domenica 12 settembre 2010

Oggi cucino io. Con le mie bambine.


Ho scoperto quanto è bello rinunciare ad andare al ristorante e starmene a casa a cucinare con le mie bambine.
Sebbene anche i pasti fuori casa inizino ad accusare i tempi di crisi e i ristoratori abbiano rinunciato a proseguire nell’incremento di prezzi ingiustificato partito qualche anno fa, per una famiglia media andare a cena fuori è ancora un onere elevato. Se fino a qualche tempo fa la pizzeria era il surrogato della cena al ristorante, dopo il passaggio all’euro semplificato dai pizzaioli con il semplice rapporto 1 a 1 (un migliaio di lire, un euro), anche la migrazione in massa al ristorante cinese sta cominciando a mostrare qualche segno di riflusso. Rimangono i Kebab che, salvo i provvedimenti restrittivi di qualche consigliere leghista in vena di censure, offrono ancora il gusto della cena stuzzicante a prezzi popolari.
Anche per me e la mia famiglia, le frequentazioni al ristorante si sono assottigliate, ma ho scoperto l’immenso piacere che si può trarre dal decidere con i propri figli di rompere la normale routine del pasto preparato a casa e trasformare la cena del sabato in una vera uscita al ristorante.
Nel nostro caso è stato facile perché la famiglia di mia moglie è di antiche tradizioni piemontesi e la preparazione dei cibi in casa ha sempre fatto parte del trasferimento per linea materna del bagaglio di ricette e segreti culinari. Questo ha comportato il fatto di avere due figlie che nonostante la tenera età, sono molto consapevoli di quello che mangiano, critiche nei confronti del cibo e desiderose di imparare in fretta.
Da parte mia c’è sempre stata la volontà di sperimentare cose nuove e di cucinare in modo decente giusto per togliermi dagli impacci e cavarmela da solo.
Abbiamo così deciso di cimentarci, almeno una volta alla settimana, nella nostra cena con nuove proposte gastronomiche, proprio come al ristorante, provvedendo anche alla parte coreografica della tavola e della sala. Qualche coppia di amici di vecchia data con figli disposta a prestarsi all’esperimento o qualche parente indulgente ed ecco che ci sono anche gli ospiti verso i quali è importante fare bella figura.
Il risultato è sempre molto positivo e divertente.Ed istruttivo per tutti. Anche per me.
Innanzitutto le ricette. Mica andiamo a cercare piatti complessi ed elaborati con ingredienti costosi e di difficile reperibilità. Usiamo solo quello che c’è in casa: avanzi, verdure,frutta, formaggini, uova, conserve. Al massimo qualche verdura di stagione che ci ispira e che troviamo al mercato il sabato mattina: zucche, cavoli, erbette, rape. Il bello sta nel trovare le formule e le alchimie giuste per trasformare il cibo di tutti i giorni in un piatto nuovo ogni volta. Io fornisco qualche spunto raccontando i piatti che ho visto preparare sotto il mio naso in una catena di self service presso il centro commerciale vicino all’ufficio. Le bambine provano, sperimentano, assaggiano. Cominciano a prendere le misure con le proprie decisioni e le proprie scelte decidendo di aggiungere un ingrediente sapendo che il risultato potrebbe non incontrare il palato degli ospiti.
Le bambine imparano anche a seguire un processo di lavoro stabilito a priori che parte dalla raccolta di tutti gli ingredienti e degli utensili, con l’assegnazione dei compiti e delle responsabilità, tipo non fare bruciare il soffritto o non mettere troppo sale nella pasta e termina nel calcolo dei tempi necessari per stabilire a che ora gli ospiti dovranno sedersi a tavola. Importanti sono gli ammonimenti sulle operazioni da non fare mai da sole e i controlli che la grande deve fare sulla piccola per evitare che combini disastri o che si faccia male.
Una volta a tavola le bambine raccontano agli ospiti come le pietanze sono state preparate e le fasi che le hanno coinvolte direttamente. Ammiccando ogni tanto al papà per fare intendere che condividiamo dei segreti che non riveleremo mai.

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