venerdì 22 luglio 2011

L'hotel in vetrina.

La moria di piccole attività commerciali nei centri delle città sta assumendo le dimensioni di un vero e proprio flagello economico e sociale.
Sono ormai frequentissimi i negozi di recente costruzione che hanno mostrato per più tempo il cartello “affittasi” o “vendesi” che un’insegna commerciale. Le storiche botteghe del centro chiudono per impossibilità di sostenere costi ingenti, difficoltà di ricambio generazionale e l'indifferenza delle istituzioni.
Un negozio che chiude difficilmente verrà rimpiazzato. E la vetrina, quella che era una volta lo specchio dove si rifletteva l’orgoglio del titolare, diventa un occhio vuoto che mostra solo polvere, rifiuti e cartacce.
Il circolo ha imboccato decisamente la strada del vizio: la proprietà dell’immobile è assillata da oneri ed è costretta a chiedere aumenti del canone d’affitto mentre l’attività del suo inquilino si dibatte affannosamente contro le amministrazioni cittadine che sembrano essere più sensibili alle logiche faraoniche della grande distribuzione, la grande apportatrice di oneri di urbanizzazione, ICI e altri balzelli per rimpinguare le asfittiche casse comunali. La soluzione è una sola: chiudere prima di dilapidare il capitale accumulato nei periodi di grassa.
Così i centri storici perdono attività tramandate per generazioni e le città perdono anche buona parte della propria essenza perché un’insegna dell’Esselunga o della Lidl non sarà mai parte del patrimonio artistico e neppure elemento imprescindibile della cultura locale, ormai così di moda tra gli esponenti del primo partito a sostegno dell’attuale governo.
Se dunque il negozio, quello tradizionale, sembra avere perso la sua funzione originaria, ovvero accogliere i clienti che fanno la spesa di giorno, di notte potrebbe tornare ad avere una sua utilità, una ritrovata funzione durante le ore tradizionalmente definite di chiusura. Trasformare un negozio sfitto in una stanza d’albergo economica potrebbe essere un’idea vincente e facile da realizzare. E con tante implicazioni positive inaspettate. Provo ad elencarne qualcuna. Innanzitutto si tratta di una formula commerciale appetibile: la possibilità di dormire in centro città in una zona servita da altre attività commerciali come ristoranti, bar e negozi ad un prezzo abbordabile e con modalità di prenotazione veloci per mezzo di una piattaforma web può interessare ad una vasta percentuale di persone che vogliono spendere il meno possibile per passare la notte. Si tratta di un’iniziativa commerciale tipicamente a rete: i proprietari dei negozi si consorziano per lo sviluppo della piattaforma di prenotazione e di gestione dei pagamenti e rimangono titolari della loro micro attività occupandosi personalmente delle pulizie e delle convenzioni con altri esercenti prossimi alla stanza per i pasti e la colazione, che beneficerebbero, fra l’altro, di sensibili incrementi di affari. Volendo potrebbero responsabilizzare “persone senza fissa dimora” abitudinari frequentatori della zona per il presidio di sicurezza dei locali contro atti di vandalismo o di protezione degli ospiti (c’è poco da ridere: un sistema di micro-alberghi ricavati da container in disuso attivo in Olanda prevede un forte coinvolgimento di homeless disposti a collaborare). Una parte dei ricavi dell’attività può, coerentemente, andare a sostegno di iniziative umanitarie a favore di persone che vivono per strada.
Il negozio, quello che ha offerto per decenni il suo ventre molle alla grande distribuzione a causa degli “orari poco compatibili con le esigenze dei consumatori moderni” si riprende la sua rivincita. Avrebbe l’occasione per dire “ Ecco, mi volevate vedere morto perché non riuscivo a superare il crepuscolo con i miei orari da Italietta del dopoguerra? Adesso io vivo di notte e voglio vedere chi mi dice qualche cosa!”
Purtroppo, di fronte ad un’apparizione di questo tipo, chi avrà qualcosa da dire sarà una nutrita schiera di esponenti di innumerevoli categorie: innanzitutto gli albergatori che sosterranno i problemi di sicurezza per gli ospiti – e avrebbero ragione - soprattutto in fase di accesso e uscita dalla stanza che da direttamene sulla strada. Poi i condomini che potrebbero non gradire ospiti sconosciuti all’interno del proprio stabile. Le forze dell’ordine potrebbero non essere contente di non potere facilmente accedere ai registri degli ospiti… Insomma, come ogni cosa, se avrà successo potrebbe trovarsi la strada lastricata di cattivi propositi da parte di terzi. Ma è altrettanto vero che per ogni cosa di può ovviare con una soluzione che accontenti tutti. Per esempio per la sicurezza si potrebbe pensare ad un sistema di chiave a codice che oltre ad permettere l’accesso alla stanza allerti, digitando una sequenza di tasti particolare, la pattuglia di polizia più vicina nel caso in cui fossi oggetto dei turpi desideri di un maniaco che mi vuole trascinare nella stanza ed agire indisturbato.
I capitali iniziali per la conversione sono molto contenuti. Si tratta di oscurare le vetrine, rendere i locali isolati acusticamente, installare gli impianti per la climatizzazione e i sistemi di allarme, sicurezza e arredare il tutto con mobili semplici e funzionali.
Gli alberghi negozio potrebbero nel giro di breve riqualificare i centri delle città offrendo nel contempo un modo nuovo ed inaspettato di concepire il viaggio e la scoperta di una città.
Si tratta solo di partire.

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