mercoledì 20 dicembre 2017

I coraggiosi di Como

Rosa Park, piccola donna di colore rifiutandosi di cedere il posto che occupava, per la legge di allora abusivamente, ha acceso la miccia della rivolta contro leggi inumane ed ingiuste che ferivano profondamente una nazione democratica. Piccoli studenti cinesi si sono messi davanti ai carri armati intenzionati a schiacciare i moti di piazza. Piccoli gesti di ribellione dettati dalla disperazione aprono la strada a grandi cose. Ma bisogna essere coraggiosi e pronti a perdere quasi tutto, se non tutto. L'occasione è sfumata ai vigili urbani di Como che avrebbero potuto mettere in luce il proprio coraggio obiettando sull'opportunità di multare i clochard e i piccoli benefattori che ogni mattina servono loro latte caldo e biscotti. Non si sono posti il problema e sono stati ligi alle leggi che giustamente, devono rispettare. Ma se rispettare la legge è un ordinario atto di senso del dovere, non rispettare un dettato profondante irrispettoso della dignità di chi soffre vale ancora di più del senso civico. E' uno straordinario atto di coraggio. Vediamo le cose dal punto di vista del sindaco di Como: lui sa che la vista di un barbone è fonte di fastidio per il cittadino, il turista, il commerciante. Il provvedimento emanato va sicuramente nella direzione giusta per aumentare il suo consenso. Ma dimentica, il primo cittadino comasco, che il mondo di oggi anche se violento, intollerante, strafottente e presuntuoso ha ancora un punto debole: il rispetto e l'ammirazione verso chi dimostra di avere coraggio di sfidare il potere nelle sue più aberranti manifestazioni. 

martedì 5 dicembre 2017

Un miglio di libertà

Ha una bella fantasia il sindaco del comune di Pescate a ritenere che la voglia di andare possa trovare un suo limite nella mancanza di "adeguata copertura assicurativa". Eppure il divieto ai ragazzi profughi che scorrazzano in bicicletta per le vie del suo comune l'ha messo proprio questo personaggio a metà strada tra il leghista della prima ora e il doganiere svizzero. Persone del tempo che fu, adatte oggi solo ad essere riesumate per qualche film di costume oppure a fare ridere anche i propri cittadini. Che magari lo hanno pure votato, ma sono stati toccati in un punto ancora più sensibile del portafoglio, ancora più importante della sicurezza a casa propria, ancora più determinante delle supposte radici celtiche: la voglia di essere un punto sul globo libero di spostarsi senza una logica, senza una meta, senza un vincolo. Fino a quando la vita varrà la pena di essere vissuta per un uomo la libertà di movimento avrà un valore assoluto e per andare tutto tornerà utile: una bicicletta arrugginita, un paio di gambe malferme, una carrozzina. Non ci fermerà una polizza scaduta. 




giovedì 23 novembre 2017

Ovunque proteggici

Se può avere senso augurarsi che il sottomarnio argentino San Juan sia esploso improvvisamente senza lasciare scampo al suo equipaggio e soprattutto di avvertirlo della fine imminente, allora auguriamocelo. Un lampo e la vita termina in un amen. Ma se così non fosse stato, se la fine fosse stata proceduta da una lenta agonia, allora all'amen bisogna sostituire l'Ave Maria recitata
in silenzio o in corale raccoglimento in fondo da qualche parte dell'irrequieto Atlantico Australe simultaneamente a quelle davanti alla recinzione della base navale di Mar del Plata. L'immagine della Madonna che soccorre chi è in difficoltà, l'estremo ausilio di fronte alla fine imminente, ovunque dove la terra si raccorda al mare, ha il volto di una donna. E' un'icona serena di madre dispensatrice di speranza e di misericordia anche quella ingenuamente dipinta sulle migliaia di tavolette di legno raccolte nei santuari della Liguria, della costiera Amalfitana, della Bretagna. Anche la Madonna Azzurra che pende su una donna distrutta dal dolore è una madre che dispensa speranza e sollievo. Anche a chi prega in una bara in fondo al mare. Ovunque, proteggici.

Terra, acqua, aria

Da ragazzino mi capitò di ascoltare i discorsi di tre superstiti di guerra: un alpino, un marinaio e un sommergibilista. L'alpino raccontava un episodio legato alla ritirata di Russia: il freddo e il terrore dell'imboscata gli si dipingevano ancora negli occhi. Il marinaio lo ascoltò e alla fine disse "ma almeno voi avevate la terra sotto i piedi e nonostante tutto quella era ancora un punto fermo. Lui era stato silurato nel mar Rosso e passò vari giorni e notti attaccato ad un salvagente aspettando i soccorsi. "Noi non avevamo nulla sotto i piedi e quando sentivamo qualchecosa che ci sfiorava erano squali che venivano ad attaccarci" Parlò infine il sommergibilista: "io non racconto di me ma di un mio amico disperso con il suo sommergibile da qualche parte in fondo all' oceano Indiano. Ogni giorno vivo per lui il dramma di chi non ha terra dove appoggiarsi, acqua dove nuotare e, ad un certo punto, neppure l'aria per respirare".