E' sicuramente una bella iniziativa quella
della Stampa di Torino. Sul proprio sito ha reso visibili le foto scattate dai
suoi reporter ai tempi degli sbarchi delle ondate migratorie del sud, piene di
baffi, fazzoletti in testa, coppole e valigie di cartone. Oggi queste foto sono
la storia del nostro Paese come le saranno tra trent'anni quelle degli sbarchi in Sicilia. Ma sono soprattutto le biografie di quei
visi di ragazzi e bambini che di lì a poco sapranno dare un corso nuovo alla
propria vita e alla storia del Paese. L'iniziativa del giornale di Torino cercava una sponda che ha
trovato nelle decine persone che si sono riconosciute e hanno deciso di
raccontare il film della loro vita partendo da quel primo fotogramma. Sono
storie dal sapore deamiciano: la paura, la voglia di tornare, la fabbrica, lo
stipendio, la sicurezza che comincia a consolidarsi, i benefici della vita di
città, i ritorni al Sud per le vacanze. Le raccontano pensionati con la faccia rotonda,
i capelli bianchi e un sorriso tranquillo sulla faccia. Sono pochi,
certamente, rispetto alle centinaia di visi ritratti nelle foto, ma le loro
storie riscattano una città, un'industria, una classe dirigente che non ha mai goduto di molte simpatie in giro per il Paese. La Stampa ha voluto raccogliere questa
sfida e, tenuto conto degli anni che sono passati, sembrerebbe che la città, la
sua industria e la sua gente, ne venga fuori abbastanza bene. Una testimonianza
in particolare mi ha colpito: un “ragazzo” di allora ha ritenuto doveroso
tributare a uno dei suoi insegnanti il discreto livello di benessere raggiunto.
Il pungolo intelligente e appassionato di quella sconosciuta professoressa che ha
saputo convincerlo che lo studio sarebbe stata la leva del suo riscatto, la
capacità e la costanza che ha profuso disinteressatamente per distoglierlo da
ben altre strade non sono rimaste lettera morta. Questo riconoscimento è un
simbolo forte di un’Italia che non si è diradata nelle nebbie di quella Torino,
ma continua in tutte le scuole del nostro Paese dove maestre, maestri e insegnanti
volenterosi lavorano con forza e idee per aprire le porte a chi arriva oggi su
ben altri treni della speranza. E creare ancora una volta i presupposti di un nuovo volto del nostro Paese.
Attraverso le nostre scelte consapevoli è possibile diminuire i consumi per l'affermazione di un'economia sostenibile ed equa. Dai modelli di comportamento, ai trasporti e alle letture tutto è materia per un approfondimento che porti a discriminare tra l'utile e il vacuo, tra la sostanza e l'effimero, tra il modello virtuoso e il pedissequo seguito a richiami di inconsistente benessere.
domenica 9 febbraio 2014
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