mercoledì 2 dicembre 2020

Navigator di breve corso

Ebbene, tutti sapevano e alla fine è successo: i navigator sono rimasti senza lavoro e coloro che avrebbero dovuto aiutare grazie alle rotte impartite, continueranno a rimanere disoccupati. Lo scopo di traghettare falangi di disoccupati nel mondo del lavoro è naufragato miseramente in un mare di improvvisazione, pressapochismo e scarsa programmazione. Diciamocelo: ma chi credeva veramente che la figura del navigator avrebbe portato il nostro tasso di disoccupazione giovanile a livelli più accettabili? Fatti salvi quelli obbligati per piaggeria politica a sventolare poco credibili entusiasmi, in realtà nessuno. Il reddito di cittadinanza ha fatto parlare più che altro per i loschi figuri che con alcuni raggiri, per la verità neppure troppo complicati, riuscivano ad intascarlo e farne un uso anche abbastanza strafottente, come i bulli violenti della periferia romana vergognosamente messi in luce dai recenti fatti di cronaca. 

Ammettiamo anche che una misura di sostegno al reddito per chi non ce la fa sia ideologicamente condivisibile e sacrosanti tutti i tentativi per rendere meno pesante la vita di persone colpite dalla malasorte, ma il reddito di cittadinanza, così come è stato varato sotto la spinta del clamore mediatico, rimane una grande occasione sprecata. Sprecata perché non è stata finalizzata alla riduzione di un'altra grande piaga che ferisce l'Italia: il lavoro nero. Sarebbe stato più opportuno ancorare il provvedimento del reddito di sostegno proponendo a tutti i datori di lavoro in nero di uscire allo scoperto denunciando i propri lavoratori e accettando dallo Stato un contributo per permettere a chi era destinato ad una vita di lavoro irregolare uno stipendio minimo per vivere degnamente. Sarebbe bastato garantire una sorta di condono tombale al datore di lavoro clandestino a fronte dell'accettazione di assumere il proprio dipendente in nero senza aggravi sul costo da lui sostenuto in precedenza. La differenza sarebbe stata a carico dello Stato. 

Un esempio per chiarire: il panettiere sotto casa dà al garzone che fa le consegne 500 euro al mese e chi si è visto, si è visto. Un giorno lo Stato propone al panettiere di assumere il suo garzone con una spesa che non supererà i 500 euro che spendeva prima. La differenza la mette lo Stato: per pagare le tasse, i contributi, gli oneri per la sicurezza sul lavoro e per fare beneficiare all' ex dipendente in nero di uno stipendio mensile di 700/800 euro al mese. Inoltre il datore di lavoro in nero "emerso" non avrà nessun problema con la legge per sfruttamento di lavoro abusivo perché lo Stato lo grazia per le malefatte precedenti. Reddito di sostegno, salario minimo, reddito di cittadinanza, lo si chiami come si vuole, ma emanato in coppia con la leva dell'emersione del lavoro nero. A quel punto la figura del navigator avrebbe potuto essere il referente per tra lo Stato che sana e i datori di lavoro in nero che emergono. Il loro ruolo poteva essere quello di scavare sotto la crosta dell'impiego clandestino, cercare gli interessati prospettare l'opportunità e facilitare i passaggi per la regolarizzazione. Invece l'occasione, è andata persa. 


mercoledì 25 novembre 2020

Il Maestro

Anche se il dolore per la perdita del figlio, dell'unico amatissimo figlio, era ancora aperto, il Maestro aveva deciso di riprendere a lavorare. Certo, lavorava quel poco che l'età gli concedeva: per qualche gruppo di conoscenti che voleva il salame come una volta, un aiuto a chi, più giovane di lui, aveva deciso di continuare con il mestiere. Il Maestro adesso si concedeva: era tornato alla vita, al "suo" mestiere, e sentiva che era la cosa più giusta per ricordare suo figlio. E di questa decisione, erano in molti ad essere felici.

"Maestro" si sentiva chiedere, "ma qual è il segreto per fare salami così buoni?" gli domandavano quei macellai da week-end desiderosi di caricare nei bauli delle Volvo salami e coppe da stagionare nelle loro villette, giù in Pianura. "Ma non lo vedi?" avrebbe voluto rispondere brusco il Maestro. "Ma non vedi come la mano gira piano la manovella per spingere l'impasto dentro il budello?"

"Tu non sai quanta calma, quanta pazienza ci vuole per evitare che oltre alla carne, entri anche l'aria, nemico di ogni macellaio che si rispetti?" E gli tornava in mente il volto del figlio, col suo sguardo da bambino, intento a reggere il budello che di lì a poco, suo padre, con maestria, avrebbe insaccato. Com'era bravo e diligente! Attento e scrupoloso; bramoso di imparare i segreti e diventare un bravo macellaio, l'erede in tutto e per tutto del Maestro. Ma questo non si è avverato, per uno scherzo beffardo del destino. Una tromba d'aria che si scatena improvvisamente, un albero che si schianta sulla strada, sulla macchina, proprio mentre lui sta passando... Vedi l'aria che scherzi che tira!

E allora gira, Maestro, gira piano la manovella altrimenti entra l'aria. E anche se adesso c'è un "cittadino" a sentire quello che dici con quella budella biancastra e umidiccia che gli penzola dalle mani, non importa. Il tuo bambino adesso non ha più paura dell'aria. Nemmeno delle urla del suo babbo.

Perchè il salame più buono del mondo si fa solo con tanto amore.

giovedì 1 ottobre 2020

Lionel Trusney


L'aria delle prime luci dell'alba sembrava sottrarre luce e colore anche a quell'angolo di paradiso sperduto in capo al mondo. Non un rumore; solo qualche uccello lanciava un urlo ogni tanto. Sulla spiaggia apparvero tre uomini. Camminavano in fila. Quello in mezzo aveva il capo chino anche se, in altezza, sovrastava i suoi compagni. Dopo qualche istante la barca si staccò dalla spiaggia e prese la direzione della nave. Il mare era calmo e il lieve rollio della lancia era dovuto più che altro ai vigorosi colpi di remo dei marinai. L'uomo col capo chino sedeva immobile e persisteva nel suo atteggiamento. Quando si avvicinarono alla nave uno dei rematori afferrò l'estremità dello scalandrone e con un gesto deferente invitò il passeggero a salire a bordo. Lo sbandamento della nave fece rotolare una bottiglia attraverso il ponte. Il rumore svegliò un marinaio che, probabilmente ubriaco, la sera prima si era appisolato su un sacco di vele. Guardò lungamente l'uomo mentre camminava a capo chino . Un sorriso di ammirazione misto a derisione passò sul suo sguardo inebetito. Il terzetto scese sottocoperta. Il capitano era già seduto alla scrivania.Guardò prima un marinaio e poi l'altro. Alla fine posò gli occhi sul suo ufficiale che continuava a tenere gli occhi bassi. Senza aspettare, uno dei marinai posò sul tavolo un involucro di iuta. Conteneva chiodi, cardini, gangli e altri oggetti di metallo. Il comandante guardò l'ufficiale con la bocca aperta, sbalordito e irritato. 

L'ordine era stato dato, Inaspettato, ma salutato con urla di gioia dall'equipaggio. Tutta la velatura fu messa al vento. I giovani cadetti esultavano scivolando lungo le vele di mezzana afferrandosi all'ultimo  ai pennoni prima di una mortale caduta sul ponte. Le due lance con a bordo quattro o cinque uomini iniziarono a rimorchiare la nave verso il largo. A bordo altri uomini erano all'argano. Quando l'ancora uscì dall'acqua, lasciando dietro di se una macchia di sabbia e alghe, partirono gli urrà. Il nostromo urlava ordini mentre la grande ruota veniva fatta girare vorticosamente per agevolare le manovre di tonneggio. In pochi minuti la nave era pronta per prendere il largo anche se nella baia, molto ridossata, il vento era ancora debole. Il nostromo diede l'ordine alle due lance di continuare a remare verso il largo. Il comandante non si era ancora visto. 

Sulla spiaggia l'agitazione degli indigeni aumentò quando fu chiaro che la nave sarebbe partita. In pochissimo tempo una decina di canoe prese il mare. Le urla di incitamento e le invettive contro gli stranieri che partivano improvvisamente riempivano l'aria che cominciava a farsi tesa. Le piccole canoe grazie ai colpi di pagaia dei piccoli uomini con la pelle dorata erano velocissime. Sulla lancia in testa, a prua, sedeva una giovane donna che muoveva le braccia in modo voluttuoso. Dietro di lei, due uomini giovanissimi, pagaiavano con rabbia. In quel momento apparvero a babordo il capitano e l'ufficiale che indossava una camicia bianca con vistose strisce di sangue sulla schiena. Entrambi guardavano lo spettacolo delle canoe che si avvicinavano. Il capitano guardò la donna. Era completamente nuda e continuava la sua strana danza fatta con i soli movimenti delle mani. Urlava e cantava, ma la sua voce non era distinguibile; sicuramente diceva  qualcosa di osceno e offensivo. Era completamente nuda con le gambe divaricate. Quando furono a poca distanza dalla nave la donna portò entrambe le mani in direzione del pube. Guardava i due uomini con sfida e rabbia, ma non riusciva a togliere dai suoi occhi un velo di tristezza. Il comandante, sorpreso dal gesto, ebbe un sussulto di vergogna. Si girò verso l'ufficiale con un sorriso imbarazzato. L'ufficiale guardava la donna, ma pensava ad altro. Erano arrivati a traverso del promontorio e il vento rinforzò. La nave con una decisa sbandata prese il vento e abbandonò l'isola. Gli indigeni seduti sulle loro canoe ormai ferme, affranti, guardavano la nave che se ne andava. 

Il 17 dicembre del 1786 la Great Spirit of Endeavour attraccò al porto di Bristol dopo 632 giorni di mare attraverso il globo. Il comandante sir Paul de Larissange era appena entrato nella sua cabina. La sua nave aveva perduto quattordici uomini per cadute, risse e per postumi mal curati di punizioni corporali a seguito di tentativi di ammutinamento e fuga. I risultati delle esplorazioni erano di estremo interesse e la lettera che aveva appena finito di scrivere era destinata alla Reale Accademia Geografica dove sicuramente sarebbe stato invitato per una conferenza. Si volse verso la banchina e dalla vetrata di poppa e vide il primo ufficiale Lionel Trusney che avanzava con il suo bagaglio verso una giovane donna accompagnata da un ragazzo di circa dodici anni e una bambina di poco più di cinque. Salutò la donna con una stretta di mano, si volse al ragazzo che fece un inchino. Cercò di accarezzare la bambina, ma questa di strinse al fianco della madre. Il comandante assistette alla scena e pensò alla fuga di Trusney, ai suoi propositi di ammutinamento, alla donna che aveva amato e che aveva comprato scambiando piccoli oggetti di metallo, sconosciuto tra gli indigeni, per avere protezione  e riparo durante la fuga. Aveva dovuto riprenderselo quel validissimo uomo di mare. Anche se sapeva che Lionel Trusney non era fatto per la vita di terra. 


giovedì 17 settembre 2020

Terra di santi, eroi e navigatori


Cercate la terra di santi, eroi e navigatori? Cercatela in Valtellina, in questo angolo di montagne dure incastrate tra la Svizzera e laghi profondi. Da dove sono partiti a migliaia missionari per terre da fame, miseria, guerre, violenze e malattie. Partiti e, se tornavano lo facevano solo per morire in pace dopo decenni di missione. I missionari della Valtellina si sono sparpagliati in tutti gli angoli del mondo per unire, costruire, difendere. Per proteggere i deboli e ammansire i violenti. Anche don Roberto Malgesini, ucciso a coltellate era valtellinese. Anche lui di indole missionaria aiutava i disperati "a casa sua" come vorrebbe la propaganda leghista a proposito degli aiuti all'Africa. Don Roberto non ha lasciato la sua terra perché ha visto in nuovi confini dell'emarginazione a Como, a pochi chilometri da Morbegno, Valtellina, a pochi chilometri dalla Svizzera. Anche lui è morto di violenza, ma a casa sua. La Valtellina ha sacrificato un altro figlio per un sentimento di giustizia, di carità e di umana comprensione che da secoli alberga nel cuore di questa gente straordinaria.