domenica 16 ottobre 2011

Mobilità e progetto comune. Si cercano adepti.

Arrivare in una città per lavoro, per turismo, da soli o con la famiglia e potere disporre sempre di un mezzo di trasporto che ci permetta di muoverci liberamente senza il bisogno di mezzi pubblici, taxi o altro. Senza spendere una lira.
Possibile? Adesso no, ma potrebbe diventarlo in futuro e se si concretizzasse  veramente sarebbe un successo della Rete, intesa nella duplice accezione della catena volontaristica che attua progetti di interesse comune e, ovviamente, di Internet.
L’idea è semplice: mettere a disposizione di chi viaggia in treno (ma anche in macchina se almeno rinuncerà ad utilizzarla in città) le vecchie biciclette che stazionano nei garage, nelle cantine e nelle soffitte degli italiani. Una volta rimesse in efficienza, renderle disponibili presso locali in prossimità della stazione (per esempio gli scali merci, ormai quasi tutti in disarmo) dei parcheggi di prossimità delle grandi città e offrirle a chi le userà per le proprie necessità.
A titolo gratuito. Rigorosamente gratuito. Non ci saranno tariffe a ora, abbonamenti, cauzioni, contributi, omaggi, mance. Niente. Perché solo se non circolerà una lira un’iniziativa di interesse comune avrà successo.
Cosa serve? Innanzitutto un promotore locale . Uno per ogni città o distretto che si attivi per mettere in piedi il sistema e che lo sorvegli affinché non vadano perse le finalità originarie.
Declinato in azioni, sarà necessario che ci si attivi per trovare le vecchie biciclette (ogni cantina ne dispone di almeno una o due di tutte le fogge e misure), rimetterle a posto e renderle disponibili alle necessità di chi predilige il mezzo a due ruote sempre e in ogni circostanza
Chi sosterrà i costi sono solo coloro che aderiranno all’iniziativa su base volontaristica. Questi oneri consisteranno innanzitutto nel tempo impiegato per cercare coloro che metteranno a disposizione le biciclette dismesse, il ripristino di queste, la ricerca dei locali in prossimità della stazione e il tam-tam per diffondere sulla rete l’iniziativa, ricercare nuovi adepti e allettare potenziali utilizzatori. I quali, al loro volta saranno i più entusiasti ambasciatori in patria dell’iniziativa. E quale sarà il tornaconto a fronte di tutta questa profusione di impegno? La possibilità di beneficiare dell’utilizzo di una bicicletta messa a disposizione da qualcun altro da qualche altra parte. Per chi ci crede può essere vantaggioso.
Per coloro che sono larvatamente portati a pensare che il mio progetto pecchi di eccessivo e distaccato disinteresse, posso affermare che agli inizi degli anni ’80 ho girato tutti gli Stati Uniti (due mesi in lungo e in largo) usufruendo dell’ospitalità gratuita di persone che aderivano idealmente alle finalità di Amnesty International. Non mi è stato chiesto un contributo, una tessera, un’ affiliazione o un atto di abiura. Solo un sincero scambio di idee e una reciproca disponibilità a ricambiare l’ospitalità un domani prossimo o remoto. Un assegno in bianco che ancora adesso, dopo molti anni, è pronto all’incasso. Servas, questo è il nome dell’associazione, esiste ancora oggi e sebbene non circoli denaro continua a corrisponde ospitalità a chi è disposto ad aprirsi agli altri, sia che si tratti dei viaggiatori o di chi offre disponibilità.
Il sistema a cui sto pensando è impostato sui medesimi principi: un’idea comune, la volontà di condividerla e lo sforzo per renderla pratica. Oggi tocca a me, ma domani potresti essere chiamato anche tu a fare lo stesso.
Questa è l'idea. Se ci sono adepti. si può entrare nei dettagli.

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