Tempo
fa, nell'infausta occasione di presentare denuncia per l'incursione di ladri
nella casa di campagna di mia suocera, il solerte maresciallo dei carabinieri
della locale stazione ci chiese senza preamboli se avessimo subito il furto di
armi tenute in casa. Alla nostra risposta negativa riprese un atteggiamento più
sollevato e cordiale e fornì la motivazione della sua brusca domanda, che,
d'altra parte, era facile immaginare. Considerata, infatti, l'inveterata
abitudine di tenere armi da caccia nelle abitazioni di campagna, i ladri vanno
a colpo sicuro sapendo di avere buone possibilità di aggiungere al bottino
qualche fucile, doppietta se non addirittura pistole o peggio. La
preoccupazione del diligente milite era pertanto giustificata dalla
consapevolezza che un'arma nelle mani sbagliate è un'arma mille volte più
pericolosa di un'arma in mani esperte. Allargare la possibilità di detenere
armi per legittima difesa è un pericoloso lasciapassare alla
proliferazione di armi potenzialmente in grado di uccidere per motivi che quasi mai saranno legati ai propositi legittimi sostenuti dai
fautori della legge. Non è il caso di scendere alla ratio politica della
proposta; basta soffermarsi sulle cifre rese disponibili
dalle autorità preposte al rilascio di licenze per porto e detenzione di armi: oggi, al netto di minorenni, interdetti, carcerati, diffidati, sorvegliati e altri soggetti
attenzionati, ogni onesto cittadino italiano ha a disposizione tre armi, un
piccolo arsenale, che può raddoppiare, nel caso in cui, come chi scrive, non possieda neppure una fionda. Un piccolo arsenale che può essere sottratto,
rapinato, usato di soppiatto ad insaputa del legittimo affidatario per
rapinare, minacciare, uccidere. Oppure che diventa una legittima difesa del
legittimo detentore per torti immaginari o ingigantiti cagionati dal coniuge,
dal collega, dal passante o da chi ti guarda in cagnesco dal finestrino
dell'auto accanto. E i precedenti non sono certo oggetto di cronaca
occasionale.
Permettere una proliferazione di armi, anche se sostenuta da una
legge dello Stato, condivisibile o meno, è un errore. Le conseguenze di questo
errore sono largamente prevedibili. I crimini in Italia sono
in netto calo, ma la sensazione della necessità di una legge che permetta a
chiunque di sparare a chiunque è forte. C'è nell'aria una crescente, pericolosa e irrefrenabile voglia di sparare. Chi sostiene queste
velleità giustizialiste e promuove questa legge non è in buona
fede.