martedì 17 settembre 2024

Ma quali confini?


Salvini ha decisamente toccato il fondo con la sua retorica fuori luogo sulla difesa dei confini della patria. Ha funzionato per un po' giusto il tempo per prendere voti e acquisire notorietà, ma adesso la misura è colma. Inascoltabile. Anche perchè l'idea di difendere qualchecosa deve necessariamente essere abbinata ad un qualcuno da combattere. E nella retorica salviniana quasi mai chi attenta all'integrità della patria sono i profughi disgraziati, ma tutti quelli che ci girano intorno: ecco dunque le accuse agli operatori delle ONG, ai giudici, alla sinistra buonista, insomma tutto il mondo civile che semplicemente non la pensa come lui. E che non pensa neppure a lui. E' bene che Salvini, che adesso dovrà solo difendere se stesso dalle gravi accuse che gli sono state addebitate, sappia che qualcuno che difende la patria, lecitamente e onorevolmente, esiste veramente. In primis il presidente Mattarella sempre vigile nel difendere i confini della nostra Costituzione quando i principi fondanti che sono democratici, solidaristici e antifascisti vengono attaccati dalle manovre subdole di chi ritiene di poterle scardinare. Il suo operato è attento, inesorabile, puntiglioso e rigoroso. Mattarella difende i confini della Carta Costituzionale dagli attacchi che potrebbero minare la nostra idea di libertà e di convivenza. E non se ne vanta. E' la senatrice Segre che difende con forza e senza sconti i confini della civiltà dagli attacchi delle barbarie che ormai attentano continuamente alla storia del nostro Paese rileggendo i fatti più esecrabili del nostro passato recente con una ingiustificabile clemenza. Anche chi ha deciso di perlustrare il tratto di mare più segnato da invisibili lapidi del mondo e che aiuta dando una mano a chi di confini ne ha superati tanti, troppi e non vuole che il mare diventi il confine che non si riesce a superare. La mano tesa di chi li salva è la difesa della dignità dell'Uomo. Ma anche loro non se ne vantano. Al massimo presenziano al processo di Salvini a Palermo. E in ultimo, se proprio vogliamo fare della retorica, parliamo delle decine di migliaia di giovani italiani, tanti del sud, che sono morti difendendo, loro si, i confini della patria dell'Italia della guerra della prima guerra mondiale. Giovani e morti per ragioni indecifrabili, difficili da comprendere. Loro avrebbero diritto a dire che hanno difeso i confini della patria. Nessuno di loro ha potuto però difendersi dall'orribile macello della guerra. Salvini si consideri fortunato a non avere fatto la guerra. 

Genny 'a kultura

Il caso Sangiuliano non deve stupire per l'avvicendarsi delle situazioni scabrose e boccaccesche che hanno ravvivato questi ultimi giorni di un'estate afosa. Cambiano le latitudini, le lingue parlate, i colori dei governi, ma i clichè della vicenda sono sempre i medesimi: il potente di turno che perde la testa per un'avventuriera affamata di successo e di notorietà. Seguono le facilonerie, gli strafalcioni istituzionali, i gesti avventati seguiti da ripicche e ricatti. E tutto viene alla luce. Sangiuliano è saltato. Era il più debole tra tutta la compagine di ministri, il meno attrezzato (oltre che il meno preparato) e anche il meno dotato (phisique du rol). E allora ha dato fondo all'unica arma che aveva: il potere. Usandolo male come d'altra parte fanno tutti quelli di questo governo. Ma il potere è uno strumento che serve per governare il bene comune. Usato a sproposito è micidiale. Per tutti.