La politica si può esprimere in tanti modi. Quando impartisce saggi sulla moralità fa ridere, quando minaccia pene e restrizioni preoccupa, quando promette contribuisce a generare un nuovo partito che smaschererà il reprobo. Ogni tanto, raramente, usa parole buone. Ma quando lo fa, tocca il cuore. Oggi il Presidente della Camera lo ha fatto. Laura Boldrini ha esortato i disperati dei barconi a pensare all'Italia come ad un Paese che li considererà sempre e comunque benvenuti. Belle, come sono le parole della speranza, come una mano tesa che si allunga a chi sta affogando, come un sorriso ad un condannato a morte scortato verso il patibolo. Non si scandalizzino i gendarmi della difesa dei confini della Patria. Non sono le parole che legalizzano i clandestini, nessuno sdoganamento di politiche di immigrazione incontrollata. Sono le parole buone di una politica buona che sa vedere lontano e che, più di altro aiutano un disperato a vedere lontano: un ricongiungimento con la propria famiglia, una vita di opportunità che si profila davanti a chi rischiava solo fame e morte, o solo molti chilometri tra la propria incolumità fisica e gli aguzzini.
Un augurio di benvenuto: perché è buona la tua venuta se hai scelto la mia terra per scappare dalla tua e buona deve essere la volontà di chi ti accoglie.
Il Presidente della Camera ha usato le parole che dovrebbe usare il marinaio che soccorre il barcone semi affondato, l'operatore umanitario che rifocilla dopo giorni di sole, mare e paura, il poliziotto e il carabiniere che scortano al centro di prima accoglienza. Ma che spesso non usa il politico che agita la catastrofe, paventa la rovina e minaccia le cannonate. Parole che non vanno oltre il traguardo del titolo in giornale del giorno dopo. Le parole della speranza, come tutto ciò che è buono, restano.
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