L'idea arriva dall'Olanda, ma è possibile replicarla ovunque nel mondo,
ovunque esistano persone disposte ad offrire gratuitamente la propria
esperienza a coloro che abbiano compreso l'assurdità della cultura del consumo
che ci ha attanagliato per decenni. Tutti hanno da dare qualche cosa soprattutto
se finalizzata a prevenire la spirale perversa dell'uso-consumo-riacquisto. Un
ingegnere in pensione che aggiusta gratis la televisione, un tecnico che
dà una regolata al computer, una signora con pochi impegni familiari che
rammenda e adatta vestiti lindi e perfettamente mettibili da bambini più
piccoli figli di genitori non necessariamente indigenti.
Tutto in un'accogliente atmosfera di un caffè dove fare due parole per
condividere un vissuto troppo a lungo sostenuto se confrontato con il breve
ciclo di vita degli oggetti che ci circondano e che, sostanzialmente, ci dovrebbero
facilitare la vita. Ferri da stiro che non sputano vapore perché nessuno li
vuole disincrostare, vecchie segreterie telefoniche che possono riprendere
a registrare con un'opportuna oliatura e pulitura, apparecchi elettronici che necessiterebbero
di una revisione per togliere fastidiosi gracchiamenti, un paio di scarpe che
necessitano solo di un po' di colla e di manualità, le riparazioni dell'automobile, del motorino, della casa.
L'Europa ha perso il suo primato perché non ha saputo valorizzare le
competenze. In Italia la crisi produttiva nasce dal depauperamento delle
abilità. Che hanno un prezzo più alto e meno confrontabile di un'ora di lavoro
di un operaio cinese o rumeno. Non sono state valorizzate semplicemente perché
per decenni ci siamo illusi di poterne fare a meno. Il mercato offriva roba
pronta. Riparare un oggetto prevede tempi lunghi che il consumo non si può permettere.
L'esperienza, le competenze e l'abilità dell'ingegnere, del tecnico, della
sarta possono ritrovare una giusta collocazione in un circolo produttivo che
per molti anni è stato considerato anti-mercato. In Olanda, ma anche in altri
Paesi si sta scoprendo che il Mercato è altrove. E lo si è scoperto
ripercorrendo a ritroso la filiera che porta milioni di oggetti prodotti e
ancora in buone condizione verso i luoghi di smaltimento, che sono, come disse
qualcuno riferendosi ai cimiteri di automobili, i peggiori monumenti della
nostra civiltà.
Leggi anche: "Un po' alla volta, contro la cultura dell'usa e getta", articolo di Sally McGrane pubblicato sul New York Times del 9
Maggio 2012. (traduzione su eddyburg.it)
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