martedì 17 agosto 2010

La bicicletta e le incongruenze delle Amministrazioni.


Sappiamo che molte amministrazioni territorialmente competenti vanno proclamando da tempo le proprie intenzioni di fare della bicicletta il più diffuso mezzo di trasporto incentivandone l’utilizzo attraverso la creazione di reti di piste ciclabili e l’estensione di quelle esistenti.
E’ ormai appurato, infatti che l’unico modo per combattere la ritrosia di chi non ha ancora accettato di rinunciare all’auto è quello di suggestionarlo con l’idea che la bicicletta permette di raggiungere luoghi altrimenti preclusi ad altri mezzi come centri storici, località turistiche e attrazioni paesaggistiche.
Per raggiungere questo risultato è necessario implementare un sistema di viabilità pensato per la bicicletta, dove il mezzo a due ruote ha un ruolo preminente rispetto all’automobile e non marginale o alternativo ad essa.
Alcune amministrazioni, per esempio la provincia di Trento, stanno dando un forte impulso a queste politiche e si cominciano a vedere i primi sistemi di viabilità che mirano a ghettizzare l’automobile, rosicchiando consistenti fette dello spazio viario fino a prima "risorsa" di esclusiva pertinenza della quattro ruote.
Non sembrerebbe però che lo stesso accada in Liguria per la precisione nella Liguria di Levante in quel tratto di costa che va da Riva Trigoso a Moneglia dove le due belle cittadine sono collegate attraverso le gallerie un tempo facenti parte del dismesso tracciato ferroviario e traslocato da alcuni decenni più all’interno per renderlo più spedito e meno soggetto all’azione devastante del mare.
Una comodissima alternativa alla statale, l’Aurelia,che si inerpica nell’entroterra con una serie di tornanti prima di riprendere la via della costa con un’altra serie di curve e controcurve. Un diversivo anche all’autostrada che obbliga ad un giro ancora più ridondante o al treno, direttissimo, ma soggetto agli orari e poco pratico per la famiglia in vacanza. Tenuto conto che, a causa delle ridotte dimensioni in larghezza dei tunnel (d’altra parte ci doveva passare un solo convoglio alla volta), il flusso dei veicoli è regolato da un semaforo che obbliga ad attese relativamente lunghe, il traffico di veicoli è sempre sostenuto ed inteso, soprattutto durante il periodo estivo.
Tutto normale si direbbe, ma ecco che salta l’incongruenza: il traffico è vietato alle biciclette. Strano, ma verissimo. Possono passare tutti, ma le biciclette, le uniche che avrebbero diritto (o perlomeno più diritto)ad utilizzare il percorso, ne sono escluse. L’unico modo per andare a Moneglia in bici è quello di farsi l’Aurelia, una pedalata niente male per chi ha gambe e passione, ma sicuramente scoraggiante per chi non è così attratto dalla bici il quale ovviamente non si fa nessuno scrupolo nel prendere l’automobile. Una bella incongruenza, quasi un paradosso storico: quando in molti i Paesi si recuperano i vecchi tracciati ferroviari per renderli transitabili alle biciclette, magari anche in considerazione dell’elevata qualità paesaggistica del territorio attraversato, in Italia questo viene fatto per la auto.
Motivazioni? Provo a farmi un po’ di ragioni a questa assurdità: forse le amministrazioni preposte avranno pensato che i ciclisti una volta arrivati a Moneglia non possono più andare avanti. O forse perché le gallerie non sono illuminate, forse perché fa freddo e i ciclisti sono sempre così poco vestiti? Altro non saprei. Avrei però un’idea: se proprio non si può precludere alle auto di usare il tunnel e si deve continuare a tenere il divieto per le biciclette perché non organizzare un servizio di trasporto per ciclisti con bici al seguito usando autobus, anche non ultimo modello, appositamente attrezzati? In questo caso (incredibile dictu) sarei anche disposto a pagare!

Nessun commento:

Posta un commento

La forza della reazione