Si è sentito dire che Calderoli, che uomo sprovveduto certo non è, abbia saputo sapientemente cavalcare l'onda emotiva del proprio esiguo elettorato facendo giungere alla loro orecchie ingiurie volgari e infantili a carico di un ministro della Repubblica di pelle scura. Proprio quello il popolo padano avrebbe voluto sentire profferire da uno con la cravatta verde. Nonostante le scuse e le clamorose marce indietro per recuperare una pur minima dignità all'interno del sempre meno dignitoso emiciclo, esperti abili nel leggere le tattiche di sopravvivenza di asfittici partiti continuano a sostenere che nulla è nato per caso e che tutto corrisponde ad un disegno di propaganda politica che tenta il tutto per tutto pur di sopravvivere. Cosa certa è, che risulta difficile immaginare un Calderoli quasi timoroso nel profferire insulti tribali e deprecabili all'indirizzo di chi riveste, anche per aspetto fisico, la più deleteria nomenclatura delle colpe che costellano l'immaginario leghista: nero, donna, comunista e progressista. E' parimenti arduo immaginare un Calderoli a guinzaglio corto che vorrebbe esorcizzare le paure della valle padana, ma che per ragioni demagogiche sacrifica la propria intelligenza di fine uomo di Stato a vantaggio e consumo di un manipolo di scalmanati. Lui, in fondo, che con le parole in libertà ha sempre combinato qualche danno: dalle vignette al maiale sacrilego, dai commenti sulla tintarella di giornaliste troppo abbronzate, all'autodafé sul proprio Frankestein elettorale. Ammettendo anche, con ingenti sforzi di fantasia e buona dose di indulgenza, che il fine ultimo della tattica di Calderoli sia la sopravvivenza, che ben sappiamo essere la quintessenza di quella particolare dote che ci permette di scampare agli agguati che i sempiterni predatori ci tendono, è lecito domandarsi: perché nessuno parla dell'intelligenza della parte offesa? Il ministro della Repubblica Italiana Cecile Kienge, che mi pregio e mi onoro di scrivere nell'interezza della carica ricoperta, ha dimostrato un'intelligenza quasi inusuale per il panorama politico italiano. Ha smorzato subito i toni della polemica, portando l'accadimento da un piano personale ad uno istituzionale. Non ha replicato alle offese, mantenendo un tono distaccato dalla polemica che stava montando. Immagino che per il ministro l'incidente si sia chiuso nel momento stesso in cui era nato. Semplicemente perché, intelligentemente, più la bufera saliva, più si confaceva alle mire del nostro eroe della volgarità. Una tattica saggia, da politico navigato abituato a scansare i siluri della controparte. Un vero politico di stampo britannico, come d'altra parte il ministro, nato in un contesto culturale tipicamente anglosassone, è. E allora come non ravvisare quei primi segnali di cambiamento culturale che una vera politica di integrazione può portare? I commenti di Calderoli sono beceri, irrispettosi e soprattutto denotano una forte componente razziale. Ma non è il primo che parla senza riguardi per le differenze e non sarà certo l'ultimo. Il ministro Kienge, con la sua calma, la sua capacità di vedere al di là dell'ostacolo è veramente la prima a regalarci un comportamento da politico esemplare. Augurandoci che non sia l'ultima.
Attraverso le nostre scelte consapevoli è possibile diminuire i consumi per l'affermazione di un'economia sostenibile ed equa. Dai modelli di comportamento, ai trasporti e alle letture tutto è materia per un approfondimento che porti a discriminare tra l'utile e il vacuo, tra la sostanza e l'effimero, tra il modello virtuoso e il pedissequo seguito a richiami di inconsistente benessere.
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