lunedì 22 ottobre 2012

Ladri di biciclette 2.0



La bicicletta, non lo sa, ma sta battendo un altro record. E’ uno degli oggetti più desiderati e rubati in Italia. E non solo: è anche l’articolo che si presta meglio di qualsiasi altra cosa ad essere ricettato senza che la legge si scomodi più di tanto. Una vera pacchia per chi vuole fare quattro soldi “quasi” onestamente.
Tutti quelli che vivono nelle grandi città sanno che per ritrovare la bicicletta rubata basta andare in posti fissi e consolidati che si chiamano Porta Portese a Roma, Senigallia a Milano e Balon a Torino e, con un esborso di pochi euro, tornarsene a casa in sella senza tante discussioni. Qualcuno ogni tanto si indigna e cerca di ricorrere alla forza costituita, ma l’unica cosa che ottiene è uno sguardo di compatimento del vigile simile a quello che si rivolge ad uno che entrasse da McDonald è chiedesse se la carne è fresca o surgelata.
Il problema è serio perché una così diffusa pratica di furto ai danni della bicicletta potrebbe compromettere le potenzialità di sviluppo di questo mezzo che, non ne ho mai fatto mistero, è la soluzione alla congestione da traffico delle città che le amministrazioni comunali continuano ostinatamente a non considerare. Le quali, d’altra parte, con altrettanto  fervore, continuano a negare che il traffico sia un problema.
Il fatto è che chi espone la bicicletta per la strada con il rischio di non trovarla più al palo è proprio colui che la usa tutti i giorni per andare a lavorare, sia operaio, magazziniere, professionista o manager. Gli sportivi con mezzi da svariate migliaia di euro la loro bici praticamente se la portano a letto e per nessun motivo la lascerebbero alle mercé del ladruncolo di strada. Il bancario la bici mica se la può legare alla scrivania. Al massimo la tiene sott’occhio attraverso la vetrina (se ha la fortuna di lavorare al pian terreno).
Eppure un rimedio abbastanza drastico per risolvere il problema ci sarebbe. E ancora una volta sarebbe possibile grazie alla Rete. Cerco di descriverlo in estrema sintesi. Tutte le biciclette hanno stampigliato un numero di matricola che si trova normalmente sul fondo del tubo centrale (quello che ospita la sella, per intenderci). Va da sé che limare il numero di matricola della bicicletta è un gioco da ragazzi e nessuno, anche se siete un delinquente incallito, vi arresterà per avere viaggiato su un velocipede con matricola abrasa. Tuttavia esistono modalità molto più evolute per rendere identificabile in modo univoco un oggetto. Per esempio un chip, quella patatina dorata che si trovo ormai su tutte le carte di credito, inserito dentro la bicicletta (e quando dico dentro dico dentro, ovvero infilato in un tubo prima della saldatura) per essere poi codificato da un lettore come uno smartphone dotato di apposito software. Fra l’altro il chip "embedded"  comunicherebbe, oltre al codice assegnato alla bicicletta, altri dati importanti come data di costruzione, il produttore, il  paese di origine, le normative rispettate; tutte informazioni utili anche per evitare l’invasione di prodotti di bassa qualità provenienti dall’Oriente. E’ una volta che ho il mio codice che cosa ne faccio? Quello che siamo ormai abituati a fare per centinaia di altre attivazioni: mi registro ad un sito, che potrebbe essere gestito e certificato dall’associazione dei produttori e distributori di biciclette, e una volta che risulto identificato abbino il mio codice al mio nome. In questo modo il mio nominativo risulterà per sempre avvinghiato alla mia fedele due ruote e quando la ritroverò al mercatino mi basterà rilevare il codice con il mio telefono per sbugiardare il losco trafficante e sferzare il vigile imbelle ad intervenire.
Quando sarà giunto il momento di vendere o regalare la bicicletta all’amico, al figlio o a quello che ha risposto alla nostra inserzione su ebay basterà semplicemente che costui si registri sul sito (se è già registrato tanto meglio) mi faccia pervenire una richiesta di rilascio del codice che gli cederò quando avrò perfezionato il contratto di cessione. Un po’ come avviene per la cessione dei domini della Rete.
Semplice no? Forse anche troppo perché non ho considerato tutte le variabili in gioco e potrebbero essercene di tali da far saltare tutto il sistema. Ma ovviamente se ci fosse qualcuno disposto a parlarne con me sono aperto al confronto. Dimenticavo: scordatevi di rubarmi l’idea e diventare ricchi. Fino a quando la bicicletta sarà un mezzo libero da vincoli, tasse, assicurazioni, revisioni periodiche, controlli, e normative antinquinamento soldi intorno a lei ne gireranno sempre pochini.E meno male!

1 commento:

  1. Si, ultimamente spesso dico: si usa la "macchina" o la moto perchè la bici la rubano.
    Assurdo! in un paese civile.
    ... alla ricerca di cultura e civiltà. (e onestà, parola desueta per se tanto sentita nell'infanzia)

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L' America in bianco e bianco