lunedì 15 luglio 2013

Miracolo a Milano


Senza soffermarsi troppo sul significato di una bravata esibizionista e scellerata del giovanotto in cerca di "facili" momenti di gloria, un merito va comunque riconosciuto a Maurizio Di Palma, il base jumper autore del lancio dal Duomo di Milano degli scorsi giorni. Un merito che non tutti gli riconosceranno, soprattutto i Milanesi, così distratti e lontani, ormai soggetti senza alcuna storia che si muovono dietro le quinte di una città che oggi non offre più niente di concreto e vero. Quando Maurizio ha raccontato la sua notte sui tetti del Duomo, accuratamente celato alla vista dei sorveglianti per evitare di vedere sfumare il suo gesto eclatante (e fare passare dei guai ai malaccorti guardiani), ebbene, è riuscito a trasmettere le immagini in bianco e nero di una Milano viva, attiva, forte e altruista. La Milano degli anni del dopoguerra, produttrice, animatrice, promotrice. Severa con i suoi cittadini, ma anche con quelli che aspiravano a diventarlo. Ma sempre incline a concedere una nuova opportunità a tutti. E come tutte le città attive e dinamiche aveva i suoi ritmi e i suoi rumori: le saracinesche dei bar che aprivano di prima mattina, i primi passanti che attraversavano la piazza, i voli di piccioni da una parte all'altra, la ronda della polizia. E poi ll sole che incominciava a traforare le guglie e spandere i suoi raggi benefici sul tetto del Duomo. Immagini in bianco e nero, appunto, di una Milano che oggi non c'è più, ma che sa ancora farsi rimpiangere. Maurizio prima di fare il suo grande balzo, ha vissuto da una posizione privilegiata un'esperienza che ormai non prova più nessuno. E ha saputo raccontarcela. Tanti notti come queste Maurizio (e qualche salto in meno).

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