Alcuni politici sono diventati grandi con i sogni. Il sogno del popolo di una nazione che voleva restare unita, degli abitanti di una città che non voleva dividersi, il sogno di tutti coloro che non riescono a vedere un confine o un muro davanti al colore della propria pelle o di quella altrui.
Un bambino che sogna è un libro aperto per chi si propone di guidare una nazione. E se quel bambino i suoi sogni ce li racconta allora non bisogna fare altro che chiudere gli occhi e immaginare come dovrebbe essere il mondo che si aspettano. Quella è la meta alla quale mirare. Realizzarla, anche in piccola parte, vuol dire farsi benvolere e ricordare da generazioni di uomini e donne.
La signora Merkel non è stata in grado di vedere un mondo migliore dietro il sorriso e gli occhi intelligenti di una bambina palestinese che aspirava ad una vita migliore per sé e per la sua famiglia di profughi. La signora Merkel, diligente amministratrice dei diritti patrimoniali della sua nazione, dura e abile negoziatrice, ha commesso il più grave degli errori per un politico e il più grave peccato per un essere umano: scandalizzare un bambino. La sua rigida illustrazione di quelli che sono i doveri e le preclusioni per un profugo che sogna una vita migliore si è interrotta solo quando la piccola è scoppiata a piangere per la delusione. Goffamente le si è avvicinata, ma la ragazzina era inconsolabile. Coraggio piccola, i tuoi occhi meritano di vedere cose più belle della Merkel e la tua intelligenza sarà meglio spenderla per capire cose più importanti delle politiche di accoglienza della Germania.
E una cosa l'hai già capita: chi non legge nei tuoi sogni oggi non merita la tua fiducia domani.