giovedì 10 ottobre 2024

Memorie arrugginite


E' una notizia che è passata un po' in sordina, ma dato che oggi ricorre il 61° l'anniversario della tragedia del Vajont vale la pena informare che è stata digitalizzata e resa consultabile da tutti l’intera documentazione processuale relativa alla catastrofe della diga. Si tratta di una mole enorme di documenti raccolti in circa duemila faldoni contenenti atti processuali, memorie difensive, piantine, rilievi, perizie e immagini, che grazie alla buona qualità della digitalizzazione, sono anche di ottima definizione. Tutta la documentazione è consultabile su un sito che fa riferimento ai Beni Culturali e che attinge dall'Archivio di Stato di Belluno. Questa notizia l'ho appresa dal curatore e animatore del canale YouTube Lost Structures che da molti anni si occupa di recuperare la memoria storica delle opere che un tempo fecero crescere il nostro Paese e che oggi vedono solo crescere le erbacce. Tornando al Vajont e ai materiali oggi consultabili è probabile che possa ancora esserci un ultimo sussulto vitale del desiderio di memoria e che nel giro di qualche anno possano vedere la luce opere che portino alla scoperta di realtà ancora inesplorate sulla tragedia. Paolini potrebbe scrivere una delle sue memorabili pièce teatrali sullo sviluppo dei processi giudiziari e mettere in scena la vergognosa strategia di spostare i processi in centro Italia, all'Aquila per la precisione, per scoraggiare l'assieparsi di parenti desiderosi di conoscere la verità e vedere i colpevoli condannati. Avvocati, storici, giornalisti, ricercatori o semplici appassionati potranno mettere le mani su un patrimonio di informazioni che, attraverso una strada piuttosto che un'altra, porterà sempre allo stesso traguardo: quanto è grande e vasta l'insipienza umana. Ma che senso ha oggi recuperare la memoria di fatti che oggi potrebbero essere finiti tranquillamente nel dimenticatoio? Un senso lo può dare il lavoro che sta facendo il canale YouTube Lost Structures che partendo da evidenze come complessi industriali e militari abbandonati, impianti, anche di svago e divertimento, diventati cumuli di macerie e rifiuti, luoghi di intenso sfruttamento economico quali miniere, linee ferroviarie, cremagliere, funicolari e impianti di risalita propone interessanti riflessioni circa le ragioni che hanno contribuito a concepire opere grandiose destinate sfidare il tempo, ma che si sono dovute accontentare di pochi decenni di attività. Gli interessanti commenti del curatore del canale, la documentazione a compendio delle riprese derivante delle sue ricerche personali, fortuiti ritrovamenti di evidenze trascurate per anni unite ad una robusta competenza nel settore delle tecnologie costruttive e impiantistiche ci portano a fare valutazioni sulle circostanze che contribuirono a investimenti di miliardi di lire (di allora) di cui oggi rimane solo ruggine e rovina. La guerra, innanzitutto, che fosse combattuta, difensiva o fredda ha disseminato il nostro Paese di fortificazioni, tunnel scavati nelle montagne, impianti per telecomunicazioni segrete, basi per antenne e segnalazioni altrettanto segrete. Poi l'economia, il boom con la fame di energia elettrica. Ecco, dunque, gli invasi e le turbine che sconvolsero la morfologia di montagne spettacolari e in alcuni casi, vedi Vajont appunto, anche la vita di intere comunità, ma che fornivano le energie per fare crescere l'Italia industriale, moderna e proiettata nel futuro. E infine il divertimento che spesso si esaurisce in impianti sciistici abbandonati, funivie mai rimesse in funzione, discoteche diventate palestra per vandalismi di ogni sorta. Ma non si pensi alla denuncia dello scempio perpetrato in ragione dell'interesse di pochi. Per esempio, gli impianti idroelettrici che Lost Structures ha fatto conoscere sono stati costruiti ai tempi delle prime ferrovie che attraversavano le valli che declinavano verso la pianura Padana. Con l'energia prodotta si muovevano i treni, i primi insediamenti produttivi nel settore tessile, meccanico e cartario attingevano forza motrice e le comunità circostanti beneficiavano di luce e energia elettrica. Gli impianti, prima del gigantismo della SADE ovviamente, erano relativamente piccoli, ben costruiti e concepiti con ridondanze in modo da potere essere potenziati a fronte di un incremento della richiesta di energia. Le strade di collegamento sono ancora oggi in uso e vengono percorse anche per escursioni su panorami fantastici. Oggi tutto questo non è più recuperabile. Niente potrà essere messo in funzione. L'obsolescenza, l'inattività qualche calamità come alluvioni e terremoti hanno fatto il resto. Non da ultimo lo spopolamento delle valli che non giustifica più investimenti di tale portata. Oggi è solo la memoria che ci porta a visitare questi posti, una memoria non storica o ideologica, ma materiale derivante proprio da quello che posso toccare e vedere. Se poi qualcuno, bravo, preparato e competente ci da una mano a capire, è meglio. 

www.youtube.com/@LostStructures

https://www.archiviodigitale.icar.ben...

giovedì 3 ottobre 2024

Chiodo scaccia chiodo

Nella solita logica punitiva salviniana le colpe dello scompiglio ferroviario dello scorso 2 di Ottobre che ha sconvolto Centro e Sud Italia sono di una ditta esterna che ha incautamente piantato un chiodo che ha generato, in stretta successione, la serie di eventi nefasti succeduti ieri.  I colpevoli sono già stati messi di fronte alle loro responsabilità, tuona il ministro, e per sempre privati del privilegio di lavorare in futuro per le ferrovie. Va bene, chi sbaglia paga, ma era proprio il caso di fare pubblica accusa dei pasticci combinati da altri. "E' colpa di un chiodo piantato maldestramente". Ma era il caso di dirlo? Ci vantiamo di avere uno dei sistemi ferroviari ad alta velocità più avanzati del mondo, ma diventa vulnerabile per un buco fatto da uno sconsiderato. Allora questo vuol dire che i nostri viaggi in treno possono essere messi a rischio per una sbadataggine, non escluso anche per colpa di un sorcio, che notoriamente è goloso di cavi elettrici. Ma prima di sparare a zero su qualcuno (topi compresi), non sarebbe meglio aumentare le verifiche di sicurezza immaginando tutti i possibili incidenti, dai più insignificanti, vedi chiodo, ai più catastrofici (esiste qualche cosa del genere che si chiama recovery plan e lo usano già anche nei ristoranti e negli stabilimenti balneari). E non sarebbe anche opportuno controllare l'affidabilità delle aziende che collaborano, prima che il danno venga causato e non fare la faccia cattiva dopo? E chi avrebbe la responsabilità di testare l'affidabilità dei collaboratori esterni. Le Ferrovie; ma dai? E poi è il caso di dire che le nostre ferrovie possono essere messe ko da un chiodo? Se qualche fanatico comunista, anarchico e ambientalista (per non menzionare altre categorie care al ministro Salvini) gli venisse in mente di piantare un altro chiodo, questa volta al nord. cosa avremmo il Paese bloccato per due chiodi?

Non poteva il ministro Salvini rispondere democristianamente con le solite frasi tipo "stiamo monitorando gli eventi, stiamo attuando i provvedimenti d'emergenza previsti, cercheremo le cause e i responsabili" sapendo che nessun responsabile sarebbe mai stato punito?

Non poteva Salvini non lasciarsi sfuggire per una volta l'occasione per stare zitto?