"Il re è
nudo" è l'urlo rivelatore della realtà nascosta che solo l'occhio
disincantato e scevro da pregiudizio può scorgere laddove perbenismo,
sudditanza e conformismo non riescono ad arrivare. Il ragazzino che denuncia le
vergogne esposte del sovrano dovrebbe assomigliarci perché è libero
disincantato e temerario. Proprio come oggi siamo abituati a vederci, o meglio,
come oggi ci dicono che dovremmo essere. Le addette della pulizia del museo di
Bolzano che buttano le bottiglie vuote e l’altra immondizia di contorno di una
installazione artistica sono semplicemente ignoranti o gridano consapevolmente
che il re è nudo e dunque quella che vedono è solo spazzatura e come tale va
gettata? Il re della favola viene salvato dalle vischiose lusinghe dei due
truffatori proprio da un esponente del popolo, il ragazzino ignorante, ma pervaso
da senso pratico, irriverenza e assenza di timore di fare vergognare il proprio
sovrano. Le inservienti del museo dei giorni nostri, immagino esponenti del
popolo pure esse, non sono più la garanzia di tutela nei confronti dell’irrazionale,
il vero nemico per chi si deve confrontare quotidianamente con la bestia della
fame, ma vittime consapevoli della propria ignoranza e insensibilità verso forme
alternative di espressione artistica. E per il senso comune imperante questo
non è tollerabile. L’episodio di Bolzano
mette in luce, con un’evidenza narrativa esattamente contraria alla fiaba dei
vestiti dell’imperatore che tutto è concesso, o per contro, censurato, nel nome
di una supposta o invocata creatività a tutti i costi. Io sto con le
inservienti. Vedo in loro lo stesso slancio di denuncia del ragazzetto della
favola. E chi le taccia di ignoranza sono quelli che lusingavano il re per
paura di perderne i favori. E le due artiste se proprio ci tenevano alla loro
opera potevo scrivercelo sopra che quella era arte. In fondo Piero Manzoni ce
lo scriveva sulle sue scatolette merda d’artista.
Attraverso le nostre scelte consapevoli è possibile diminuire i consumi per l'affermazione di un'economia sostenibile ed equa. Dai modelli di comportamento, ai trasporti e alle letture tutto è materia per un approfondimento che porti a discriminare tra l'utile e il vacuo, tra la sostanza e l'effimero, tra il modello virtuoso e il pedissequo seguito a richiami di inconsistente benessere.
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