martedì 8 novembre 2011

Lettera a Giacomo

A Milano un ragazzino di dodici anni ha perso la vita investito da un tram. Stava tornando da catechismo, una semplice attività quotidiana che fanno tutti i nostri figli. Pedalava sulla sua bicicletta, in un viale semicentrale di Milano reso insidioso dai binari del tram che diventano micidiali quanto piove. E quel giorno pioveva. Scansava le macchine parcheggiate in divieto di sosta che quel giorno erano numerose come al solito. Per scantonare uno sportello aperto maldestramente ha perso l’equilibrio proprio nel momento in cui su quelle rotaie a cui faceva tanta attenzione, passava il tram arancione.
Caro Giacomo, la tua vita è finita in modo stupido e scellerato e io sono triste per la tua giovane esistenza che se ne va e per il dolore indescrivibile che vivranno i tuoi genitori, i tuoi amici, i tuoi insegnanti. Ma vorrei dirti qualche cosa di come sarebbe stata la tua vita di ciclista perché mi piace pensare che tu su quei pedali avresti trascorso ancora tanti anni. Mi aiuta a vederti ancora felice pensare al tuo desiderio di allargare l’orizzonte dei tuoi tragitti abitudinari e scoprire nuove strade, nuovi quartieri. Coscienzioso ed attento come dicono che sei sempre stato, con le mani ben salde sul manubrio della tua mountain-bike a guardare il mondo sempre più vicino. E poi più grande fare le gite con lo zaino e le borse sul portapacchi; il treno sul quale avresti caricato la bicicletta o forse no perché saresti stato forte e resistente e allora le trasferte te le saresti fatte tutte in sella pedalando. E poi, chissà, avresti girato qualche Paese che ha fatto della bici quasi una filosofia di vita e allora saresti tornato a casa con tante idee e tanti progetti per la tua città. O magari un campione, addirittura! Uno di quelli di un tempo e avremmo commentato una tua foto famosa dicendo che quello che passa la borraccia al grande rivale eri senza dubbio tu perché nella vita sei sempre stato generoso.
In ogni caso, sono quasi sicuro che saresti diventato un grande fanatico della bici anche perché avresti cominciato ad assaporare quel senso di superiorità che hanno tutti quelli che sono stati abituati da piccoli a muoversi sulla sella. Ti saresti mosso sicuro e veloce in mezzo al traffico passando in mezzo ai fiumi di macchine che, ne sono altrettanto sicuro, sarebbero state ancora troppe anche quanto saresti diventato grande perché il problema del traffico a Milano nessuno sarà stato in grado di risolverlo.
Anche se molti nuovi sindaci avranno fatto il loro bel giro in bicicletta a promettere tante piste ciclabili che puntualmente non si sarebbero mai costruite e nonostante le promesse che tragedie come la tua non si sarebbero mai più ripetute.
Ti scrivo questa lettera perché io tutte queste cose con la bicicletta le ho fatte e continuo a farle, ma solo perché sono quando io ero piccolo come te c’erano meno macchine che giravano; nella mia città non c’erano le rotaie del tram e i vigili erano severissimi con chi parcheggiava male la sua automobile. Allora i sindaci non promettevano le piste ciclabili perché le cose che i cittadini volevano erano altre, anche se oggi anche da me cominciano a costruirle.
Nella tua città quelli che prometteno le piste ciclabili e poi non le fa, non sono necessariamente persone cattive o negligenti, ma non sono come noi, caro Giacomo, appassionate delle bicicletta. Semplicemente perché se lo fossero capirebbero che non si possono fare circolare i ciclisti sulle strade dove passano i tram perché è pericoloso. E se non fanno le piste ciclabili per proteggere chi va in bici è solo perché questo rischio non lo avvertono, non lo capiscono.
Come non capiscono che le strade devono essere più sicure per chi va a piedi. Soprattutto i bambini come te che vanno a scuola e che troppo spesso vengono investiti sulle strisce da chi guida senza cervello. Ti faccio una domanda Giacomo: è ricco un Paese che non è in grado di proteggere i propri bambini? E’ possibile avere tutto e non avere una cosa così importante?
Per me il sindaco di Milano è una brava persona; penso che sia veramente dispiaciuto di quello che è successo e farà il possibile per aiutare tua mamma e tuo papà. Ma se fosse veramente un bravo sindaco, subito, il giorno dopo appena arrivato nel suo ufficio, sai cosa dovrebbe fare secondo me? Prendere tutte le scartoffie che ha sulla scrivania (anche quei progettoni importanti che costano tanti soldi) e con un braccio, come il tergicristallo della macchina, buttarle per terra e dire ai suoi collaboratori: voglio che da oggi si costruisca la più estesa rete di piste ciclabili di tutta l’Italia; anzi d’Europa. Ma che dico del Mondo. Su mettetevi al lavoro!
Cosa facciamo Giacomo, ci crediamo?

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