martedì 28 maggio 2019

Il tenente coraggioso che aveva paura della guerra.

La storia di Eugenio De Franceschi è la storia di un soldato valoroso che ha avuto paura di fare la guerra. Nato nel 1893 a Savona, nel 1914 si arruola con il grado di tenente dopo avere svolto il noviziato militare in Accademia a Torino. Allo scoppio della Guerra parte per il fronte e sulle trincee del Carso si distingue per diverse azioni di ardimento e coraggio, ma anche per l'esemplare disciplina degli uomini del suo plotone. Sparisce nel tardo ottobre del 1915 durante una licenza a Venezia. Il tenente D'Onofri, suo commilitone, testimonierà di avere sentito un tonfo nel canale e di avere visto, poco dopo, una mantella di lana da soldato riemergere dall'acqua. Ma del tenente De Franceschi nessuna traccia. Venne dato per morto annegato solo per alcune settimane, fino a quando un testardo e diffidente funzionario dell'esercito farà aprire , dalla Procura del Regno di Venezia, un fascicolo per diserzione. Sulle sue tracce viene messo un maturo ufficiale in carica presso l'esercito con funzioni di sorveglianza e coordinamento dei giovani ufficiali di complemento, il capitano Moroni, che solo grazie alla capacità di rielaborare le paure di un giovane soldato alle prese con l'angoscia della guerra e l'orrore vissuto prima della carica riuscirà a capire quale verso abbia preso la vita del tenente De Franceschi. Dopo un lungo peregrinare nell'Adriatico e in sperdute isole greche l'inseguimento prosegue attraverso il Mediterraneo sconvolto dalla guerra navale e arriva in Spagna dove il capitano Moroni incontrerà De Franceschi solo per un breve colloquio, un momento per esprimere ammirazione per il coraggio dimostrato durante la fuga, per le sofferenze patite e gli atti di vera umanità di cui si è reso protagonista. Una sorprendente e commossa presa di coscienza da parte di un vecchio e fedele appartenente alle forze armate verso il coraggioso atto di sfuggire da una morte assurda negli anni dell'inutile massacro. 

lunedì 27 maggio 2019

Quanta religione


(...)
Ma tra poco sarà qui il cafarnao
delle carni, dei gesti e delle barbe.
Tutti i lemuri umani avranno al collo
croci e catene. Quanta religione.

(...)

Eugenio Montale da "Sulla Spiaggia"