litri di inchiostro da tipografia di percorrenza in diversi luoghi del mondo: Patagonia , Terra del Fuoco, Siberia, Alaska, Cina e Russia e che, soprattutto, è diventato opportuno rendere disponibile questo ammasso culturale per il fanatico della prenotazione al fine di renderlo più stanziale e riflessivo. O magari invogliarlo a partire veramente. In questo caso, che dire?
Beato lui, che invidia!
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