giovedì 9 gennaio 2014

Le vite meravigliose che non vogliamo


Il nostro Paese deve ripartire da una rinnovata fede verso i valori della Costituzione. L’Italia ha bisogno di bruciare nuove energie per potere ripartire. La nostra pulsione verso i principi fondanti della Democrazia e delle sue istituzioni si stanno affievolendo a causa di un naturale processo di assuefazione e di un, meno naturale, senso di scoramento scaturito dalle penose condizioni della nostra politica. Ma la forza della Carta della nostra Repubblica è ancora in grado di trascinare chi la abita verso azioni di valore finalizzate al bene comune? La domanda non dobbiamo farla a noi stessi, ma a chi tra i precetti della nostra Costituzione riesce ancora a ravvisare la possibilità di una nuova vita e di una nuova speranza. Chi viene da zone di povertà, di guerra e di prevaricazione non può non trovare conforto nelle parole scritte dai costituenti che, allora, coltivavano la stessa utopia per se stessi e per le generazioni a venire. Quello slancio e quel fervore hanno prodotto, nel corso di molti decenni, grandi risultati a beneficio di tutti. Oggi la spinta si sta esaurendo. E' necessaria ricaricarla. Noi non possiamo farlo, ma chi arriva disperato si. E' necessario che l'Italia sappia gestire in modo più propizio a se stessa, l'accoglienza verso chi sbarca come profugo, rifugiato e reietto. Il nostro non è solo un Paese con tanta costa per permettere sbarchi clandestini, ma è soprattutto una Costituzione ad elevatissimo senso civico, calibrata sulle pari opportunità, livellata sull’uguaglianza, sull’equità e sulla visione sociale dell’azione collettiva; un insieme che se ben recepito può garantire ottime opportunità di giustizia, senso civico e uguaglianza. Basta solo saperlo. E crederci. Noi lo sappiamo, ma ormai, ci crediamo poco. Chi arriva disperato non lo sa, ma è pronto a scommetterci.
Frank Capra, nella sua autobiografia “Il nome sopra il titolo” ha saputo raccontare bene il senso di forza e coraggio generato dalla comprensione dei chiari, potenti e riconosciuti precetti fondanti degli Stati Uniti. Lui, arrivato bambino dalla Sicilia, senza un soldo, senza istruzione, senza nulla, figlio di braccianti agricoli sbarcati in California per raccogliere le arance, diventerà il regista per eccellenza del sogno americano. Nessuno più di lui, né prima né tanto meno dopo, è riuscito a trasmettere i valori dell'America vera: libertà, solidarietà, forza della legge e rispetto delle Istituzioni. Nei suoi innumerevoli film Capra ha rappresentato i drammi personali di chi pensa di essere arrivato alla fine e decide di buttarsi nel fiume proprio la notte di Natale; ha celebrato il senso dell’onestà dell’uomo che crede nelle parole di uno dei Padri della Patria scritte nel marmo e a queste darà seguito per fare trionfare verità e giustizia. Lui, con quella faccia da uomo del Sud ha fatto tornare a credere nei valori fondamentali gli americani con gli occhi azzurri e le bocche sottili, riuscendo anche a diventare il più fidato cineasta di guerra durante il conflitto per convincere,  con i cortometraggi commissionati dal Governo, il suo popolo che stavano preparandosi per  una guerra giusta. Frank Capra ricorda spesso nel suo libro che è stato grazie al fatto che ha potuto studiare, frequentare persone al di fuori dalla cerchia della dannata povertà dentro la quale la sua estrazione lo avrebbe costretto, che ha potuto prendere coscienza delle opportunità che gli avrebbe potuto offrire il grande Paese dove era venuto a vivere. E il commosso ringraziamento che traspira da ogni pagina del racconto della sua vita è quello di gratitudine nei confronti di un Paese che lo ha accolto senza emarginarlo perché la sua legge avrebbe punito la discriminazione, la disonestà e le diseguaglianze.
Nel nostro Paese i governi che si sono succeduti negli ultimi due decenni non hanno saputo cogliere, al pari di persone come Frank Capra, questa grande opportunità di cambiamento. Un vero cambiamento che avrebbe portato dei risvolti epocali di cui però continuiamo ad avere paura. Non ci fidiamo di chi viene da fuori per un atavico senso di possesso e di difesa, scordandoci che i capitoli della nostra costituzione sono stati concepiti per permettere l’esercizio delle nostre libertà anche in presenza di elementi esterni, estranei e differenti. Eppure nessun Governo, nessuna legge ha affrontato il problema dell’immigrazione con la mente aperta di chi vede solo il bene, con la sicurezza e la serenità di potere contare su un ordinamento che tutela e che protegge, ma allo stesso tempo incoraggia e rincuora chi di diritti ne ha sempre avuti pochi. Questo slancio vitale, questa sete di rivalsa, questa energia nuova per il nostro Paese spesso si spegne sui fondali del Canale di Sicilia, si smorza dentro i centri di accoglienza e lo si umilia per le strade delle nostre città. Eppure la speranza e la volontà di emergere dalla dramma può portare tutti a immaginare una vita meravigliosa.
Un invito e un augurio per il nuovo anno a politici impauriti, cittadini disillusi, studenti demotivati, imprenditori rassegnati: apriamo le porte ai nuovi italiani. La loro felicità di oggi sarà la nostra serenità domani.


Frank Capra (1989) - Il nome sopra il titolo. Autobiografia - Ed. Lucarini - 88-7033-368-X

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