venerdì 29 marzo 2013

Il vero senso di essere Francesco


Il pellegrino scalzo che prega impassibile sotto la pioggia in piazza San Pietro a Roma non è l'immagine di un Chiesa d'altri tempi, ma l'icona di quella che sarà domani. Non una Chiesa povera, ma libera.
Papa Francesco ha colto il nesso indissolubile che lega l’assenza di vincoli materiali con la piena condivisione dell’Ideale. In questa assenza di legami scaturenti dalle troppo sapienti arti del compromesso e della negoziazione poggia la forza del nome che il nuovo capo della Chiesa ha voluto imporsi.
San Francesco ha rinunciato a tutte le sostanze paterne, non ad una parte di queste. Così ha fatto e farà Papa Francesco che con le sue rinunce sta di fatto smantellando il sistema di compromessi che ha garantito il perseverare dell'interesse terreno sulla componente morale e spirituale della Chiesa. Le sue rinunce di oggi sono la sua forza domani.
Non è la spiritualità di quest'uomo che non ha indugiato un solo momento a rompere gli schemi, ma la sua assoluta libertà nel volere essere a tutti costi quelli che gli piace essere.
Le scelte minimaliste del Papa oggi sono amplificate dal megafono della comunicazione che, ormai disabituata alla anormalità, persegue con stupore le mosse irrituali di un attore che sembra avere scordato la sua parte. Tra poco la sua forza si sfogherà all’interno delle mura ben cintate della invalicabile fortezza vaticana e solo allora potremo misurare gli effetti della sua forza.
Nel frattempo il nuovo Francesco strabilia con il suo essere prete tra la gente, ma colpisce l’immaginazione solo di chi la Chiesa la conosce e la pratica poco. Solo chi preferisce ingaggiare con la Chiesa Cattolica il dibattito sui temi pelosi dell’omosessualità, dell’aborto, della contraccezione trova eccezionale il nuovo Papa. Certo non si sorprende colui che conosce la vita dei sacerdoti di tutti i giorni.
Il nome del nuovo Papa darà ragione al gesto di quel pellegrino sotto la pioggia. Non è solo fanatismo. Francesco non è una sorpresa per chi è credente.

mercoledì 6 marzo 2013

La rivolta dei panciapiena

C'è un bizzarro contrasto tra la voce di protesta che si leva dal coro dei cosiddetti "grillini" e una genuina volontà di fare politica. Un contrasto che chi ha vissuto la stagione dei forti scontri ideologici difficilmente riesce a spiegare se non attraverso una lettura dei tempi e dell’immane senso di individualismo che ne permea. Anche negli anni della contestazione esisteva una forte componente nichilista rivolta verso il mondo delle istituzioni politiche, religiose e accademiche. La forza emergente di aggregazioni giovanili in grado di compattarsi, anche fisicamente, al cospetto della reazione ha generato una consapevolezza che poi ha avuto, in molti fortunati casi, esiti costruttivi, ma anche nefandi e scellerati che ancora oggi attagliano le coscienze di molti. C’erano soprattutto due cose che assommate hanno generato una coppia di forza motrice, la cui combinazione fortunata riesce poche volte nel corso della storia: il bisogno materiale ed emotivo di una vita migliore e un’ideologia in cui credere.
Chi scende in campo con il movimento di Beppe Grillo ha intrapreso un’azione politica al seguito di un’idea, non di una ideologia, ha intessuto dinamiche di gruppo spinte dal mezzo virtuale con uno scarso peso relazionale e un basso coinvolgimento emotivo, non concepisce l’acculturamento come uno strumento di levatura e di sviluppo e soprattutto, non ne sente il bisogno. E’ un esercito di esseri satolli di consumismo e di tecnologia da esibire, che non ha mai sperimentato stati o situazioni di precarietà o di annebbiamento delle proprie prospettive. E’, in ultima analisi, un mondo di persone che non ha fame. Un esercito di panciapiena. Sono impiegati, dipendenti pubblici, pensionati con buon reddito, imprenditori che hanno saputo ritagliarsi una nicchia nel generale stato di crisi, persone che hanno avuto esistenze semplici, non segnate da traversie o momenti di buio. Persone che non si sono misurate con i meandri della macchina dello Stato e che non hanno mai avuto modo di apprezzarne i meccanismi diabolici e deleteri, che non conoscono la Costituzione e che riducono gli equilibri di una negoziazione ad una più spiccia e fragorosa attività denigratoria della controparte. Non matureranno mai una coscienza politica perché hanno una vaga sensazione della coscienza civile e non sono in grado di comprendere che quello che siamo oggi, nel bene e nel male, è solo merito o colpa di quelli che sono venuti prima di loro. Sono quelli che ti suonano il clacson per rimproverarti di qualche manovra maldestra e quando ti superano guardano dritto davanti a loro per non incrociare lo sguardo. Sono persone che mirano ad un beneficio immediato dalle proprie azioni. Che cercano stimoli nuovi per smuovere la propria esistenza agiata e intorpidita verso nuovi traguardi ed esperienze. Con la determinazione del principiante. Come chi compra la bicicletta o l’attrezzatura da sci per poi chiuderla in garage dopo pochi mesi. Vantano una fedina penale immacolata, semplicemente perché la loro ignavia o la loro limitatezza non li ha mai portati a misurarsi con situazioni di complessità che andassero oltre la compilazione della richiesta degli assegni familiari senza discernere che esiste una grado di valore diverso tra un imprenditore di successo che non ha mai frodato il fisco o uno statista che non ha mai rubato e un semplice cittadino che amministra il proprio stipendio e basta. Si presentano per quelli che sono, apparentemente anime candide le cui pecche linguistiche e culturali possono essere sminuite dal loro entusiasmo. Credono in una guida che di fatto non conoscono che idolatrano con malcelata invidia, e che non vedono l’ora di abbandonare al suo destino per potersi ritirare in un angolo a contare il bottino. Si sforzano di essere originali di rompere gli schemi della comunicazione e della dialettica semplicemente perché non sono in grado di reggere un contraddittorio  Sono privi di ironia. Recitano slogan orecchiati qua e la senza capire che quello che dicono oggi è in contrasto con quello sostenuto ieri. E’ la pancia piena che li fa muovere in uno stato di intorpidimento mentale. Difficilmente si ridesteranno. A meno che non si accorgano di avere l’acqua alle caviglie. E allora anche i loro stomaci inizieranno a gorgogliare.