giovedì 6 giugno 2013

La vita e la memoria

Non suonino come un rimprovero le parole di Papa Francesco quando afferma che un uomo che muore di fame non fa notizia, mentre i dati dell'andamento finanziario diventano oggetto di interesse generale. La storia e l'Umanità non si sono mai fermati davanti al dolore del mondo; lo hanno giustificato con dati e fatti e spesse volte i dati coincidevano con i listini delle quotazioni di borsa. Siano invece, le sue parole, comprese come una pura verità alla quale non ci possiamo sottrarre, sia per aiutare quell'uomo che muore e tanto meno per modificare l'andamento delle contrattazioni di borsa. Accettiamolo e basta. Accettiamolo perché il nostro mondo è piccolo e non può arrivare a comprendere tutto il male dell'universo. Il nostro vivere, così come lo dipingiamo con la mente,  è riempito e svuotato costantemente delle cose buone che gradualmente vengono sostituite da cose meno buone, inutili vacue. Il lavoro è importante, la responsabilità ben riposta, l'attaccamento e l'impegno sono fondamentali per consolidare la propria posizione sociale e di censo, ma come suonerebbero adesso per chi ha dimenticato per otto ore, che beffardamente sono tante quante le ore di lavoro contrattualmente convenute, il figlio in un macchina diventata un forno? Nulla, meno di zero. E' come se scoprissimo, uscendo dai luccicanti uffici di una city che quell'uomo che muore accucciato sotto un portone è nostro padre. E noi ci siamo dimenticati di essere figli. Fino al momento in cui non lo avremo più.

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