domenica 9 febbraio 2014

Foto, passato e futuro

E' sicuramente una bella iniziativa quella della Stampa di Torino. Sul proprio sito ha reso visibili le foto scattate dai suoi reporter ai tempi degli sbarchi delle ondate migratorie del sud, piene di baffi, fazzoletti in testa, coppole e valigie di cartone. Oggi queste foto sono la storia del nostro Paese come le saranno tra trent'anni quelle degli sbarchi in Sicilia. Ma sono soprattutto le biografie di quei visi di ragazzi e bambini che di lì a poco sapranno dare un corso nuovo alla propria vita e alla storia del Paese. L'iniziativa del giornale di Torino cercava una sponda che ha trovato nelle decine persone che si sono riconosciute e hanno deciso di raccontare il film della loro vita partendo da quel primo fotogramma. Sono storie dal sapore deamiciano: la paura, la voglia di tornare, la fabbrica, lo stipendio, la sicurezza che comincia a consolidarsi, i benefici della vita di città, i ritorni al Sud per le vacanze. Le raccontano pensionati con la faccia rotonda, i capelli bianchi e un sorriso tranquillo sulla faccia. Sono pochi, certamente, rispetto alle centinaia di visi ritratti nelle foto, ma le loro storie riscattano una città, un'industria, una classe dirigente che non ha mai goduto di molte simpatie in giro per il Paese. La Stampa ha voluto raccogliere questa sfida e, tenuto conto degli anni che sono passati, sembrerebbe che la città, la sua industria e la sua gente, ne venga fuori abbastanza bene. Una testimonianza in particolare mi ha colpito: un “ragazzo” di allora ha ritenuto doveroso tributare a uno dei suoi insegnanti il discreto livello di benessere raggiunto. Il pungolo intelligente e appassionato di quella sconosciuta professoressa che ha saputo convincerlo che lo studio sarebbe stata la leva del suo riscatto, la capacità e la costanza che ha profuso disinteressatamente per distoglierlo da ben altre strade non sono rimaste lettera morta. Questo riconoscimento è un simbolo forte di un’Italia che non si è diradata nelle nebbie di quella Torino, ma continua in tutte le scuole del nostro Paese dove maestre, maestri e insegnanti volenterosi lavorano con forza e idee per aprire le porte a chi arriva oggi su ben altri treni della speranza. E creare ancora una volta i presupposti di un nuovo volto del nostro Paese.