Non è così? Non ci potete credere? E' fantasia? No, no! Tutto vero. Parola di Bello Figo Gu, che queste cose le dice senza peli sulla lingua. Anzi ce lo dice cantando. Per facilitare la comprensione da parte di quelli che a queste cose non credano mica poi tanto (vedi Lega, Fratelli d'Italia e cospirazionisti della sostituzione etnica). Bello Figo vi dice le cose come stanno: siamo neri e possiamo fare quello che vogliamo. Alla faccia di voi italiani che ancora pensate di accoglierci e integrarci. Duro da credere, ma è così. Non era così difficile immaginarlo, ma ci è voluto un genio come Bello Figo per farcelo capire.
Attraverso le nostre scelte consapevoli è possibile diminuire i consumi per l'affermazione di un'economia sostenibile ed equa. Dai modelli di comportamento, ai trasporti e alle letture tutto è materia per un approfondimento che porti a discriminare tra l'utile e il vacuo, tra la sostanza e l'effimero, tra il modello virtuoso e il pedissequo seguito a richiami di inconsistente benessere.
giovedì 29 febbraio 2024
Bello Figo Gu
giovedì 22 febbraio 2024
Radio Nacional de Argentina
Erano appena scesi dai loro taxi in quella via trafficata di Buenos Aires, sotto la sede della Radio Nazionale Argentina. Un sabato pomeriggio dell'ottobre del 1952. Ogni componente della piccola orchestra di Juan d'Arienzo sembrava preso da altri pensieri. Era la musica che passava per le loro teste. Si salutavano stringendosi la mano senza guardarsi in faccia non per disinteresse, ma per la consuetudine di chi ha una frequentazione abituale. Per loro trovarsi in una milonga, un locale notturno o negli studi della Radio Nazionale Argentina era sempre la stessa cosa. Si spostarono tutti nei locali messi a loro disposizione e iniziarono a disporsi. Parlavano tra di loro senza enfasi. Discorsi di circostanza mentre accordavano gli strumenti. Poi la musica iniziò. Dal grosso microfono appeso al centro della stanza il segnale radio si svolse verso l'alto, fino alla cima dell'enorme antenna e da lì un fascio di elettroni iniziò a volare. Sopra le case della Boca dove la radio accesa nella casa rimasta vuota di Alfonso Perasso portava le note della Cumparsita. Per lui fu naturale guardare la foto di sua moglie morta pochi anni prima, prenderla in mano e scuotere la testa. Da Chiavari all'Argentina, il lavoro e i figli lontani, la vita dura, ma felice che aveva avuto con lei non tornerà più. Ma la musica lo portava ad altri pensieri. Appoggiò la foto sul tavolo vicino alle foto dei figli e ai ninnoli portati dall'Italia e si voltò per guardare fuori dalla finestra: l'immensa primavera australe si affacciava sulla città. Sul mare gli elettroni lanciati dall'antenna si incontrarono con l'antenna del mercantile Aqualonga. Il comandante e il resto dell'equipaggio erano intorno alla radio per cercare di captare qualche stazione che trasmettesse musica. Arrivò il segnale e portava le note della Cumparsita. Il comandante Hèlenio ascoltò. I suoi marinai lo guardarono preoccupati. Lui fece un gesto distratto, indifferente, ma uscì dalla sala di comando, si appoggiò alla battagliola dando le spalle all'equipaggio e guardò lontano a est, verso il mare aperto. Nessuno disse nulla. Non c'era niente da chiedere. Dietro il vetro i tecnici della radio controllavano la qualità e la potenza del segnale. Dentro la sala di audizione l'orchestra suonava. I due fisarmonicisti seguivano il pianoforte. Il maestro dirigeva con l'usuale compostezza. Sulla cordigliera in un piccolo rifugio dove si radunavano i gauchos in libera uscita, la musica accompagnava i movimenti di uomini induriti che ballavano tra di loro. Sguardi che non si incrociano mai, ma non è vergogna. E' la vita che ha fatto un callo a tutto. Enrique ascoltò per un po', ma poi uscì dalla porta. L'aria fredda lo colpì. Si volto verso la montagna che sovrastava il rifugio e iniziò a fissare la vetta. Ormai quella era la sua vita, ma non voleva che finisse lì in mezzo a quelle montagne. Vedeva ancora le strade larghe di Buenos Aires, i negozi e i locali, la gente per strada e la stazione della Radio da dove proveniva quella musica. Vedeva le teste calve dei violinisti che suonavano apparentemente senza trasporto. Sembrava che non badassero a quel microfono che pendeva sopra di loro che catturava un sogno che per lui e per molti altri non si sarebbe mai avverato. Camminava sul marciapiede con un passo lungo, che accentuava la sua flessuosità. Entrò nella più rinomata merceria di Buenos Aires e si guardò intorno. Ekzel, il piccolo armeno la vide, abbandonò con una scusa le due clienti che stava seguendo e si portò dietro il bancone per farsi notare, facendo capire a Lucen che era a sua completa disposizione. Ekzel la guardava. Era furiosamente innamorato di lei. Le fece vedere le calze. Il piccolo armeno prese una calza finissima e ci infilò la mano per farle apprezzare la trasparenza. Lucen tastò la calza con la sua mano. Il piccolo armeno la prese e attraverso la seta si sfiorarono. Lucen prese il pacchetto e come se volesse scappare, si diresse alla cassa. Ekzel non vedeva più le due donne che si lamentavano di essere state abbandonate. I maestri continuavano a suonare. In un locale da ballo semivuoto con la radio accesa, una coppia ballava il tango. Lui era bellissimo. Lei si notava anche per quelle gambe fasciate in calze di seta. L'antenna intanto continuava a trasmettere un fascio di elettroni.
martedì 20 febbraio 2024
Signori della Corte
Signori della Corte, c'è il pericolo che questo processo finisca per essere inconsciamente e involontariamente un processo alle idee di Braibanti. Signori, vi ricordo che l'articolo 21 della nostra Costituzione consente a tutti i Cittadini la piena libertà di espressione e di comunicazione del proprio pensiero. Nel pensiero di Braibanti non vi è dunque nulla che possa essere condannato. In quest'aula, Signori, si è usata a pretesto l'omosessualità per dare l'immagine negativa dell'imputato, per cercare di giustificare emotivamente una condanna che giuridicamente non è motivabile. Signori, dovete decidere; o mettete fuori legge la capacità di influire sugli altri e allora dovete evitare alla gente di seguire un maestro, di innamorarsi, dovete evitare il cinema, la pubblicità, la televisione... Oppure ammettete come normale la possibilità di influenzare gli altri e non potete colpire questa capacità in Braibanti. Quest'uomo che viene descritto come ossessionato dal sesso è pervenuto a risultati più che dignitosi in tutte le attività di arte e di studio alle quali si è dedicato. Il momento più grave in cui il Paese si trovava durante la guerra civile ha preso la posizione che comportava rischi. Ha subito il carcere. Per tre giorni le SS lo hanno torturato per strappargli dei nomi che non ha fatto. Questa è la tempra morale di Braibanti...
Arringa difensiva dell'avvocato Giuseppe Sotgiu durante il processo ad Aldo Braibanti (1968) unica persona in Italia a venire condannata per il reato di plagio previsto da codice penale all'articolo 603 e abrogato dalla Corte Costituzionale nel 1981.
lunedì 19 febbraio 2024
Là, dove crescevano gli ulivi...
giovedì 8 febbraio 2024
Discussione archiviata
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Erano appena scesi dai loro taxi in quella via trafficata di Buenos Aires, sotto la sede della Radio Nazionale Argentina. Un sabato pomerigg...
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E' una notizia che è passata un po' in sordina, ma dato che oggi ricorre il 61° l'anniversario della tragedia del Vajont vale la...
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Era una bella barca. Progetto originale inglese, scafo e ponte in teak, armata yawl come imponeva la moda in voga all'epoca. Certo ch...