lunedì 30 settembre 2013

Notizia d'altri tempi

All'Istituto Piepoli che mi ha interpellato per un'intervista telefonica chiedendomi quale fosse stata la notizia che più mi ha colpito, se solo mi avesse chiamato una settimana dopo, avrei potuto rispondere senza esitazione di essere rimasto tremendamente impressionato dal ritrovamento delle pietre preziose, improvvisa manifestazione di un'antica e dimenticata sciagura aerea avvenuta sul Monte Bianco quasi cinquant'anni fa.. C'è tutto quanto possa suscitare interesse per l'intreccio del romanzo di spionaggio, il film d'avventura e la sferzante atmosfera di un periodo. Siamo nel 1966 e l'aereo partito da Bombay sarebbe dovuto arrivare a New York se non fosse stato per un errore del pilota che sbagliò a valutare l'altitudine e si schiantò sul Monte Bianco prima della discesa verso Ginevra. Da allora il tesoro che viaggiava con lo sconosciuto passeggero è rimasto in balia delle mutevoli condizioni del paesaggio d'alta quota: è stato sepolto, è riaffiorato per sparire nuovamente per chissà quanti anni e per chissà quante volte. Fino a che un alpinista l'ha trovato e ne ha denunciato il ritrovamento. Ci sono già due elementi che fanno di questa storia una fiaba, una novella da Mille e Una Notte: le pietre preziose e l'uomo onesto che le ritrova. Non un portafoglio con fogli di banconote destinate ad andare fuori corso o trasformarsi in poltiglia, ma pietre preziose incorruttibili destinate a preservare il loro valore a beneficio di un provvido rinvenimento. C'è il rude, almeno nell'immaginario, e onesto uomo di montagna che quasi cinquant'anni dopo denuncia la scoperta e se ne rimane in attesa dell'erede che lo ringrazi e gli commisuri la giusta ricompensa. Ma soprattutto c'è l'India dei maraja con gli zaffiri sul turbante, proprio come quello cantato da Capossela, e il fantomatico scienziato indiano che trasportava piani segreti per permettere al suo Paese di costruire la bomba atomica e distruggere l'odiato Pakistan con il quale, guarda caso, continuano a scrutarsi in cagnesco sugli strapiombi delle montagne più alte del mondo. Forse sarebbe sceso a Ginevra per perorare la sua causa e fare valere i propri diritti. Perchè allora, più di oggi Ginevra valeva il buon senso dell'Occidente sulle questioni mondiali. Non poteva essere una storia di poco conto per sparire così, nel nulla. Allora si speculò anche che l'aereo fosse stato abbattuto da un velivolo militare, italiano pare. Tutto era troppo fantastico, imbevuto di un fascino, che almeno per quelli della mia generazione,continua ad alimentare fantastiche atmosfere d'altri tempi. L'India era quella dei santoni e nel 1966 i Beatles si fecero ammaliare dalla loro religione al punto da influire anche sulla loro produzione musicale. Iniziavano a diffondersi le pratiche di meditazione delle religioni animiste che avrebbero per anni influenzato la moda, l'arte, l'alimentazione e la letteratura. C'era anche la città dalla quale è decollato l'areo, Bombay, che oggi si chiama con un altro nome. Sicuramente non sapremo se il bravo alpinista francese riceverà la giusta mercede per il suo atto disinteressato e stringerà la mano al discendente di quell'antico trasvolatore. Difficilmente viene dato un seguito a notizie di questo tipo. L'obiettivo era creare un humus favorevole all'evasione. E con me ci sono riusciti.

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