Dovrebbe destare sospetti questo improvviso interesse dello Stato nei confronti della nostra salute. L’idea di tassare le bibite gassate per contenerne il consumo, soprattutto da parte dei più giovani, è l’ultima trovata per estorcere quattrini accampando scuse che hanno solo un flebile fondamento.
Cominciamo a parlare delle priorità: se la nostra salute fosse così importante da imporre delle rinunce perché non si stabiliscono delle regole per contenere l’uso di veicoli a motore che ammorbano l’aria? L’inquinamento da traffico in Italia ha punte elevatissime nelle nostre città, soprattutto presso scuole, ospedali e centri urbani. Eppure non vi è stata una, dico una, legge nazionale che abbia definito delle linee chiare per il contenimento del traffico a motore nelle città a favore di mezzi meno inquinanti.
Questo il ministro non lo mette tra le priorità. E’ molto più pericoloso ed insidioso il pericolo che si cela dietro le bottiglie delle bibite gassate ad una festicciola di compleanno. Sia chiaro: un eccesso di zuccheri è sicuramente nocivo per la salute, soprattutto durante la fase della crescita. Un bambino sovrappeso oggi è un adulto obeso domani con tutte le patologie che ne deriveranno: ipertensione, scompensi cardiocircolatori e malattie invalidanti come il diabete. Ma non è sicuramente una tassa sul consumo che incoraggia a comportamenti virtuosi. Vogliamo infatti parlare del fumo, del gioco, delle scommesse tutte attività sulle quali lo stato lucra in modo sconsiderato. E non si può dire che siano attività che non lascino segni sul fisico e sulla psiche. Il gioco, poi, è una piaga che non compromette solo l’equilibrio di chi vi si dedica in modo compulsivo, ma anche di quelli che gli stanno attorno. E lo stato che fa? Si lava la coscienza ammonendoci di giocare in modo responsabile. Come dire ad un pilota di formula uno di non superare i limiti di velocità.
E il consumo smodato di alcolici, peraltro già gravato da balzelli ed imposte, oltre che regolato da leggi spesso disattese, che sta dilagando tra i giovani? Anche questo è meno importante?
Gli introiti andranno a sostenere campagne ed iniziative per contrastare l’obesità infantile. Come fanno in Francia, dice il ministro Balduzzi. Già. Peccato che la Francia abbia una lunghissima esperienza di politiche di lotta all’obesità e al sovrappeso. Il programma Epode, partito in Francia circa 15 anni fa e che si è esteso ad altri Paesi europei come la Spagna, la Grecia e il Belgio, ha contribuito ad una significativa riduzione dell’indice di massa corporea di migliaia di bambini residenti in comuni campione scelti in tutto il paese. L’esperienza di Epode, che è stata possibile grazie alla collaborazione congiunta di genitori, medici scolastici, insegnanti ed allenatori (Epode è l’acronimo di Ensemble, Prévenons L’Obésité des Enfants) ha raccolto un’elevata partecipazione da parte dei bambini che sono oggi molto più consapevoli delle proprie scelte alimentari. Non a caso uno degli spot televisivi che fungevano da supporto alla campagna rappresentava la mano di un bimbo che davanti al frigo indugiava sulla confezione di yogurt alla frutta per poi scegliere senza esitazione quello naturale, molto più salutare. Ma non servono solo gli spot televisivi lava-coscienza come vorrebbe fare il nostro ministro: serve un vero impegno, costante assiduo e duraturo. E soprattutto molti investimenti e non solo finanziari. A proposito di coerenza: l’Italia che vanta una percentuale record di bambini obesi o sovrappeso non ha mai voluto aderire al programma Epode.
Sarà curioso vedere come se la caverà il ministro di fronte alle rimostranze dei colossi della ristorazione commerciale come MacDonald, Autogrill per non parlare dei produttori di merendine e bevande zuccherate come Coca Cola, Ferrero e Bacardi che non vedranno di buon occhio un’ulteriore contrazione dei consumi. In Francia, la Danone ha avuto parecchio da ridire sullo spot del bambino salutista che sceglieva lo yogurt magro. Ne aveva chiesto addirittura il ritiro. Ma il governo francese ha tirato dritto. Riusciranno anche i nostri paladini della salute pubblica?