venerdì 8 luglio 2011

No Tav: il morto che ancora non si vede.

E’ curioso l’atteggiamento di un Paese che ritrova la volontà di sedersi ad un tavolo e comprendere le ragioni dell’altro solo con un cadavere ancora caldo steso per terra, quasi a invocare le urla di dolore di chi lamenta una morte assurda come un buon auspicio per il buon esito della trattativa.
Così è stato a Genova, così è ogni anno negli stadi e nelle guerriglie di fine partita, ogni week end davanti alle discoteche. E così sarà presto anche in Val di Susa.
Con questo non voglio esimermi dall’esprimere la mia opinione sulla questione: la linea ad Alta Velocità che dovrebbe attraversare le Alpi piemontesi è un’opera costosa, ma soprattutto inutile. Costosa in termini di oneri economici, sociali e ambientali, voluta da una classe politica che non ama il treno, che non lo ha mai amato.
Che cavalca la necessità del trasporto su ferro quando ha sempre dato seguito a politiche inconcludenti e miopi di favori incondizionati al trasporto su gomma generando una costellazione, unica in Europa, di microimprese di cui oggi si pagano le conseguente per disorganicità, costi eccessivi, sfruttamento di manodopera clandestina, incidenti e, soprattutto, il permanere di uno stato di ricatto perenne a fronte delle ennesime rivendicazioni della categoria.
E’ un’opera che ricalca, con piglio di grandeur quella che già esiste che andrebbe rammodernata e attualizzata alla necessità del trasporto intermodale dei tempi correnti. Con positive ricadute in termini di occupazione e opportunità di sviluppo dell’economia locale. Perché ancora non è stato confutato l’assioma che dimostra che tanti piccoli interventi di recupero fanno una grande opera pubblica. Fanno solo molto meno rumore e questo non piace alla politica che cerca solo il fragore dei potenti mezzi da scavo e delle tonnellate di terra da smuovere.
Ma, la questione non è questa. Il punto doloroso è che nessuno è disposto a trovare vie d’accordo e che sembrerebbe che non esista altra via d’uscita se non un immane sacrificio da una delle due parti. O per "mano poliziotta", come diceva Guccini quando elencava i più stupidi modi di morire o con le onorificenze e il cordoglio di circostanza se a cadere è un ragazzo in divisa.
Domenica prossima probabilmente, ci sarà un'altra giornata di scontri. Con nuovi fermi di manifestanti, poliziotti feriti e dichiarazioni di politici che andranno a sostenere le reciproche parti.
E intanto la rabbia cresce.

1 commento:

  1. complimenti come sempre, ho condiviso questo articolo sulla bacheca del mio fb con uno splendido commento...almeno spero...per chi si sa distinguere attreverso una mente brillante come la tua...spero ti faccia piacere...ciao dany

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