Ebbene,
tutti sapevano e alla fine è successo: i navigator sono rimasti senza lavoro e
coloro che avrebbero dovuto aiutare grazie alle rotte impartite, continueranno
a rimanere disoccupati. Lo scopo di traghettare falangi di disoccupati nel
mondo del lavoro è naufragato miseramente in un mare di improvvisazione,
pressapochismo e scarsa programmazione. Diciamocelo: ma chi credeva veramente
che la figura del navigator avrebbe portato il nostro tasso di disoccupazione
giovanile a livelli più accettabili? Fatti salvi quelli obbligati per piaggeria
politica a sventolare poco credibili entusiasmi, in realtà nessuno. Il reddito
di cittadinanza ha fatto parlare più che altro per i loschi figuri che con
alcuni raggiri, per la verità neppure troppo complicati, riuscivano ad
intascarlo e farne un uso anche abbastanza strafottente, come i bulli violenti
della periferia romana vergognosamente messi in luce dai recenti fatti di
cronaca.
Ammettiamo anche che una misura di sostegno al reddito per
chi non ce la fa sia ideologicamente condivisibile e sacrosanti tutti i
tentativi per rendere meno pesante la vita di persone colpite dalla malasorte,
ma il reddito di cittadinanza, così come è stato varato sotto la spinta del
clamore mediatico, rimane una grande occasione sprecata. Sprecata perché non è
stata finalizzata alla riduzione di un'altra grande piaga che ferisce l'Italia:
il lavoro nero. Sarebbe stato più opportuno ancorare il provvedimento del
reddito di sostegno proponendo a tutti i datori di lavoro in nero di uscire allo
scoperto denunciando i propri lavoratori e accettando dallo Stato un contributo
per permettere a chi era destinato ad una vita di lavoro irregolare uno
stipendio minimo per vivere degnamente. Sarebbe bastato garantire una sorta di
condono tombale al datore di lavoro clandestino a fronte dell'accettazione di
assumere il proprio dipendente in nero senza aggravi sul costo da lui sostenuto
in precedenza. La differenza sarebbe stata a carico dello Stato.
Un esempio per chiarire: il panettiere sotto casa dà al
garzone che fa le consegne 500 euro al mese e chi si è visto, si è visto. Un
giorno lo Stato propone al panettiere di assumere il suo garzone con una spesa
che non supererà i 500 euro che spendeva prima. La differenza la mette lo
Stato: per pagare le tasse, i contributi, gli oneri per la sicurezza sul lavoro
e per fare beneficiare all' ex dipendente in nero di uno stipendio mensile di
700/800 euro al mese. Inoltre il datore di lavoro in nero "emerso"
non avrà nessun problema con la legge per sfruttamento di lavoro abusivo perché
lo Stato lo grazia per le malefatte precedenti. Reddito di sostegno, salario
minimo, reddito di cittadinanza, lo si chiami come si vuole, ma emanato in
coppia con la leva dell'emersione del lavoro nero. A quel punto la figura del navigator
avrebbe potuto essere il referente per tra lo Stato che sana e i datori di
lavoro in nero che emergono. Il loro ruolo poteva essere quello di scavare
sotto la crosta dell'impiego clandestino, cercare gli interessati prospettare
l'opportunità e facilitare i passaggi per la regolarizzazione. Invece
l'occasione, è andata persa.
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