E’ possibile che il sistema
ferroviario locale di una regione come la Lombardia collassi per colpa di un
software che non funziona come dovrebbe? Si è possibile. Anche se non dovrebbe
mai accadere l’evento non è per nulla scongiurabile.
Quello che non dovrebbe succedere
è che i malfunzionamenti e i disagi cagionati dal guasto si protraggano per
giorni e giorni prima che la normalità venga ristabilita. Chi viaggia in treno
in questi giorni avrà vissuto una delle più bizzarre situazioni di caos
ferroviario mai sperimentate in anni di vita da pendolare: treni che sparivano
letteralmente dai cartelloni elettronici, manco fossero transitati vicino al
triangolo delle Bermuda, ritardi scellerati, annunci contrastanti e assoluta
inettitudine del personale a gestire la situazione.
Per colpa di un software, nuovo
fra l’altro, che improvvisamente non
funziona più.
Perché deve colpire la nostra
immaginazione il fatto che non si sappia gestire una serie di anomalie causate
da un software che, a quanto pare, funziona egregiamente in tutta Europa? In
primo luogo perché un black-out nei trasporti come quello che ha rischiato di
paralizzare per più di una settimana buona parte della Lombardia è un delitto
di gravità inaudita e come sempre stenterà a trovare dei colpevoli, ma anche
perché mette in luce una grave lacuna delle modalità di gestione di un servizio
critico come i trasporti pubblici: la capacità di gestire in modo razionale e
programmato un’emergenza.
All’avvicinarsi della fatidica
scadenza dell’anno 2000 aziende, enti, istituzioni e governi impegnarono
risorse elevatissime per scongiurare un blocco dei sistemi informativi e
relativi servizi annessi qualora i software non riconoscessero un anno con tre
zeri. Si parlò allora, anche in Italia di contingency plan e recovery plan. Che
fecero la fortuna di molti consulenti d’azienda che scovarono il modo di
pompare una sensazione di precarietà e guadagnare con piani di intervento per gestire
i supposti cataclismi di sistemi telefonici che si sarebbero potuti ammutolire,
comunicazioni radio disattivate, porte blindate collegate ad allarmi che
improvvisamente si sarebbero spalancate e altri nequizie del genere. Ovviamente
nulla di tutto questo successe, neppure a livello del semplice computer di
casa. Però fu una bella esperienza. Soprattutto in Italia. Molte aziende
multinazionali attivarono piani di intervento presso le proprie sussidiarie
sparse per il mondo richiedendo al management locale di redigere due documenti
fondamentali, l’ossatura portante di qualsiasi situazione di crisi: il
contingency plan, ovvero che cosa fare per gestire un’emergenza come la
mancanza di energia elettrica, l’interruzione di un flusso di informazioni, il
crollo di un ponte, un terremoto, un avvicendamento di governo poco favorevole
e via dicendo e che cosa fare per tornare ad una situazione di normalità, il
recovery plan. Per noi italiani fu una significativa esperienza scoprire che
con una certa percentuale di pragmatismo anglosassone, una buona dose di capacità
di analisi teutonica e una valida base organizzativa di stampo francese avremmo
potuto ottenere una tenore di sicurezza lievemente maggiore dello strofinamento
del cornetto. Peccato che fu un esercizio che non generò buoni frutti. Almeno presso
le tre aziende che gestiscono il traffico pendolare in Lombardia: Trenitalia,
Ferrovie Nord e Trenord, neonata dal connubio delle prime due che vuole
crescere senza tenere conto delle tare ereditate dai genitori.
Ai fini pratici una situazione
simile a quella vissuta dai pendolari lombardi si sarebbe dovuta gestire
ripristinando in tempi brevissimi il vecchio software e ripristinare il nuovo
in un conteso protetto, senza fare patire ulteriori disagi ai viaggiatori.
Parrebbe invece che ci si sia accaniti per cercare di fare ripartire il nuovo
senza contare i disagi che avrebbe causato. Tanto nessuno paga. E a proposito
di pagare, un inciso sugli stipendi spesso giudicati esagerati dei manager
delle aziende di trasporto di interesse pubblico: se tra i compiti rientra
anche la gestione di situazioni di emergenza anche lo stipendio più alto è da
considerarsi un giusto indennizzo per la responsabilità assunta. Altrimenti
sono immeritati o si è riposta fiducia su persone, scusate, incapaci.
E' perlomeno incauto attivare un nuovo software prima di Natale, nel periodo più convulso dell'anno. Quando poi spesso le gelate creano problemi alle linee elettriche (purtroppo succede ancora).
RispondiEliminaDi solito le prove si fanne, per esempio, in agosto. ma perlomeno si potevano attenderei giorni di vacanza in cui il traffico era dimezzato.
E poi spesso accade di sentire: "Io di queste cose non ci capisco niente" .. da amici nostri che le gestiscono. Tanto loro usano l'auto e non il treno.