A distanza di un anno dalla morte
di Steve Jobs si celebra due volte la sua grandezza: la prima volta per essere
riuscito a inalare il suo spirito immortale all’interno di un oggetto che sarà
sempre il più desiderato, irrazionalmente desiderato, perpetrando in un atto
consumistico il perenne ricordo del suo inventore. La seconda per essere riuscito
a volatilizzare d’incanto le polemiche sui fattacci di schiavismo medioevale
che occorrono nelle fabbriche che assemblano le sue modernissime reliquie.
Ebbene si; Marchionne dovrebbe scendere a più miti consigli. Farsi spirito per
assurgere agli altari del salvatore della modernità e dell’evoluzione affinché
la pubblica opinione possa rendere finalmente merito alle sue dichiarazioni
biforcute.
Nessuno ha gridato allo scandalo su quanto risulta chiaramente dai resoconti che arrivano dalla fabbriche cinesi
impegnate nel “tour de force” per
assecondare la kermesse delle file di fronte alle vetrine dei sancta sanctorum.
In fondo un minimo aggancio con la giustizia (divina, anche in questo caso) è perlomeno
ravvisabile: soffri tu per costruirlo, ma io di più che faccio la coda di notte
per comprarlo.
Nessuno ha evidenziato
cartelli di protesta per segnalare gli accadimenti. Neppure quei fanatici di
SEL, anche detta Sinistra e Libertà che un anno fa, in occasione del lutto che
colpì gli smarriti accoliti del superfluo, tappezzarono Roma di manifesti per
rendere onore al Genio. Del libero mercato, del marketing, della mercanzia e
del mercanteggiare (sulla pelle degli operai cinesi). Insomma di quel mercato
che da sempre va combattuto. Scusate devo scaricare la nuova app per scoprire
quanto Gramsci c’è in me.
74 miliardi di dollari nascosti al fisco americano dal 2009 al 2012. Ma siamo proprio sicuri di dovere prendere esempio da questa azienda? Non ci assomiglia un po' troppo.
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