sabato 24 agosto 2019

La luna in bianco e nero


Non era il primo sbarco sulla luna, quello del luglio 1969, ma quello di qualche anno dopo, il secondo o il terzo. Frequentavo il quarto anno delle elementari in un grosso centro industriale della Lombardia. Il “Corriere dei Piccoli” di cui ero assiduo e attento lettore aveva dato molto risalto all’impresa con articoli, disegni, foto e fumetti sull’argomento. Ero considerato un esperto in materia e godevo di un certo credito con i compagni. Il giorno seguente allo sbarco durante l’intervallo le discussioni tra di noi erano entusiaste e piene di ammirazione per gli astronauti, soprattutto per il primo giro in automobile effettuato sul suolo lunare. Negli occhi c’erano le immagini in bianco e nero trasmesse in diretta dalle televisioni. Ognuno riferiva un particolare, un dettaglio sfuggito agli altri che incrementava l’entusiasmo e l’ammirazione. Ad un certo punto il Mazzoni, figlio del farmacista, che non era nostro compagno di classe ammutolì il gruppo sorprendendoci con una frase che ci lasciò interdetti: “anche io ho visto l’uomo sulla luna, ma a colori!”. Bisogna sapere che a quei tempi la televisione a colori era già attiva nella vicina Svizzera, ma per poterla vedere era ovviamente necessario disporre di una televisione a colori il cui prezzo era altamente proibitivo per molti, ma probabilmente non lo era per il padre farmacista del nostro compagno. Fummo spiazzati. Un vantaggio del genere era incolmabile e avrebbe posizionato il Mazzoni su un gradino di popolarità che nessuno avrebbe potuto eguagliare, anche con sfoggio erudito di conoscenze in merito. Avvertimmo un senso di pesante ingiustizia. Il Mazzoni non aveva nessun merito scientifico se non quello di possedere una televisione a colori. Dopo l’intervallo riferimmo al nostro maestro, un uomo originario della Lucania, magnanimo, giusto e di gran cuore verso il quale tuttora, noi tutti ex scolari portiamo un sentimento di grande affetto e riconoscenza. Aveva un forte senso dell’uguaglianza tesa unicamente a livellare le differenze tra i componenti della sua numerosa classe composta da figli di industriali, professionisti, ma anche di figli di immigrati veneti e meridionali che vivevano ancora in tuguri umidi e maleodoranti. Il maestro sorpreso dal nostro stupore rifletté e insieme concordammo la replica per il Mazzoni, semplice e geniale alla quale però non avevamo pensato. Venne incaricato di ribattere al figlio del farmacista il nostro capoclasse, Mario Freni, in seguito genio della fisica, prematuramente scomparso per un eguale amore per la montagna. Freni andò e riferì. Il Mazzoni ammutolì, e la sua tracotanza si sciolse come neve al sole. Il maestro vide l’espressione di delusione del Mazzoni e sorrise al capoclasse che tornava. Dopo chiuse la porta e la lezione riprese. Il Mazzoni rimase lì a rimuginare sulla caducità della sua breve vittoria. In fondo, avrà pensato avevamo ragione: sulla luna tutto è in bianco e nero!