"Il clima di una regione, come quello di tutta la Terra, ha subito nei millenni continue fluttuazioni. La variazione climatica è generalmente lenta e difficilmente apprezzabile nel corso di una vita umana. Avviene però talvolta che il cambiamento assuma, per il verificarsi di particolari circostanze un andamento più rapido del normale. Ci si accorge allora, rievocando fatti e condizioni passate e confrontandole con quelle presenti, della diversità climatica, e si conclude dicendo che una volta gli inverni erano più rigidi e che si aveva più neve. Il montanaro e l'alpinista potranno dire che il limite delle nevi perenni è più alto di una volta e che fronte del ghiacciaio si è notevolmente ritirata. Potranno anche precisare la misura della variazione avvenuta. E guarderanno sgomenti le rocce rimaste nude, perché qualcosa della montagna se ne è andato.
In questi ultimi decenni è stata effettivamente osservata una notevole variazione climatica, la quale ha subito recentemente caratteri particolarmente marcati. Essa corrisponderebbe sostanzialmente a un generale aumento della temperatura del complesso atmosferico-terraqueo"
Potrebbe sembrare una delle tante osservazioni empiricamente fatte da chi desidera rimarcare quanto viene oggi da più parti e a più riprese detto, ma sorprende che questo articolo sia stato scritto sul numero del luglio 1953 de "Le Vie d'Italia", la prestigiosa rivista del T.C.I. da Silvio Polli, ancora oggi ricordato come un meteorologo e studioso di chiara fama (fu un matematico che si dedicò agli studi di oceanografia, mareografia, fisica terrestre oltre ad essere un valente alpinista). L'articolo è imperniato principalmente sul ritiro dei ghiacciai documentato da numerose immagini fotografiche, scattate dallo stesso autore dell'articolo due anni prima alla stesura e molto eloquenti sullo stato di assottigliamento lamentato dall'autore.
Continua a scrivere Silvio Polli: "Assieme al rapido arretramento delle fronti si ha pure un forte assottigliamento dei ghiacci, che può essere di qualche metro per anno. E' interessante notare che in corrispondenza a questa generale fusione dei ghiacciai, si osserva un graduale aumento del livello medio di tutti i mari nella misura di circa 1,5 cm per decennio. Sono i ghiacci delle zone circumpolari e quelli dell'Antartide che danno il maggior contributo all'innalzamento del livello medio marino. Quelli alpini vi concorrono in minima parte". Ovviamente questa considerazione è suffragata dalla constatazione che potrebbe fare chiunque abbia una minima conoscenza di geografia e cioè che la quantità di ghiaccio presente ai poli è ben superiore a quella trattenuta dalle montagne, ma il progressivo scioglimento dei poli era già paventata come minaccia quasi settant'anni fa e se l'innalzamento del livello del mare nella misura indicata dal professor Polli fosse corretta una crescita generalizzata degli oceani di 10 centimetri avrebbe già procurato notevoli danni e squilibri in diverse parti del nostro pianeta.
"Le cause di questo aumento generale della temperatura non sono ben definite. Molto probabilmente sono da ricercarsi in un aumento della intensità della radiazione solare. Da misure eseguite da un ventennio presso l'Ossevatorio di Montezuma nel Cile, particolarmente attrezzato per queste ricerche, risulterebbe un aumento graduale del valore della costante solare, cioè dell'energia calorifica irradiata dal sole, del 0,001% circa per decennio".
Sul fatto che non i fosse concordanza sulle cause del fenomeno benché riconosciuto dalla comunità scientifica dell'epoca (la pubblicazione di un articolo di divulgazione scientifica su una rivista basata sull'attualità porta a pensare che il dibattito avesse anche allora, una eco molto ampia) non deve sorprendere in quanto la scienza non si nutre di certezze, ma certamente promuove nelle nostre coscienze un giustificabile dubbio sull'opportunità e la convenienza, anche politica, degli allarmismi degli scienziati.
La chiosa all'articolo ci riporta però ad una verità sublime, innata se vogliamo nella natura dell'uomo sensibile, e cioè che il destino della Terra non è indipendente dal nostro operato: "accontentiamoci per ora ad assistete durante le nostre escursioni allo svolgimento del raro fenomeno, comprendendolo nella mirabile manifestazione di questa Terra di cui noi pure siamo elementi partecipi".
(Chi fosse interessato ad avere l'articolo completo può scrivermi).
Continua a scrivere Silvio Polli: "Assieme al rapido arretramento delle fronti si ha pure un forte assottigliamento dei ghiacci, che può essere di qualche metro per anno. E' interessante notare che in corrispondenza a questa generale fusione dei ghiacciai, si osserva un graduale aumento del livello medio di tutti i mari nella misura di circa 1,5 cm per decennio. Sono i ghiacci delle zone circumpolari e quelli dell'Antartide che danno il maggior contributo all'innalzamento del livello medio marino. Quelli alpini vi concorrono in minima parte". Ovviamente questa considerazione è suffragata dalla constatazione che potrebbe fare chiunque abbia una minima conoscenza di geografia e cioè che la quantità di ghiaccio presente ai poli è ben superiore a quella trattenuta dalle montagne, ma il progressivo scioglimento dei poli era già paventata come minaccia quasi settant'anni fa e se l'innalzamento del livello del mare nella misura indicata dal professor Polli fosse corretta una crescita generalizzata degli oceani di 10 centimetri avrebbe già procurato notevoli danni e squilibri in diverse parti del nostro pianeta.
"Le cause di questo aumento generale della temperatura non sono ben definite. Molto probabilmente sono da ricercarsi in un aumento della intensità della radiazione solare. Da misure eseguite da un ventennio presso l'Ossevatorio di Montezuma nel Cile, particolarmente attrezzato per queste ricerche, risulterebbe un aumento graduale del valore della costante solare, cioè dell'energia calorifica irradiata dal sole, del 0,001% circa per decennio".
Sul fatto che non i fosse concordanza sulle cause del fenomeno benché riconosciuto dalla comunità scientifica dell'epoca (la pubblicazione di un articolo di divulgazione scientifica su una rivista basata sull'attualità porta a pensare che il dibattito avesse anche allora, una eco molto ampia) non deve sorprendere in quanto la scienza non si nutre di certezze, ma certamente promuove nelle nostre coscienze un giustificabile dubbio sull'opportunità e la convenienza, anche politica, degli allarmismi degli scienziati.
La chiosa all'articolo ci riporta però ad una verità sublime, innata se vogliamo nella natura dell'uomo sensibile, e cioè che il destino della Terra non è indipendente dal nostro operato: "accontentiamoci per ora ad assistete durante le nostre escursioni allo svolgimento del raro fenomeno, comprendendolo nella mirabile manifestazione di questa Terra di cui noi pure siamo elementi partecipi".
(Chi fosse interessato ad avere l'articolo completo può scrivermi).
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