giovedì 3 novembre 2011

Blocchi neri e blocchi bianchi: il vuoto della stessa ideologia

Potrebbe sembrare un’esagerazione, ma vedere come faccio io, lo stesso vuoto di idee nel blocco di Ponte Milvio per prendere d’assalto il megastore e portarsi a casa il telefonino e la televisione a basso prezzo o nelle vetrine sfondate dai  black bloc alcuni giorni fa, non è poi così azzardato.
Non sto facendo raffronti di gravità sull’atto in sé, ovviamente. Assieparsi di fronte alle vetrine per conquistare un telefonino è criticabile, sfondarle è esecrabile. Ma interrogarsi sul vuoto che in tutti e due i casi ha guidato le scelte di chi ha causato gravi disagi alla normalità è più che legittimo.
Siamo d’accordo: gli extracomunitari in coda davanti alle vetrine di Trony (perché poi si trattava in grande maggioranza di queste persone) hanno disciplinatamente rispettato la coda, osservato le indicazioni del servizio d’ordine e, soprattutto pagato alla cassa anche se è pur vero che i veri artefici dei disagi sono state le autorità cittadine che non hanno saputo prevedere le conseguenze. I black bloc hanno distrutto, sfregiato la città, non hanno pagato il conto e i disagi subiti dai romani non sono stati solo momentanei, ma destinati a permanere per lungo tempo ancora.
I black bloc hanno cercato di annientare i simboli del mercato che li ha mantenuti ed allevati per anni, gli extracomunitari si sono annullati in lunghe soste all’addiaccio per conquistare generi latori del benessere che hanno sempre solo avvistato dalla sponda  più povera.
Un grande vuoto in entrambi i casi. Un vuoto che tuttavia blocca e mette in ginocchio le città. Non sarebbe giusto accusare gli uni o dare delle attenuanti agli altri. Ci sono sicuramente ragioni di fondo al comportamento dei ragazzi in casco e tuta nera, ragioni che sono oggetto delle ricerche degli opinionisti dei giornali di queste settimane o aspetti irrazionali nell’impeto consumistico di chi a stento raggiunge la fine del mese, ma rimane pur sempre vero che l’aspetto  più preoccupante è proprio che nessuno riesce a dare una ragione plausibile di fronte a questi atteggiamenti vacui ed autodistruttivi.

In ultimo un avvertimento per le forze di polizia, amministratori, investigatori e servizi segreti: colpire le ragioni della protesta quando queste sono palesate e i loro portatori identificabili è facile come dimostrano i fatti della stazione Tiburtina dove cariche di polizia stanno disperdendo  300 studenti minorenni che vogliono sfilare in un corteo non autorizzato. Più difficile, ma non impossibile è fermare i black block distruttivi che sono filtrati nella capitale senza che alcuna autorità preposta al controllo della sicurezza riuscisse ad intercettarli o i consumatori d’assalto che si erano assembrati già dalla sera prima di fronte all’ingresso del magazzino senza che nessuna pattuglia dei vigili urbani, carabinieri o polizia ne denunciasse l’anomala presenza.

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