martedì 6 marzo 2012

Quei due ragazzi più uniti che divisi

Chissà se Marco Bruno ha origini meridionali come il carabiniere che ha sbeffeggiato sotto gli occhi delle telecamera. Sarebbe uno sberleffo della sorte che a dividere due ragazzi sia lo stesso treno che molto tempo prima aveva accompagnato le rispettive famiglie dal Sud verso il miracolo del Nord industriale.
Oggi è lo Stato che anela ad un passaggio a nord . E’ disposto a tutto per mantenere un cordone ombelicale con i corridoi di passaggio europeo, talmente disposto che sta sostenendo la ferrovia, un mezzo di trasporto sul quale, in passato, non ha mai creduto.
Attribuire la violenza ad una parte o all’altra non cambia l’interpretazione delle ragioni e delle accuse. Lo Stato ha buon gioco a mantenere un clima di tensione e l’ostinazione a non cedere alle ragioni dei manifestanti è sicuramente colpevole in considerazione che le proteste non sono fuoco di paglia, ma movimenti di resistenza spontanea ormai consolidati e con vaste frange di adesione trasversale.
I due ragazzi che si sono fronteggiati sull’autostrada, il manifestante ei il carabiniere, hanno più cose che li uniscono rispetto a quelle che li dividono: il futuro davanti, una famiglia da formare, gli amici d’oltralpe, l’università in Francia, un lavoro all’estero o i parenti emigrati da andare a trovare. Per fare questo un treno comodo, pulito e in orario è più che sufficiente. L’alta velocità non è necessaria. A loro come a noi.
Lo Stato deve prendere atto che sta portando avanti con irrazionalità le ragioni di un’opera inutile, costosa e destabilizzante. Per l’ambiente e il contesto sociale.
Trovo difficile comprendere le ragioni di tanto e diffuso sostegno bipartisan all’opera, quando nessuno è in grado di spiegare le oggettive necessità. Trovo ancora più difficile comprenderle quanto l’arretrato nel riammodernamento dei treni, quelli che viaggiano a velocità più basse, ma che rispondono ad una necessità fondamentale di trasportare persone e merci per tutto il Paese, è spaventoso.
Le pecorelle, quelle vere, sono i politici, ministri compresi, che recitano la parte di chi si indigna per le violenze e la forsennata resistenza all’avanzamento dell’opera. Non vogliono fare il più piccolo passo indietro e prendere atto dell’inutilità dell’opera.
Marco e il carabiniere sono solo due agnelli da sacrificare. Non pecorelle.

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