Il pellegrino scalzo che prega impassibile sotto
la pioggia in piazza San Pietro a Roma non è l'immagine di un Chiesa d'altri tempi, ma l'icona di
quella che sarà domani. Non una Chiesa povera, ma libera.
Papa Francesco ha colto il nesso indissolubile
che lega l’assenza di vincoli materiali con la piena condivisione dell’Ideale.
In questa assenza di legami scaturenti dalle troppo sapienti arti del
compromesso e della negoziazione poggia la forza del nome che il nuovo capo
della Chiesa ha voluto imporsi.
San Francesco ha rinunciato a tutte le
sostanze paterne, non ad una parte di queste. Così ha fatto e farà Papa
Francesco che con le sue rinunce sta di fatto smantellando il sistema di
compromessi che ha garantito il perseverare dell'interesse terreno sulla
componente morale e spirituale della Chiesa. Le sue rinunce di oggi sono la sua
forza domani.
Non è la spiritualità di quest'uomo che
non ha indugiato un solo momento a rompere gli schemi, ma la sua assoluta
libertà nel volere essere a tutti costi quelli che gli piace essere.
Le scelte minimaliste del Papa oggi sono
amplificate dal megafono della comunicazione che, ormai disabituata alla
anormalità, persegue con stupore le mosse irrituali di un attore che sembra
avere scordato la sua parte. Tra poco la sua forza si sfogherà all’interno
delle mura ben cintate della invalicabile fortezza vaticana e solo allora potremo
misurare gli effetti della sua forza.
Nel frattempo il nuovo Francesco strabilia
con il suo essere prete tra la gente, ma colpisce l’immaginazione solo di chi
la Chiesa la conosce e la pratica poco. Solo chi preferisce ingaggiare con la
Chiesa Cattolica il dibattito sui temi pelosi dell’omosessualità, dell’aborto,
della contraccezione trova eccezionale il nuovo Papa. Certo non si sorprende
colui che conosce la vita dei sacerdoti di tutti i giorni.
Il nome del nuovo Papa darà ragione al
gesto di quel pellegrino sotto la pioggia. Non è solo fanatismo. Francesco non
è una sorpresa per chi è credente.